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Non è da tutti proporsi al pagamento della propria quota di debito pubblico italiano. La sfida, però, è lanciata. Un noto imprenditore pugliese si dice pronto a pagare la quota di debito pubblico italiano, la sua e quella dei suoi famigliari, per consentire allo Stato di affrancarsi dal primato di essere lo Stato più indebitato d’Europa, dopo la Grecia. Una proposta-provocazione che suona però come una riflessione da cogliere.
La proposta, protocollata con nota di accompagnamento e analisi del debito pubblico, è stata indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Senato Ignazio La Russa, al presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana; al presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, per il tramite del prefetto di Bari. A firmare la proposta è stato Pietro Ninivaggi, di Altamura, un imprenditore a tutto tondo che opera dal lontano 1962, tuttora in attività, sempre con il pallino di attivare imprese nel sociale, nel campo della produzione, trasformazione e vendita delle produzioni agricole, nel campo agroforestale e ambientale, e dal 2010 anche nella produzione di energie rinnovabili da fonte solare.
Le parole dell'imprenditore
«Il debito pubblico - spiega Ninivaggi – nell’anno 2022 (dato Banca d’Italia) ammontava a 2.766,4 miliardi di euro; il rapporto, debito pubblico diviso per abitanti italiani 58.983.122 è uno dei più alti al mondo: circa 46.900 euro pro-capite neonati inclusi».
In tutto, 46.900 euro pro capite moltiplicati per i 6 componenti della famiglia «fa un totale di 281.400 euro». Ninivaggi ha già messo a disposizione la somma in un conto corrente transitorio, acceso presso la filiale di Altamura della Banca Popolare di Bari in attesa che le autorità, a cui la proposta è stata inviata per il tramite del prefetto di Bari, diano riscontro.
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