Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale: «Il Sud? È in cammino, ma le diseguaglianze sono cresciute»

Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale: «Il Sud? È in cammino, ma le diseguaglianze sono cresciute»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:39

L’uguaglianza, «un obiettivo da inseguire nonostante i pericolosi tornanti della Storia». L’identità, «che non deve diventare una barriera verso il resto del mondo, ma essere inclusiva». La conoscenza, come chiave per «le libertà che aprono la porta ai diritti». Parole come grani di un rosario laico, quello dei diritti e dei doveri sanciti dalla nostra Costituzione. Un rosario sgranato con sapienza e pazienza dalla presidente della Consulta Silvana Sciarra ieri al Liceo “Da Vinci” di Maglie, tappa pugliese del tour “Viaggio in Italia” che sta portando Sciarra e altri giudici della Corte nelle scuole del Paese.

Presidente, lei è nata a Trani e si è laureata nel 1971 con Gino Giugni, discutendo una tesi sui Consigli di Fabbrica, nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari. Cosa la lega alla Puglia e al suo maestro?
«Ancora tantissimo. I colori, i profumi, gli affetti. Ci torno quando posso e sempre volentieri, mi rinasce così il desiderio di restarci. Poi la vita mi porta in altre direzioni. Aver avuto dei grandi maestri nelle Università di Puglia, come è accaduto a me, ha aiutato molto la crescita culturale di questa terra. Per noi studenti universitari a Bari in quegli anni è stata una risorsa davvero impagabile. Avevamo ottimi docenti e ancora oggi l’Ateneo di Bari è ben qualificato nel panorama nazionale e non solo».

Tuttavia oggi migliaia di studenti ogni anno lasciano la nostra regione per andare a istruirsi altrove. Se non mancano i maestri, difettano i servizi, quelle infrastrutture materiali e immateriali che sono indispensabili per sostenere il lavoro delle Università. Che cosa ne pensa?
«Penso si debba valorizzare di più il diritto allo studio, che significa accoglienza ed edilizia dedicata.

A mio avviso, però, ciò che più di altro spinge a fuggire è il non vedere subito un aggancio al mondo del lavoro, studiare senza sapere cosa si farà poi. L’Università dovrebbe dare sin dai primi anni delle indicazioni sui possibili sbocchi occupazionali di ciascuno e, se necessario, addirittura disegnare dei percorsi con stage professionalizzanti o praticantati, offrendo ai giovani una prospettiva dalla quale osservare il futuro».

Presidente Sciarra, Giugni è stato il padre dello Statuto dei lavoratori, con il quale - disse - «la Costituzione è entrata nelle fabbriche». Da allora - e con particolare riguardo al Sud - il diritto al lavoro si è rafforzato o indebolito?
«Abbiamo compiuto grandi passi avanti, come confermano numerosi e autorevoli studi. Il Mezzogiorno è progredito, anche se di quei passi ne vorremmo vedere di più insieme a una attenzione più mirata per certe realtà che devono ancora essere sostenute. Mi riferisco, in particolare, a tutto quanto attiene la coesione sociale. Ma è innegabile che il nostro sia un Sud in cammino e non da ora».

«La Costituzione ha in sé gli strumenti per combattere le diseguaglianze, a partire dall’istruzione che è garantita a tutti» ha detto ai liceali del “Da Vinci”. 
«Sì, è così. Le diseguaglianze sono aumentate ed è quindi indispensabile aprire le scuole a tutti, garantire l’istruzione».

La scuola come la sanità sono al centro del dibattito sull’autonomia differenziata che l’attuale maggioranza al governo vorrebbe condurre in porto. Fino a dove può spingersi, lo spirito federalista pure contenuto nella Carta, senza rischiare di intaccare i diritti fondamentali di ciascun cittadino?
«Non posso entrare nel merito di riforme ancora in discussione, ma le dico che, nei ricorsi in via principale, la Corte ha fatto un grande lavoro di raccordo fra le competenze legislative dello Stato e le competenze regionali, quindi soprattutto in materia sanitaria, in occasione della pandemia e non solo. Esiste una giurisprudenza frequente e ricca che è lì da tempo e mostra, allo stato dei fatti, come la Corte ritiene vadano garantite le competenze statali e quelle delle Regioni».

Nel 2014 è stata la prima donna eletta dal Parlamento alla Consulta. Ha giurato nelle mani dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, scomparso da pochi giorni. Che ricordo ha di lui?
«Ho un ricordo bellissimo. Dopo il giuramento, il Capo dello Stato si avvicinò a me e ai miei familiari e si informò con ciascuno di loro su cosa facessero, rivelandosi anche in quel piccolo frammento di storia personale una persona umanamente molto ricca, capace di ascoltare. Questa piccola mia esperienza aiuta a comprendere meglio la statura dello statista che ha rappresentato il Paese». 

Articolo 33 della Carta costituzionale: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Lei ha definito questo articolo “una lente che amplifica lo sguardo verso il futuro”. Ci spiega cosa intende?
«Questo articolo va letto insieme all’articolo 9, che promuove la diffusione della cultura nell’interesse delle future generazioni. La Costituzione è per i ragazzi, si rivolge a loro e chiede un ruolo attivo. Sull’ambiente e la cultura la retorica non serve, oggi meno che mai. Serve la pratica, il fare. La libertà è una grande conquista, che non va sottovalutata perché non è così per tutti. Si deve avere piena consapevolezza dei propri diritti: questo è un grande terreno di apprendimento per i giovani. Aldo Moro scrisse dell’“urgenza indomabile delle cose” che nel Dopoguerra, per lui, significava “la ricerca di una nuova dimensione sociale della persona umana”. Ma la persona è divenuta protagonista quando ha acquisito i diritti, cioè con l’entrata in vigore della nostra Costituzione».

Sono tante e autorevoli le voci che ritengono sia tempo per una revisione della nostra Carta. Non condivide?
«Sono una grande ammiratrice della Costituzione così com’è. Sa, forse perché ha la mia stessa età». 

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