Bari e la criminalità: «Cultura e azioni di contrasto per batterla». A confronto con il procuratore capo Rossi

Bari e la criminalità: «Cultura e azioni di contrasto per batterla». A confronto con il procuratore capo Rossi
Roberto Rossi, capo della Procura della Repubblica di Bari, è stato nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura meno di un mese fa, l’8 settembre, e si...

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Roberto Rossi, capo della Procura della Repubblica di Bari, è stato nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura meno di un mese fa, l’8 settembre, e si è insediato a Bari il 27 del mese scorso. Come è noto però già da un anno era reggente, nominato dallo stesso procuratore Giuseppe Volpe andato in pensione per aver raggiunto i limiti di età. Volpe aveva speso parole di elogio nei confronti di Rossi, giudizi positivi che hanno pesato poi nella scelta fatta dal Csm. Equilibrio, duttilità, tempestività, rispetto delle regole, capacità organizzative, tratti distintivi del neo procuratore e capo della Direzione Distrettuale Antimafia. Ma Rossi già in passato, dopo la parentesi dal 2010 al 2014 a Palazzo dei Marescialli, al ritorno a Bari era stato coordinatore del pool reati finanziari e del gruppo dedito alle misure di prevenzione patrimoniale. Roberto Rossi insomma è un magistrato che conosce bene la storia e le dinamiche della criminalità organizzata barese. 


Procuratore, mercoledì sera è stato ammazzato un sorvegliato speciale sul Lungomare IX maggio di San Girolamo. Un’esecuzione avvenuta in mezzo alla gente, in puro stile mafioso. Due sere fa la polizia ferma due uomini al San Paolo armati di fucile e kalashnikov. Cosa sta succedendo? La situazione la preoccupa?
«No, preoccupare non è il termine giusto. Diciamo che c’è un’attività abbastanza intensa di contrasto. Certamente si tratta di fenomeni da non da sottovalutare, ma preoccupare direi proprio di no». 


Tutto sotto controllo allora?
«Sotto controllo mi pare un termine un po’ complicato». 


Sì, Procuratore ma allora come interpreta ciò che sta accadendo?
«Le indagini sono in corso e quindi è chiaro che non si può dire nulla». 


Certo le indagini sull’omicidio Lopez sono tuttora in corso e sappiamo che gli investigatori stanno vagliando le immagini delle videocamere di sorveglianze e stanno ascoltando diverse persone. Ma ciò che colpisce sono le modalità con cui è stato compiuto l’omicidio del sorvegliato speciale. In mezzo alla gente con il rischio di colpire un innocente. E 18 anni fa il 2 ottobre venne colpito a morte un innocente, Gaetano Marchitelli, nello scontro fra elementi dei due clan, Di Cosola e Strisciuglio. Lei Procuratore ricorderà bene quei giorni. Si può fare un paragone fra ciò che avvenne allora e adesso?
«No la situazione è molto diversa. Oggi c’è una maggiore incisività rispetto ad allora. Da parte delle azioni di contrasto». 


E da parte della società civile? È cambiato qualcosa nel tessuto barese? 
«Si sicuramente e in positivo. C’è una maggiore reazione. Il problema è sempre quello di evitare che poi ci si dimentichi che la criminalità organizzata ha capacità di espansione. Quindi va continuamente contrastata. Non si deve mai perdere il desiderio e la voglia di combatterla in tutti modi». 


Don Angelo Cassano, referente di Libera, ha detto che la mafia non si ferma mai, lavora sempre. Conferma?
«Certamente perché purtroppo è legata a problemi economici e culturali della nostra società. Quindi risponde a questa parte, a queste esigenze e quindi ovviamente non si ferma mai. Ma neanche noi ci fermiamo».

Da alcuni anni si stanno realizzando a Bari progetti di riqualificazione urbana. Certi quartieri hanno cambiato volto. Secondo lei questo può influire a tal punto da togliere manovalanza alla criminalità organizzata e dare alternative a questi ragazzi troppo spesso preda dei clan?
«Non c’è dubbio che la riqualificazione urbana, la cultura, la risposta educativa siano i veri strumenti per poter combattere la mafia». 


Procuratore Rossi lei nella sua carriera si è già occupato e ora immagino continuerà a farlo quale capo della Dda, di indagini sui patrimoni. È di qualche settimana fa il sequestro di 22 milioni di euro a un noto clan. Non è forse il caso di puntare proprio su questi aspetti per sconfiggere la criminalità organizzata?
«Noi abbiamo fatto sequestri per centinaia e centinaia di milioni di euro in questi anni. Ovviamente si può fare di più e cercheremo di fare di più ma è chiaro che questa è la strada fondamentale».


La ministra Cartabia è venuta a Bari qualche giorno fa e ha parlato fra l’altro di Ufficio del Processo e l’innesto di forze nuove per venire incontro al lavoro dei magistrati. Non crede che anche le Procure ne avrebbero bisogno?
«Certamente, anche perché l’Ufficio del Processo è sempre stato uno degli obiettivi dell’Associazione nazionale magistrati. Finalmente questa cosa si sta realizzando. Però speriamo che sia data anche alle Procure la possibilità di creare un Ufficio del Processo». 


Per ora però non è previsto.
«Per ora no per ragioni legate a direttive europee però ci auguriamo che questo avvenga». 


Ce n’è bisogno alla Procura di Bari?
«C’è sempre bisogno». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia