Spaccio a Città vecchia: dodici condanne per 66 anni di carcere

Un'immagine della Città vecchia
Un'immagine della Città vecchia
di Lino CAMPICELLI
4 Minuti di Lettura
Sabato 23 Luglio 2016, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 14:40

Dodici condanne e sette assoluzioni: è il risultato del processo celebrato dal tribunale di Taranto (collegio presieduto dalla dottoressa Rita Alessandra Romano) con il rito ordinario per definire il maxi-processo denominato “Duomo” su un vasto giro illecito di sostanze stupefacenti attivato nel borgo antico e individuato attraverso indagini mirate dalle fiamme gialle.
Il tribunale, rispetto alle quindici condanne e alle quattro assoluzioni richieste dal pm dottoressa Giovanna Cannarile, ha attutito in alcuni casi anche il peso degli anni di reclusione invocati dall’accusa pubblica, con assoluzioni parziali e riqualificazione dei reati, pur confermando in toto l’impianto accusatorio, basato sul monitoraggio della frenetica attività di spaccio che sarebbe stata attivata nel capoluogo tarantino.
Con il rito ordinario, sott’accusa erano in diciannove. In gran parte, però, il procedimento denominato “Duomo” aveva imboccato la definizione delle posizioni attraverso il rito abbreviato, già definito dalla Corte d’appello di Lecce, dopo che il primo grado di giudizio era stato concluso dal gup di Lecce attraverso ventinove condanne, che erano state decise dal giudice della preliminare salentina dottoressa Antonia Martalò.
 
Nella circostanza, pure il giudice dell’udienza preliminare aveva sostanzialmente accolto la tesi dell’accusa pubblica, che a suo tempo trentuno condanne, a pene pari a 268 anni di carcere complessivi, aveva invocato per punire la sfrenata commercializzazione delle sostanze stupefacenti.

Sul punto, le richieste del pm antimafia dottor Alessio Coccioli erano state accolte quasi in pieno. Pochi gli imputati assolti del tutto, oppure dall’associazione contestata. Altri erano stati affrancati da singoli capi di imputazione; altri ancora erano stati riconosciuti responsabili di spaccio di modiche quantità di droga.
Il processo denominato «Duomo» costituisce lo sbocco finale dell’inchiesta nata dalle indagini effettuate dalla guardia di finanza su una presunta attività di spaccio che era andata avanti per lungo tempo in una zona nevralgica del capoluogo jonico.
L’attività di spaccio, per la precisione, era effettuata in un quartiere che si sta cercando faticosamente di rilanciare con una serie di azioni (la più importante è quella che ha portato proprio in via Duomo la sede dell’Università) a fronte di problemi sociali davvero enormi.

In ogni caso, l’operazione delle Fiamme gialle, come evidenziato a suo tempo dal procuratore antimafia dottor Cataldo Motta, «diede il segno della presenza dello Stato in una zona della città piena di problematiche».
L’operazione messa a segno nel giugno 2013 fu spettacolare. E furono numeri da record quelli dell’inchiesta “Duomo”, esplosa con una raffica di arresti ed il sequestro di due abitazioni.
Quanto alla sentenza di ieri, il tribunale ha accolto le richieste dell’accusa, in ordine alla posizione di alcuni imputati («da assolvere»), aggiungendo alla lista degli affrancati da ogni accusa altri tre imputati. Nel caso specifico, però, lo stesso collegio ha disposto la trasmissione degli atti alla procura per il reato di concorso nel reato di resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di Anna Basile, Massimo Basile e Filomena Prester, nei confronti dei quali l’accusa pubblica aveva chiesto la condanna alla reclusione a 6 anni e 9 mesi ciascuno per i primi due, e a quattro mesi per la Prester.

Nel dettaglio queste le richieste dell’accusa pubblica, mentre fra parentesi è indicata la sentenza emessa dal tribunale di Taranto: Francesco Taurino, 10 anni (condanna a 7 anni); Massimo Zappino, 10 anni (condanna a 13 anni); Giuseppe Taurino, 18 anni (condanna a 15 anni); Anna Basile e Massimo Basile, sei anni e 9 mesi ciascuno (assoluzione e trasmissione degli atti); Emanuele Quintavolo e Osvaldo Pignatelli, 7 anni ciascuno (condanna a 7 anni ciascuno); Giuseppe Pizzolla, 8 anni (condanna a 3 anni); Filomena Prester, quattro mesi (assoluzione e trasmissione degli atti al pm); Gabriele Palumbo, 2 anni e 2 mesi (condanna a 2 anni); Rosario Sambito, 3 anni e 7 mesi (condanna a 3 anni e 3 mesi); Vincenzo Cassese, 3 anni e 5 mesi (condanna a 2 anni); Giovanni Galileo, 3 anni e quattro mesi (condanna a un anno e undici mesi); Antonio Palumbo, 2 anni e sei mesi (condanna a un anno e dieci mesi); Mario Esposito, 2 anni (condanna a 3 anni); richiesta di assoluzione nei confronti di Ignazio Taurino, Emanuele Basile, Emanuele Pastore e Cherubina Galeandro (assoluzione decretata dal tribunale).
Con la sospensione della pena nei confronti degli imputati condannati a pene minori, la raffica di multe a carico dei soggetti condannati per i reati di spaccio di ingenti quantitativi di droga e il deposito della motivazione fissata in tre mesi, la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Taranto è andata in archivio.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA