Dal Salento a Mosca: film e musica con i Cccp. I conti sospesi con il Novecento

Dal Salento a Mosca: film e musica con i Cccp. I conti sospesi con il Novecento
di Vincenzo MARUCCIO
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Sabato 11 Novembre 2023, 13:09

La nostalgia canaglia c’è, inutile nasconderlo. Ma non è solo rimpianto di gioventù per gli anni Ottanta quando per sentirsi comunità generazionale si sceglieva tra “Siamo solo noi” di Vasco Rossi e, con proporzioni diverse per vendite e numero di fan, i dischi dei Cccp Fedeli alla Linea. C’è molto di più in questo ritrovarsi dopo 30 anni di silenzi per il docufilm “Kissing Gorbaciov” che arriverà nelle sale il 24 novembre.

Il punk nell'ex Urss: "Kissing Gorbaciov" nelle sale pugliesi dal 24 

“Bombardieri su Beirut...” cantava Giovanni Lindo Ferretti in “Emilia paranoica” e, a leggere oggi le notizie, siamo ancora lì. Il ritorno dei Cccp (al cinema con Melpignano protagonista, una mostra e un doppio concerto a Reggio Emilia) riapre la finestra sul Novecento che pensavamo fosse terminato con la caduta del Muro di Berlino. Gli aerei sulle Torri Gemelle sembravano aver ulteriormente marcato la cesura cronologica. La Silicon Valley e la rivoluzione Internet con la promessa di un mondo libero e felice era sembrata la via d’uscita dall’incubo del terrorismo global. Liberi un po’ di più lo siamo diventati, felici non sappiamo, iperconnessi sicuramente.
Poi, inaspettata, è arrivata la pandemia a cambiarci la vita.

La guerra in Ucraina e ora il conflitto in Medio Oriente hanno riaperto ferite che credevamo rimarginate. Come essere ripiombati nel Novecento. Nel “Secolo breve” che, invece, tale non è stato ed è ancora qui tra noi a ricordarci chi siamo, dove sbagliamo e cosa desideriamo. Per questo la “cellula dormiente” del gruppo si è risvegliata. Il punk non c’è più e i Cccp appartengono al passato, ma è un passato che è già patrimonio collettivo per l’unicum delle performance etico-estetiche che assorbivano ciò che stava intorno.

La rivoluzione Internet dopo la caduta del Muro 

Difficile che i ragazzini imbevuti di rap e trap ne imparino a memoria i testi ed è normale che sia così, ma certo ci manca quel rapporto diretto con la realtà in cui la musica si sporcava le mani senza preparare tutto a tavolino. Una realtà che non passa solo da un touchscreen e che rimanda a un’eredità di cui siamo inevitabilmente figli e con cui non ci siamo misurati sbagliando a liquidarla con un tweet. Fare definitivamente i conti con le tragedie immense che ci portiamo ancora dentro, ma anche con la bellezza del secolo - il Novecento - più prodigioso della storia dell’umanità. Passaggio necessario per liberarsene per sempre. Senza ri-dividersi, almeno stavolta, tra filo-americani e comunisti ortodossi, tra occidentali e filo-palestinesi. Perché se proprio dovessimo farlo, sceglieremmo Gorbaciov.

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