Venerus stasera a Melpignano. «Il segreto? Essere veri»

Venerus stasera a Melpignano. «Il segreto? Essere veri»
di Eleonora L. MOSCARA
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Domenica 6 Agosto 2023, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 12:46

Il suono caldo della voce di Venerus, il suo eclettismo, i suoni ricercati del nuovo album fanno tappa questa sera a Melpignano per l'atteso appuntamento live al Tagghiate Urban Fest, in cui il cantautore si esibirà assieme alla sua fidata band composta dai musicisti Danny Bronzini alla chitarra, Andrea Colicchia al basso, Elia Pastori alla batteria e Danilo Mazzone all'organo e tastiere. Originario del quartiere San Siro di Milano, Andrea Venerus è un artista giovane (classe 1992), ma con una grande cultura musicale che non rinuncia a fondere nei suoi brani d'effetto e ricercati.


Si chiama "Il segreto" la nuova produzione composta dal produttore Filippo Cimatti che arriva a due anni di distanza dal debutto con "Magica Musica" (disco d'oro) e il cantautore milanese e polistrumentista, non può che sorprendere ancora una volta.

L'album dalla forte componente cantautorale, riprende nella tecnica la tradizione degli anni 60 e 70, è registrato in presa diretta e ha un sound retro ma, allo stesso tempo, contemporaneo, con un'anima vera.


Cosa rappresenta "Il Segreto" a livello artistico?

«Un passaggio importante. Un passo in più nella mia crescita musicale e nella mia ricerca verso qualcosa di nuovo, in quest'ultima occasione il fatto di avere affianco una band».


Testi sempre profondi, intimi. Da cosa parti per comporre?
«Ho sempre le antenne dritte, scrivo e immagino tante cose e spesso atterro su qualcosa che penso possa essere una canzone, in quel caso mi immergo e creo. È un metodo sia naturale e spontaneo che di lavoro specifico, che metto in atto per sviluppare le mie idee».


Hai cercato la tua strada tra Londra e Milano. Che idea ti sei fatto del panorama musicale italiano?
«Il clima di Londra ha sempre una marcia in più, è libero. La musica ha un ruolo diverso nella vita delle persone, gli eventi musicali sono importanti e trattati come tali, la gente che ci partecipa è varia, c'è una sensibilità diversa. Noi non abbiamo questo tipo di libertà ma, faccio musica in Italiano e credo comunque che valga la pena farlo».


Questo secondo album è come fosse la fotografia di un momento. L'hai definito un "manifesto di un umanesimo musicale". Cosa significa?
«È un disco che parla un linguaggio umano e vive delle tempistiche delle persone e non dei sistemi. Si pone in modo singolare, non è d'impatto magari ma può essere un ricordo che dura. Si fida delle persone che l'hanno fatto e affida loro la comunicazione della musica senza la pretesa si scioccare o essere trend, succede quando fai le cose rispettando i valori che hai».


In ogni canzone ci sono rimandi ai pilastri del passato. Riesci ad essere te stesso in un panorama di cloni. È una scelta consapevole?
«Si tratta di una questione più umana che artistica: ognuno può essere ciò che vuole senza essere giudicato. Questo modo di pensare alimenta la mia personalità, pensavo a questo quando non sapevo come fare per decifrarmi».


Ci sono delle sorprese nel nuovo live?
«Tanti pezzi nuovi, una formazione coerente con il disco. Sarà un concerto puro vissuto con il nostro approccio. Un tour che sta andando benissimo e che mi rende orgoglioso».
 

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