Spaccio di droga nella città vecchia: diciotto condanne

Spaccio di droga nella città vecchia: diciotto condanne
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Venerdì 22 Luglio 2016, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 16:59
Diciotto richieste di condanna, nel giudizio con l’abbreviato, per definire l’operazione denominata “Fisheye”, che la Squadra Mobile di Taranto realizzò nell’anno scorso attraverso l’utilizzo di piccole telecamere. E diciotto sono state le condanne inflitte ieri dal gup di Lecce Carlo Cazzella, che ha accolto la tesi dell’accusa pubblica, pur se ha distribuito anche assoluzioni parziali, ritenendo in taluni casi non provata la funzione apicale rivestita da singoli imputati nella presunta associazione.
Gli “occhi di pesce” (che hanno dato il nome al procedimento) erano stati piazzati dai poliziotti in quella specie di impenetrabile fortino della città vecchia, largo San Gaetano, in cui un tarantino di 48 anni, Antonio Pizzolla, avrebbe istituito una sorta di “feudo”. Nella zona, secondo l’accusa del pm antimafia Alessio Coccioli e del pm Mariano Buccoliero, sarebbe stato attivato un supermarket fornitissimo in cui sarebbe stato possibile trovare eroina, cocaina, hascisc, metadone e marijuana. Droga per tutti i gusti e i desideri che fruttava soldi a palate.
 
A suo tempo, erano state richieste di “peso” quelle avanzate dal dottor Coccioli; richieste ritenute adeguate alla consistenza delle forniture di droga individuate dagli investigatori. Calibrando la presunta responsabilità degli imputati rispetto ad alcune delle principali contestazioni, il dottor Coccioli aveva chiesto 10 anni a carico di Pietro Argentieri; 8 anni nei confronti di Cosimo Damiano Caforio. Sette anni e 4 mesi erano stati invocati nei confronti di Ida Chioppa; e 10 anni a carico di Paolo Ciccolella. Quanto ad Alessandro D’Antoni, l’accusa aveva richiesto la condanna a 12 anni di reclusione; e la medesima pena nei confronti di Giuseppe D’Antoni. Per Majco D’Antoni erano stati chiesti 8 anni, mentre 16 anni erano stati invocati a carico di Margherita Lombardi, moglie di Antonio Pizzolla. Di otto anni era stata la richiesta avanzata nei confronti di Cosimo Marinò e di 16 quella a carico di Giuseppe Pavone.

In ordine alla posizione dei membri delle famiglie Pizzolante e Pizzolla, l’accusa pubblica aveva operato una serie di distinguo: 8 anni erano stati invocati a carico di Michele Pizzolante; 10 nei confronti di Salvatore Pizzolante; 8 nei confronti di Simone Pizzolante. Infine, 14 anni erano stati chiesti per Alessandro Pizzolla (con la qualifica di promotore), sedici a carico di Antonio Pizzolla e poi 14 anni di reclusione ciascuno erano stati chiesti a carico di Denise Pizzolla e Moris Pizzolla. In ultimo, sette anni e quattro mesi erano stati chiesti al giudice dell’udienza preliminare per Mario Resta.
Ieri, il gup ha inflitto 14 anni e mezzo a carico di Antonio Pizzolla; 8 anni e 5 mesi a carico di Alessandro Pizzolla; 9 anni e 5 mesi a carico di Moris Pizzolla, e 4 anni e 9 mesi a carico di Denise Pizzolla. Nove anni e 2 mesi sono stati inflitti a Margherita Lombardi.

Quanti ai Pizzolante, sette anni e 10 mesi sono stati irrogati a carico di Salvatore; 5 anni e mezzo a carico di Simone, e 4 anni e 10 mesi a carico di Michele.
Per Paolo Ciccolella la condanna è stata di 11 anni e mezzo; per Pavone di 10 anni e 4 mesi; e per Marinò di 4 anni e 9 mesi. Assolto dalle imputazioni più gravi, Mario Resta è stato condannato a 16 mesi di reclusione, pena sospesa.
Infine, cinque anni e 5 mesi sono stati inflitti a carico di Cosimo Damiano Caforio; 9 anni a carico di Argentieri; quattro anni e 8 mesi a carico di Chioppa; 10 anni e 4 mesi ciascuno a carico di Alessandro D’Antoni e Giuseppe D’Antoni; 4 anni e 8 mesi a carico di Majco D’Antoni.
Attutendo la portata delle richieste dell’accusa, in parte il gup ha accolto le argomentazioni degli avvocati Pasquale Blasi, Angelo Casa, Nicola Cervellera, Salvatore Maggio e Massimiliano Scavo.
 
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