La caccia al cinghiale a pochi metri dalle case. I bracconieri costretti a scappare

La caccia al cinghiale a pochi metri dalle case. I bracconieri costretti a scappare
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Lunedì 30 Ottobre 2023, 20:19

Cacciatori appostati nei campi, nelle vicinanze di abitazioni, sparano e ammazzano un cinghiale. E poi trascinano l’animale fino al bordo di una cunetta stradale dove si accingevano a caricarlo in macchina. Mentre erano intenti nell’operazione sono stati costretti ad abbandonare la preda in fretta e furia. E si sono dati alla fuga perché in lontananza intravisto le guardie volontarie di Nita Ambiente di Taranto, con sede operativa a Castellaneta Marina. A nulla è valso l’inseguimento se non a rilevare targa e tipo dell’auto su cui viaggiavano i bracconieri.

Cosa è successo 

Il fatto si è verificato nelle prime ore mattutine di domenica scorsa a Marina di Ginosa. «Siamo stati allertati - racconta Leonardo Galante, coordinatore del Nita - da residenti della zona, preoccupati dai ripetuti spari esplosi a non più di 50 metri dalle proprie abitazioni.

A noi è rimasto constatare l’animale morto e il solco lasciato nel terreno dal suo trascinamento. Purtroppo - rileva Galante - tra le marine di Ginosa e Castellaneta i bracconieri spadroneggiano perché sono consapevoli che c’è difetto di controllo del territorio. Bisogna chiamare il 1515 per poter interloquire con qualcuno, nel frattempo la missione illegale viene portata a compimento».

Il precedente


A Marina di Ginosa, un fatto simile si è verificato la mattina del 5 gennaio scorso. Nella zona di Via Napoli passarono squadre di cacciatori in cerca di cinghiali. Le famiglie denunciarono subito, preoccupate perché si sparava con pallettoni a lunga gittata (oltre 50 metri) ad animali distanti 5-10 metri dalle rispettive abitazioni. E’ giusto parlare, allora, di allarme sicurezza? Forse. Di certo, è evidente che le sanzioni non bastano perché queste persone non si preoccupano di pagare multe. C’è bisogno, invece, di svolgere un lavoro di prevenzione per contrastare una barbarie, che rischia di incidere nell’incolumità della gente. In Italia, la legge che regolamenta la caccia è principalmente la 157/92, che recepisce la Direttiva comunitaria “Uccelli” e prevede una serie di divieti e obblighi a cui i cacciatori sono tenuti attenersi. 
La mancata osservanza di tali obblighi comporta una serie di sanzioni penali ed amministrative. Violare le norme e le regole stabilite da questi riferimenti normativi significa fare bracconaggio. E bracconiere è colui o coloro che sparano a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto, chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente gli uccelli e gli altri animali protetti. Il bracconaggio, ancorché per motivazioni socio-culturali, resiste per ragioni precise. In primo luogo, per una notevole carenza di controlli. 
La vigilanza, in Italia, è certamente sottodimensionata rispetto all’entità del fenomeno, non solo in relazione al numero di personale addetto, ma anche rispetto alle dotazioni di strumenti e risorse economiche. Inoltre, le pene previste attualmente sono leggere e prevedono quase tutte l’oblazione. Ossia, la possibilità di estinguere la pena con il semplice pagamento di una somma in danaro. Le pene, sono riferite all’abbattimento della “specie’ e mai anche al singolo esemplare. Per fare un esempio: se venisse abbattuta un’aquila o dieci di esse, la pena sarebbe la medesima. In Puglia, la caccia è aperta dal 17 settembre scorso e terminerà il 31 gennaio del prossimo anno. 
La caccia al cinghiale ha avuto inizio il 15 ottobre e terminerà il prossimo 14 gennaio. È vietata a una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro. Non si può sparare in direzione degli stessi da distanza inferiore a 150 metri. Gli articoli 659 e 703 del codice penale puniscono rispettivamente il “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” e le “accensioni ed esplosioni pericolose”. 
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