Non sarebbe così certo, come ha assicurato l’Acquedotto pugliese, che le opere idrauliche del depuratore consortile di Manduria e Sava saranno indenni da disturbi olfattivi. È quanto emerge da un recente parere espresso dall’Arpa Puglia, dipartimento di Taranto, in merito al progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’opera ancora al vaglio della sezione Autorizzazioni ambientali della Regione Puglia.
Il parere firmato dal direttore del servizio territoriale dell’agenzia regionale per l’ambiente, Vittorio Esposito, si conclude con l’impossibilità ad esprimersi «sullo scenario emissivo considerato nello studio di impatto e conseguentemente sulla valutazione modellistica prodotta». Anche perché, spiega «non sono state incluse ulteriori sorgenti areali passive, come le vasche di accumulo, i buffer ecologici e le trincee di assorbimento che codesto Dipartimento aveva altresì richiesto di integrare nella valutazione dell’impatto odorigeno». La documentazione presentata da Aqp, carente secondo l’Arpa, riguarda esclusivamente la valutazione di impatto odorigeno delle emissioni provenienti dagli impianti di depurazione delle sole sorgenti di tipo convogliato emesse da cinque biofiltri: uno al servizio dell’impianto di primo trattamento dei reflui del vecchio depuratore di Manduria e gli altri quattro montati in quello nuovo sulla costa in contrada Urmo Specchiarica, marina di Manduria.
Quale sarà l'impatto odorigeno?
I risultati, ottenuti con calcoli scientifici e non reali, non essendo gli impianti ancora in esercizio, davano una concentrazione di odore massima pari a 4000 unità di misura, non superiore quindi al limite consentito.