​Ex Ilva, verso il vertice: c'è un primo avvicinamento tra ArcelorMittal e Invitalia

Passi avanti sono stati compiuti in un incontro avvenuto tra l'amministratore delegato della società pubblica, Bernardo Mattarella, e il rappresentante del privato Mittal, Otradovec. Intanto ieri sono arrivati i pagamenti all'indotto

Ex Ilva, verso il vertice: primo avvicinamento tra Arcelor e Invitalia
​​Ex Ilva, verso il vertice: primo avvicinamento tra Arcelor e Invitalia
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 5 Gennaio 2024, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 11:06

Ci sono stati passi avanti e sono ritenuti utili per il confronto che Mittal e Governo avranno l'8 gennaio sul futuro di Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. Così viene riassunto da fonti vicine al dossier l'incontro che nel pomeriggio di ieri hanno avuto l'amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, e Ondra Otradovec, rappresentante di primo piano di Mittal. Quest'ultimo è il manager che si occupa di Mergers and Acquisitions, cioè delle operazioni di acquisizioni e fusioni. Otradovec è stato in campo anche anni fa, quando Mittal si preparava alla gara per rilevare in gestione l'ex Ilva dall'amministrazione straordinaria.

Compito di Bernardo Mattarella e di Otradovec è stato quello di preparare la strada al vertice imminente, analizzando le possibili soluzioni, la parte finanziaria e le modalità di costruzione di un'eventuale intesa, fermo restando che poi la sintesi, e quindi la conferma o meno di un accordo, la dovrà necessariamente fare il tavolo dell'8, dove siederanno i ministri interessati al dossier ex Ilva e, a quanto pare, Aditya Mittal, figlio di Lakshmi e ceo di ArcelorMittal.

Se ieri sera si è parlato di passi avanti, vuol dire, probabilmente, che aver spostato la discussione dai consigli di amministrazione e dall'assemblea dei soci, che dopo varie riunioni non hanno prodotto alcun risultato, all'interlocuzione diretta tra Bernardo Mattarella e Otradovec, è servito ad avvicinare le parti. «Se si vuole difendere realmente la siderurgia nazionale, andando contro i tanti veti incrociati che registriamo da tempo, mettendo l'Italia in una condizione di indipendenza produttiva dall'estero, si agisca subito e in maniera netta e definitiva», auspica Rocco Palombella, leader della Uilm, per il quale «il Governo che naviga a vista sul futuro dell'ex Ilva».

Il futuro

Nelle ultime settimane, il punto fondamentale che ha diviso l'azionista di maggioranza (Mittal col 62 per cento) da quello di minoranza (la società pubblica Invitalia, del Mef, col 38) è stato come affrontare la ricapitalizzazione dell'azienda. Invitalia propendeva per un impegno dei soci pari a un miliardo e 320 milioni, in modo da gestire non solo l'oggi di Acciaierie, alle prese con varie emergenze, dalla continuità della fornitura di gas all'acquisto delle materie prime, dai pagamenti all'indotto allo stato (molto deficitario) della produzione, ma anche l'inizio della prospettiva. Cioè l'acquisto degli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria che va fatto entro maggio. Di qui il miliardo.
Diversamente dal partner pubblico, invece, il privato proponeva di affrontare subito la ricapitalizzazione da 320 milioni, contribuendovi ciascuno in ragione del suo peso azionario, per dedicarsi in un secondo momento all'acquisto degli impianti. Perché, secondo il privato, prima di mobilitare un miliardo per l'acquisto, va visto il valore degli impianti attraverso una perizia giurata, e sulla base di quanto emergerà, cercato un finanziamento con le banche. Dagli azionisti si sarebbe andati solo alla fine e se necessario. Oltretutto, a fronte di un prezzo di acquisto fissato dalla gara del 2016-2017 in un miliardo e 800 milioni, si ritiene che una volta detratti - come da contratto - i canoni di fitto versati in questi anni e fatti gli aggiustamenti contrattuali a fronte di errori di calcolo ritenuti sfavorevoli per AdI, si scenda a 970 milioni. Su questi 970 milioni agiscono poi ulteriormente una serie di claims, che riguardano i diritti per la CO2, le manutenzioni non fatte prima della cessione, gli espropri di aree dello stabilimento di Genova, i rimborsi per le decontaminazioni non pagati dall'amministrazione straordinaria, per cui l'importo sarebbe destinato a scendere ancora. Sarebbe quindi prematuro, per il privato, parlare ora di acquisto degli impianti quando la situazione è destinata ad evolversi. Ma sui claims, fonti vicine all'amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, pur riconoscendone l'esistenza, rilevano che sciogliere i nodi, dirimere i contenziosi, è demandato agli arbitrati già attivati, per cui si vedrà.
E a proposito di nodi, un altro che si è un po' allentato è quello del pagamento delle fatture arretrate agli autotrasportatori. Secondo Giacinto Fallone di Casartigiani, ieri sono arrivati dei bonifici da Acciaierie. La copertura varierebbe da soggetto a soggetto. In linea generale, sarebbero state saldate le fatture che partendo da dicembre 2022, arrivano ai primi tre-quattro mesi dell'anno scorso. In qualche caso sarebbero state pagate anche le fatture di giugno. Gli autotrasportatori di Casartigiani dal 2 gennaio sono con i mezzi sul piazzale della portineria C della fabbrica e oggi alle 9.30 incontreranno il senatore Mario Turco, del M5S, e alle 11 andranno dal prefetto di Taranto, Paola Dessì. Casartigiani ha anche scritto ai ministri Urso, Fitto e Salvini evidenziando che il credito maturato verso Acciaierie ammonta a 20 milioni.

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