Ex Ilva e prescrizioni Aia, tempo scaduto: si attendono le prime ispezioni

Ex Ilva e prescrizioni Aia, tempo scaduto: si attendono le prime ispezioni
Ex Ilva e prescrizioni Aia, tempo scaduto: si attendono le prime ispezioni
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 23 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 15:08

Giungono oggi a capolinea il piano ambientale e l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. Ora, in attesa della verifica dell’Ispra, l’attenzione si sposta sull’Aia futura per la quale si è ancora ai preliminari. Il 23 agosto 2023 è infatti la data entro cui il gestore degli impianti, adesso AdI, ma prima ArcelorMittal Italia - impianti ricevuti in fitto dalla proprietà di Ilva in amministrazione straordinaria -, deve aver adempiuto alle prescrizioni. Obiettivo, quest’ultimo, che, come Quotidiano ha scritto nei giorni scorsi, per alcune prescrizioni non è stato raggiunto, tanto che il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, con un decreto del 10 agosto, ha autorizzato ad AdI sia le misure alternative-compensative proposte, che i nuovi tempi di attuazione. 

Pur essendo stati emessi in date diverse, i due atti, Aia e piano ambientale, hanno la stessa conclusione. Il decreto ministeriale dell’Aia è stato emesso il 4 agosto 2011 e un anno dopo, col sequestro dell’area a caldo disposto dalla Magistratura per gravi reati ambientali, ne è arrivato un secondo il 26 ottobre 2012 che ha integrato l’Aia 2011. Per il piano ambientale, invece, c’è stato un primo Dpcm il 14 marzo 2014, che integra e modifica le prescrizioni dell’Aia 2011 e 2012 e ne contiene di ulteriori per le norme in materia di incidenti rilevanti e sicurezza dei lavoratori. A questo ha fatto seguito il 29 settembre 2017 un altro Dpcm con le modifiche al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria. 

Cosa succede

Superata ora la data del 23 agosto 2023, che accade? Una delle prime cose probabilmente sarà la richiesta del ministero dell’Ambiente ad Ispra, braccio tecnico-operativo del ministero, ad effettuare una verifica sul campo. I tecnici dell’Istituto verranno a Taranto - dove hanno già compiuto diverse ispezioni - e andranno sugli impianti per vedere cosa è stato fatto. Il controllo riguarderà anche le prescrizioni per le quali AdI ha detto di non essere in grado di completarle entro oggi. In questo caso l’Ispra controllerà se le misure alternative-compensative sono state applicate da Acciaierie d’Italia e poi, nel prosieguo, come disposto dal decreto del ministro, vigilerà sia sulla loro gestione che sulla nuova tempistica indicata da AdI. La quale, specifica Pichetto Fratin, “deve rispettare i tempi e le misure proposte”. 
Le prescrizioni su cui AdI ha sforato i tempi assegnati andando ai supplementari, sono cinque, ma quattro sono di competenza del ministero dell’Ambiente, mentre una, l’antincendio, è materia del Corpo dei Vigili del Fuoco e del ministero dell’Interno.

Le prescrizioni ora disciplinate dal decreto di Pichetto Fratin sono gestione acque meteoriche sporgenti marittimi (e relative pertinenze) e aree a caldo, proposta organica di miglioramento ambientale e programma organico rimozione amianto. In sintesi, circa il miglioramento ambientale l’ex Ilva ha fatto presente che “quasi tutti gli interventi previsti si concluderanno entro il termine del 23 agosto 2023” e che per i restanti interventi con le nuove misure è “garantito il raggiungimento degli obiettivi ambientali”. Sull’amianto residuo, invece, AdI ha spiegato al ministero che quello “ancora presente in stabilimento risulta pienamente contenuto. Ciò è dimostrato ampiamente dagli esiti delle ispezioni effettuate per verificare lo stato di conservazione dei manufatti e l’eventuale presenza di fibre di amianto nei luoghi di lavoro”. Infine, sulle acque piovane l’azienda è stata autorizzata dal ministero a individuare i “punti di raccolta/convogliamento delle acque di dilavamento per poter assicurare il trasferimento dei fluidi o il loro convogliamento agli impianti di trattamento dedicati”. 

È evidente che la relazione di Ispra, a valle del sopralluogo, sarà importante perché offrirà un quadro completo e soprattutto proveniente da fonte terza. Un quadro probabilmente atteso anche dalla proprietà di Ilva in As per provare a ripresentare alla Magistratura istanza di dissequestro degli impianti. La prima, nella primavera del 2022, quando si pensava che la vendita potesse avvenire entro maggio, fu respinta dalla Procura e dalla Corte d’Assise, che evidenziarono come a quella data l’Aia fosse ancora incompleta, al contrario di AdI e Ilva in as che invece sostenevano che gran parte delle prescrizioni era stata attuata. Un anno e mezzo dopo la situazione dovrebbe essere migliorata, anche se adesso col dl “Salva Infrazioni”, convertito in legge, la cessione dell’ex Ilva può avvenire anche col sequestro, così come la produzione può continuare con la confisca degli impianti. Ora che l’Aia attuale è giunta al termine, che accade da domani per l’ex Ilva? Nulla di particolare, vige il regime di proroga, sia perché a febbraio AdI ha avanzato al ministero istanza di nuova Aia, sia perché col via libera del ministro alle nuove misure, si ritiene comunque l’Aia in scadenza completata. Fermo restando che quando arriverà l’Ispra, quelle misure devono già essere in atto. 

La nuova Aia

E la nuova Aia? Il ministero ha pubblicato i documenti di AdI, sono giunte le osservazioni da parte dei soggetti interessati, e ora si attende la prima conferenza dei servizi per entrare nel merito. Non si può stabilire quanto durerà l’istruttoria. Ci sono casi di impianti industriali dove sono trascorsi anche due anni. Intanto, le valutazioni sulla nuova Aia presentate da ambientalisti e Comune di Taranto al ministero, sono negative. Per il sindaco Rinaldo Melucci non c’è “alcun cambio di passo in termini di nuove tecnologie idonee a consentire il superamento delle criticità ambientali e sanitarie”. Quindi, ha aggiunto Melucci, “la richiesta di rilascio della nuova Aia nasce come già vetusta ed inadeguata e va nella direzione, inaccettabile, di puro adeguamento a processi produttivi e tecnologici di vecchio stampo”. A sua volta, Franco Bernabé, presidente di AdI, ha detto che la nuova Aia chiesta serve solo a garantire la continuità della produzione. Con la decarbonizzazione e i forni elettrici sarà poi presentata una nuova richiesta di Aia.

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