Barbas e Pasculli in coro: "Pierotti, gesto da campione. Ora merita una chance da titolare"

Santiago Pierotti
Santiago Pierotti
di Lino De Lorenzis
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Martedì 16 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:38
«Solitamente quando c’è un gol si parla solo dell’autore. Questa volta invece al centro dell’attenzione c’è soprattutto l’assist man, ovvero Santiago Pierotti. Ciò significa che il ragazzo ha fatto qualcosa di straordinario».
Come dargli torto, soprattutto poi se ad affermarlo è Juan Alberto Barbas, per tutti Beto, indimenticato campione argentino del Lecce. Ora che è tornato a vivere nel Salento per insegnare il gioco più bello del mondo ai bambini della scuola calcio di Taviano, l’ex regista della squadra giallorossa segue con passione le vicende della squadra del presidente Sticchi Damiani. «Sabato purtroppo non ero allo stadio, anche se mi sarebbe piaciuto esserci, ma la partita comunque l’ho vista davanti alla tv. Il gesto di Pierotti mi ha emozionato moltissimo: sono convinto che se al posto suo ci fosse stato un altro attaccante del Lecce quell’azione avrebbe avuto un epilogo diverso. Perché avremmo assistito ad un tiro diretto in porta». Barbas ritorna quindi sul gesto di Pierotti. «Non so come abbia fatto a rimanere lucido in quegli istanti cruciali del match - continua l’argentino -. Ha visto Sansone in posizione favorevole e l’ha servito. Una giocata da applausi e che mi fa pensare a quante occasioni da rete sono state gettate dal vento dagli attaccanti del Lecce in questo campionato solo per egoismo». Da profondo conoscitore delle vicende calcistiche della squadra giallorossa, Beto Barbas lancia un monito a tutto l’ambiente. «Ai miei tempi dopo due o tre vittorie di fila tra i tifosi del Lecce si cominciava a parlare di Europa e di obiettivi che però non appartengono al dna di questo club. Dico questo per far capire a tutti che non siamo ancora salvi e di conseguenza bisognerà compiere un altro sforzo per tagliare il traguardo finale. Non importa quando accadrà, conta solo arrivarci. E spero con tutto il cuore che la salvezza arrivi anche con il contributo di Pierotti».
Alle parole di Barbas fanno eco quelle del “fratello” argentino Pedro Pablo Pasculli, impegnato in questo periodo in una lunga serie di stage in giro per l’Europa. L’ex bomber ha assistito alla sfida con l’Empoli davanti alla tv ed ha fatto salti di gioia quando Sansone, a un minuto dal novantesimo, ha insaccato alle spalle di Caprile la palla della vittoria della squadra di Gotti. «Ha ragione Sansone quando afferma di aver segnato il gol più facile della sua carriera - dice con il sorriso l’ex centravanti argentino -. Il merito della segnatura infatti è tutto di Pierotti. Sono felice per lui anche perché è cresciuto calcisticamente nel club in cui sono cresciuto anch’io, il Colon Santa Fè, la squadra della mia città. Sabato sera, al termine della partita, mi hanno telefonato alcuni giornalisti argentini per chiedermi proprio della giocata di Pierotti e abbiamo approfittato dell’occasione per parlare un po’ del ragazzo che, onestamente, non conoscevo prima del suo arrivo nel Salento». Pasculli entra nel merito dell’azione clou del match. «Pierotti è stato bravo anzitutto a vincere il duello fisico con Walukiewicz, bello grosso come lui, dopodiché ha avuto la lucidità di servire il compagno libero. A quel punto, per Sansone è stato un gioco da ragazzi accompagnare il pallone nella porta, nel frattempo rimasta sguarnita. Da ex attaccante posso dire che la stragrande maggioranza dei calciatori al posto di Pierotti avrebbero calciato in porta e sabato tra l’altro la situazione lo richiedeva pure. Il Lecce aveva necessità di vincere contro una rivale nella corsa per la salvezza, lo stadio era stracolmo, Pierotti era entrato in campo solo da una trentina di secondi in una stagione fin qui vissuta soprattutto in panchina per cui segnare il gol della vittoria sarebbe stato straordinario. Santiago però ha messo la squadra davanti agli interessi personali e questo gli fa onore. Ora meriterebbe una chance dall’inizio. Sento dire che non si è ancora ambientato ma se non gioca non riuscirà mai ad ambientarsi».
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