Vittoria Bussi, la donna più veloce del mondo in bicicletta, a Unisalento: dal dottorato a Oxford al record. «Il mio successo con la matematica»

Vittoria Bussi, la donna più veloce del mondo in bicicletta, a Unisalento: dal dottorato a Oxford al record. «Il mio successo con la matematica»
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 1 Dicembre 2023, 05:00

Vittoria Bussi è la donna più veloce del mondo in bicicletta, aveva avviato una brillante carriera accademica e quando racconta la sua impresa parla più di matematica che di sport. Il 13 ottobre scorso ad Aguascalientes, in Messico, in 60 minuti ha percorso 50,267 chilometri. Il record dell'ora, il suo secondo dopo quello del 2018 poi abbattuto da Ellen van Dijk, ha visto l'atleta romana diventare la prima donna a sfondare il muro dei 50 chilometri. Ieri mattina Bussi è stata in Università del Salento, ospite dei corsi di laurea di Diritto e Management dello Sport, Scienze Motorie e dello Sport, Scienza e Tecniche Psicologiche, Matematica e Fisica per raccontare il proprio record.
Era a suo agio in aula - oltre agli universitari erano presenti alcuni ragazzi del Liceo Don Tonino Bello di Copertino e del Leonardo Da Vinci di Maglie -, lei che ha studiato, da dottoranda di ricerca, a Oxford, in Inghilterra. Una matematica abituata alle formule in sella alla bici per un record del mondo. La storia di Vittoria - un nome evidentemente tutt'altro che casuale - è questa ed è così affascinante non solo per le emozioni di quei 50 chilometri in 60 minuti, per aver tenuto la media incredibile dei 50 km/h, ma soprattutto per come è stato costruito. Il racconto in aula lascia trasparire quasi un record costruito "in laboratorio". E il laboratorio è la palestra. Bussi ha voluto dall'inizio una squadra tutta sua, si è scelta da sè gli sponsor. Con il traguardo, fa sapere, non si è arricchita. Ma in fondo, che importa?
Quasi due ore di lezione, domande, curiosità. Accanto a lei c'era Luca Riceputi, l'allenatore e preparatore atletico, con cui ha costruito - è il caso di dirlo - il record di Messico. Il direttore del dipartimento di Scienze Giuridiche, Luigi Melica, ha sottolineato l'importanza di un successo che nasce con la "multidisciplinarietà". Insomma, la stessa ricetta dell'Università del Salento. Sono intervenuti anche il presidente del corso in Diritto e Management dello Sport Attilio Pisanò, il presidente del corso in Scienze Motorie Loredana Capobianco, e il delegato provinciale Coni Luigi Renis. Nel corso del dibattito e del racconto, hanno preso la parola Anna Maria Cherubini (delegata del Rettore Politiche di Genere), Dario Colella (docente Metodi e Didattiche delle Attività Motorie), Antonella Muscella (docente Metodi e Didattiche delle Attività Motorie), Claudia Venuleo (presidente del corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche), Michele Campiti (direttore Dipartimento di Matematica e Fisica).

Il racconto

Riceputi ha raccontato la preparazione, il suo ingresso nello staff dopo il primo record nel 2018, poi l'esser diventato l'allenatore di Bussi, il passaggio a vuoto del campionato italiano di Monopoli e ancora i "problemi" con la Nazionale italiana, le mancate convocazioni. L'attenzione ai dettagli, quell'ora di gara provata in tutti i modi, in altura, sotto stress, in condizioni difficili o semplici. «Perché - spiega l'allenatore - volevamo che la situazione che avrebbe trovato in Messico fosse già stata vissuta prima». Emerge una maniacale preparazione su tutto, dalla posizione in sella alla bicicletta all'alimentazione. Vittoria non è diventata la donna più veloce del mondo in bicicletta per caso.
«Per me è importante - ha detto Bussi rivolgendosi agli studenti - raccontarvi quello che è successo nella mia vita negli ultimi dieci anni, non solo il record del mondo, perché riuscire a spronare uno solo di voi vuol dire aver dato senso a questa giornata». Dottoranda di ricerca a Oxford, poi la malattia del padre, la voglia di stargli vicino. E quel desiderio, dopo la morte, di dedicargli un record mondiale. Anche a costo di rimetterci del denaro, di deragliare da un binario che sembrava averla già avviata alla carriera accademica. «Quando ti muore qualcuno che ti è vicino, ti accorgi che la morte esiste, che il tempo a disposizione è limitato e quindi è importante. E capisci che non conta sempre muoversi per un guadagno o per ricevere qualcosa in cambio. Ci sono dei momenti nella vita in cui bisogna fare qualcosa per passione, non per guadagno».
La lezione di Bussi non è soltanto di sport. Anzi, il ciclismo è marginale. «Volevo riuscire in qualcosa, ho iniziato con il triathlon e lì ho visto che in sella alla bici avevo buone possibilità. E allora ho colto questa sfida». Era una dottoranda universitaria nell'ateneo più prestigioso d'Europa, oggi è una ciclista professionista. «La matematica - assicura - mi ha sempre aiutata, la multidisciplinarietà è sempre stato un vantaggio. Ho portato il mio modo di approcciare alla vita in questo sport». L'intesa con l'allenatore Riceputi è straordinaria, ma con loro c'è un intero staff che lavora. Emanuela Ingusci, la referente del progetto "Soft & Life Skills" le ha consegnato il premio, lo stesso che qualche giorno fa era stato assegnato anche ad Antonio Conte.
L'Unisalento ha lanciato un intero filone sportivo tra i propri corsi, le due lezioni nell'arco di dieci giorni, hanno inserito nel bagaglio dei ragazzi una serie di insegnamenti da custodire gelosamente. Perché per capire lo sport, per eccellere, non basta sapere di sport.
 

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