Intervista a Luisa Ranieri: «La mia Lolita ruvida e fragile: ci rivedo me e le mie amiche»

L'attrice Luisa Ranieri, Lolita
L'attrice Luisa Ranieri, Lolita
di Valeria Blanco
3 Minuti di Lettura
Sabato 2 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:06

Con lei condivide la passione per le scarpe e qualche tratto malinconico, la fragilità ben nascosta dietro forza e autorevolezza. Di certo, nella carriera di Luisa Ranieri, il personaggio di Lolita Lobosco è stato un’epifania. «Un regalo che mi ha fatto mio marito (Luca Zingaretti è tra i produttori, ndr) e ogni volta che lo “maneggio” mi capita qualcosa di bello». Come, ad esempio, la richiesta di Johnny Depp di far parte del cast di “Modi”, il biopic sulla vita di Modigliani.


Luisa, qual è il suo rapporto con il personaggio di Lolita?
«Provo molta tenerezza per questa donna normale, in cui rivedo tante amiche mie, tante donne che ho conosciuto e in cui mi ci vedo anch’io, perché le donne sono lunatiche e in continuo cambiamento».


In cosa le assomiglia?
«Ci accomuna la passione per le scarpe, la malinconia e poi la dualità: lei è una donna apparentemente forte, autorevole, brillante, sicura di sé sul lavoro, ma è anche fragile. Ha quelle piccole discrepanze che trovo molto moderne, tratti che appartengono alle donne reali». 


Dovesse arrivare una quarta stagione, come crede che evolverà il personaggio?
«Lolita resterà una donna ruvida ma accogliente, radicata nelle sue radici ma proiettata nel futuro. Una che non si ferma, che vuole cambiare pelle, che ama le emozioni forti. Una donna che, anche in amore, non rimane incancrenita nelle sue paure, ma lancia sempre il cuore oltre l’ostacolo. Certo, non la vedo sposata con figli».


Com’è cresciuto, negli anni, il suo rapporto con Bari e con i baresi?
«È molto cresciuto, tanto che ho ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Bari, di cui sono molto orgogliosa. Sono entrata in punta di piedi e negli anni si è creato un rapporto di stima reciproca e affetto sincero. Un affetto che vedo quando faccio la spesa, quando entro a Bari vecchia a piedi oppure quando incontro i baresi in giro per l’Italia».


E com’è stato il ritorno su questo set?
«C’è qualcosa di davvero magico: si è creata una familiarità, un’empatia sottile sin dalla prima stagione. Tanto che spesso uno di noi improvvisa e l’altro è pronto a stare sul pezzo, a stargli dietro senza andare nel panico».


Come sceglie i copioni? 
«Se mentre lo leggo riesco a vederlo, è la scelta giusta. Quando scelgo per altri motivi, che non tengono conto dell’istinto alla prima lettura, sbaglio».


Le piace la formula della serialità?
«L’ho sempre combattuta perché mi annoio facilmente e pensavo che sei mesi a girare la stessa cosa sarebbero stati pesanti. Invece, ho scoperto che è una grande palestra che ti insegna ad entrare nelle profondità del personaggio».


Oggi, a 50 anni, che fase della vita sta attraversando?
«Non mi posso lamentare. La ricetta della felicità è vivere il momento mentre ci sei dentro ed è quello che sto facendo».


Cosa aggiunge Lolita nella già ricca carriera di Luisa?
«È un personaggio che amo molto, un regalo che mi ha fatto mio marito facendomi leggere i libri di Gabriella Genisi. Lolita è capitato in un’età di mia maturità attoriale e mi ha dato la possibilità di far vedere più registri. Di lei mi piace che riesce a far passare un messaggio di modernità sul ruolo della donna. E ogni volta che “maneggio” questo personaggio succede qualcosa di straordinario nella mia carriera: non posso che dire grazie a Lolita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA