Falda contaminata, sequestrato il depuratore di Martina Franca. Quattro indagati

Falda contaminata, sequestrato il depuratore di Martina Franca. Quattro indagati
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Martedì 9 Febbraio 2016, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 16:58

TARANTO, 9 FEB - L'impianto di depurazione delle acque reflue civili di Martina Franca (Taranto), gestito dalla società Acquedotto pugliese (Aqp), e lo scarico attualmente asservito all'impianto, situato in località 'Pastore', in un terreno di proprietà privata, sono stati sottoposti a sequestro preventivo, con provvisoria facoltà d'uso, dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Lecce. Quattro le persone indagate.
 


Lo scarico, secondo gli inquirenti, è costituito da un inghiottitoio naturale che recapita gli effluenti inquinanti del ciclo di depurazione nel sottosuolo, «intaccando - è detto in una nota - la salubrità delle acque sotterranee per effetto dell'estrema vulnerabilità della falda profonda in territorio carsico quale è quello della Valle d'Itria». Le analisi chimico-fisiche su campioni di acque prelevate dai pozzi posti in un raggio di un chilometro dallo scarico sequestrato oggi «hanno evidenziato - precisa il Noe - superamenti dei limiti tabellari per parametri quali il cloro, l'azoto totale il fosforo, i solidi sospesi e i tensioattivi anionici e totali. Si è così raggiunta la prova che le acque della falda profonda, che alimentano i pozzi ispezionati, risultano contaminate dai reflui provenienti da un depuratore che non funziona adeguatamente». Per questo si ipotizza «a carico dei responsabili dell'Aqp spa il delitto di avvelenamento colposo di acque destinate al consumo alimentare». L'Autorità giudiziaria ha disposto la contestuale nomina, quali amministratori e custodi giudiziari dei beni in sequestro l'Autorità idrica pugliese e la Regione Puglia.

Lo scarico dell' impianto di depurazione di Martina Franca, gestito dall'Aqp, sottoposto oggi a sequestro preventivo dai carabinieri per presunta contaminazione della falda, «ha anche causato un serio rischio idrogeologico, con interessamento dei terreni adiacenti la statale 172 Locorotondo-Martina Franca e della stessa sede stradale, su cui si osservano lesioni e fessurazioni oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi tuttora in corso». Lo spiega in una nota il tenente colonnello Nicola Candido, comandante del Nucleo operativo ecologico di Lecce. «Uno scarico - aggiunge - che oltre a non essere autorizzato è gravemente pericoloso per l'incolumità pubblica, sia per l'aspetto della salute umana (considerato l'attingimento di acque inquinate potenzialmente destinate anche al consumo umano), sia per quello del rischio idrogeologico, con particolare riferimento al transito sulla statale 172 che potrebbe essere interessata da progressivi cedimenti del manto stradale con conseguenti rischi per la sicurezza della circolazione veicolare».
Al momento sono quattro le persone indagate, accusate in concorso per reati che consistono «nell'inadempimento di contratti di pubbliche forniture, nel superamento dei limiti tabellari previsti per lo scarico, nello smaltimento illecito di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da fanghi di depurazione, nell'avvelenamento di acque mediante immissione in falda profonda, attraverso il recapito finale non autorizzato». (ANSA).

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