I palazzi nobiliari sono occupati: la riqualificazione in Città vecchia può attendere

Sbarramenti e cani da guardia bloccano l’accesso persino a luoghi di importanza storica e architettonica, e ce ne sono praticamente in ogni angolo del centro storico, finiti nelle mani sbagliate

I palazzi nobiliari sono occupati: la riqualificazione in Città vecchia può attendere
I palazzi nobiliari sono occupati: la riqualificazione in Città vecchia può attendere
di Nicola SAMMALI
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Lunedì 3 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:12

L’isola che non c’è, a Taranto, è quella parte di Città vecchia sottratta con prepotenza alla libera fruizione, chiusa da cancelli in ferro abusivi tra vicoli diventati da tempo inaccessibili nel più completo silenzio, quasi fosse una triste resa di fronte a chi, da solo, si è fatto padrone di qualcosa che non gli appartiene.
Sbarramenti e cani da guardia bloccano l’accesso persino a luoghi di importanza storica e architettonica, e ce ne sono praticamente in ogni angolo del centro storico, finiti nelle mani sbagliate. La rigenerazione urbana, negli ultimi anni in particolare, è stata spesso associata a quella sociale: è questa, forse, la vera sfida che Taranto sta perdendo, senza fronteggiare le sacche di illegalità diffusa al limite dell’incredibile. 

Un esempio? L’ultimo dei tre immobili storici finanziati nel Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), Palazzo Carducci, destinato a diventare una casa-museo settecentesca.

Con un investimento di circa 4,5 milioni di euro (fondi stanziati dalla delibera Cipe 10/2018), Palazzo Carducci dovrebbe essere recuperato e valorizzato secondo le indicazioni progettuali che prevedono la rifunzionalizzazione del complesso monumentale, attraverso un restauro conservativo (all’esterno e nelle sale interne, preservando le decorazioni) dei suoi caratteri storici e culturali, e la promozione di un insieme sistematico di nuove funzioni, diversificate ai vari piani, che possano promuoverlo e dargli nuova vita come attrattore turistico.

Incastonato tra il Mudi (Museo Diocesano di arte sacra) e la Basilica di San Cataldo, lungo la dorsale di via Duomo, Palazzo Carducci è però occupato e, nonostante sia stato approvato il progetto esecutivo, sia andato in gara di appalto e sia stato assegnato, il cantiere non può partire. 

I dubbi degli operatori

«Qualche mese fa, in una interlocuzione con un assessore, mi era stato detto che il grosso della problematica relativa agli abusivi era stato superato, però io lì continuo a vedere ancora nuclei che occupano: magari adesso ne sarà rimasto soltanto uno. Bisogna stare attenti quando si passa da lì, perché ci sono due cani pericolosi. Come mai il problema ancora non viene risolto?». 
A riproporre l’interrogativo è Nello De Gregorio, operatore culturale e presidente dell’associazione Nobilissima Taranto, che al silenzio ha preferito la denuncia pubblica. «Tentativi di sgombero non ne sono mai stati fatti, ci sono credo contatti in corso con chi occupa per trovare una sistemazione alternativa a queste persone. Prima o dopo il problema di Palazzo Carducci andrà risolto, anche se occorrerebbe stimolare l’attenzione degli amministratori».
L’assessore all’Urbanistica Mattia Giorno ha confermato il «contenzioso giudiziario complesso (dovuto probabilmente alla presenza di minori, ndc): è una situazione assurda a mio avviso fuori dal razionale». 
Più «pesanti», secondo quanto racconta De Gregorio, sono invece altre situazioni, sempre in Città vecchia. «Ci sono i piani terranei di quello che fu l’antico conservatorio delle Pentite, in via delle Pentite, di grande fascino storico, di proprietà del Comune, da sempre sistematicamente occupati in più fasi da alcune officine non ben identificate: ne impediscono la fruizione pubblica e non si capisce come mai nessuno del Patrimonio vada lì a metterli fuori, perché non hanno nessun titolo per stare lì». 

Ancora più clamorosa, continua De Gregorio, «è la privatizzazione degli archi medievali assolutamente spettacolari che collegavano Vico Chiancata con Largo Crocifisso: da anni sono stati chiusi da una porta - lato Chiancata - e da una struttura in ferro - lato Crocifisso - e inglobati abusivamente in una proprietà privata. Da sempre questa cosa è stata denunciata e segnalata alla squadra di vigilanza edilizia del Comune ma mai nessuno è intervenuto». 
Addentrandosi nei vicoli ci si imbatte in «stradine chiuse e privatizzate», nella totale illegalità. Scendendo verso via Cava, c’è poi un «portichetto d’angolo nella corte di Palazzo Galizia», anche questo strappato alla collettività. Un altro «scandalo», ricorda infine De Gregorio, è quello di Palazzo De Bellis (di cui riferiamo in altro articolo). Il sogno della riqualificazione della Città vecchia rischia di infrangersi sul muro, abusivo, dell’illegalità.

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