«Questa è una città che vive il dramma dell'inquinamento da tanto tempo, quindi simbolicamente è la città più meritoria in questo senso e che necessita di più aiuto. Il nostro è veramente una goccia in un mare. Però mi fa piacere che piantare questi alberi darà anche una possibilità successiva al carcere e ai detenuti di trovare una professione o comunque apprendere lavori utili che potranno essere utili per la loro vita dopo la detenzione». Così Alessandro Gassmann, a Taranto per donare alla città 200 alberi acquistati con i proventi del suo libro “Io e i Green Heroes” (edizioni Piemme), il cui curatore è lo scrittore tarantino Lorenzo Laporta. L'attore ha scelto 100 realtà in Italia a cui devolvere alberi con le vendite del volume.
L'intervista
Gassmann, perché proprio Taranto?
«Questa è una città che vive il dramma dell’inquinamento da tanto tempo sulle sue spalle, quindi simbolicamente è la città più meritoria in questo senso e che necessita di più aiuto. La nostra è veramente una goccia in un mare. Però mi fa piacere che piantare questi alberi darà anche una possibilità successiva al carcere ai detenuti di trovare una professione o comunque apprendere lavori che potranno essere utili per la loro vita dopo la detenzione».
La scelta è stata personale?
«Abbiamo scelto Taranto insieme ad Annalisa Corrado e Kyoto Club. Con questo libro, scritto con Roberto Bragalone, volevamo non soltanto parlare di cambiamenti climatici e di possibilità di soluzioni a questo grave problema legato all’attività umana, ma fare anche qualcosa di concreto, fattivo. Quindi è nata questa idea di utilizzare i diritti d’autore del libro per piantare alberi in terreni gestiti da associazioni che aiutano persone in difficoltà. In questo caso stiamo parlando di vita carceraria».
La prima donazione l’ha fatta alla sua città natale, in quale contesto?
«A Roma abbiamo piantato gli alberi con un’associazione che si occupa di aiutare donne che hanno subìto violenza e che necessitano di protezione. E continueremo così, perché più libri venderemo più alberi pianteremo».
Tornando al libro, perché ha deciso di “pensare verde”?
«Ricordo quando ero piccino la mamma che mi diceva quanto fosse importante la cura della terra, lei che amava coltivarla.