Scuola, la Campania vince il ricorso al Tar contro i tagli. Ora spera anche la Puglia. La situazione

Scuola, la Campania vince il ricorso al Tar contro i tagli. Ora spera anche la Puglia. La situazione
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 2 Novembre 2023, 05:00

Il Tar di Napoli accoglie il ricorso della Regione Campania e sospende il decreto interministeriale sul dimensionamento scolastico che avrebbe ridotto il numero delle istituzioni già dal prossimo anno. Esulta la giunta di Vincenzo De Luca e la Puglia spera, visto che anche la Regione guidata da Michele Emiliano ha presentato il ricorso al Tar contro il decreto interministeriale che prevede il taglio di alcune scuole, depositando il documento già lunedì mattina (un giorno prima, quindi, rispetto alla sentenza giunta da Napoli). Per altro la Regione Puglia ha anche impugnato la Legge di Bilancio che stabilisce il dimensionamento scolastico presso la Corte Costituzionale, lamentando un conflitto di poteri. Vale a dire: la competenza sulla scuola spetta all’ente locale e non allo Stato. 
È lo stesso principio che il Tar ha stabilito, per quanto in via cautelare, chiedendo che il decreto adesso passi nelle mani della Consulta per decidere di chi è la competenza sul tema. «L’accoglimento del nostro ricorso - ha spiegato ieri il presidente Vincenzo De Luca - ferma la scellerata decisione del governo di tagliare scuole, risorse e personale scolastico in Campania. Avevamo rilevato nei mesi passati l’assurdità del ridimensionamento delle attività scolastiche, soprattutto nel momento in cui diventa ancora più necessaria un’attività educativa e di cura dei ragazzi, soprattutto nei quartieri più a rischio. Il Tar ha deciso la sospensione del provvedimento del governo ed è una decisione importante, che ci incoraggia a proseguire la nostra battaglia fino alla sua conclusione positiva».

Una battaglia che si accende adesso anche in Puglia. «Siamo molto fiduciosi anche sul nostro ricorso, riteniamo che la norma inserita in finanziaria andrebbe cancellata.

Non si può risparmiare sulla scuola. Non è vero, come dice qualcuno, che ci sono dei vincoli europei. Siamo convinti che sia stata una scelta del governo, ma in un paese civile non si dovrebbe fare spending review sulla scuola», commenta l’assessore all’Istruzione, Sebastiano Leo, in prima fila da mesi nella lotta alla norma inserita nella Legge di Bilancio del 2023. 

La posizione del Pd

E il Pd pugliese si accoda: «Lo stop alle disposizioni sul dimensionamento scolastico deliberato dal Tar a seguito del ricorso della regione Campania mette alle strette il governo Meloni - dichiara Colomba Mongiello, responsabile scuola e università dei Dem pugliesi - che invece di investire sulla scuola pubblica fa ricorso a una politica di tagli di risorse e istituti scolastici. Invece di disinvestire il governo dovrebbe potenziare le attività educative soprattutto nelle aree a rischio del Mezzogiorno. La Puglia aveva presentato medesimo ricorso: auspichiamo che anche nel nostro territorio su possa giungere ad analoga sentenza».
Nella sentenza di Napoli c’è un passaggio che sperare la Puglia: «Non è chi non veda come tale norma (il decreto, ndr) si connoti per uno spiccato carattere di disposizione di dettaglio e non certo di principio, elidendo in toto ogni spazio di con corrente intervento del legislatore regionale che finisce per essere in buona sostanza esautorato». In sintesi: il ruolo dell’ente regionale non può essere così marginale nella questione dell’organizzazione della rete scolastica.
Le Regioni a guida rossa avevano già protestato contro il piano del governo sulle istituzioni scolastiche da tagliare. In sintesi quella norma, che sarebbe decisiva ai fini dell’intercetto dei fondi del Pnrr secondo quanto più volte dichiarato dal governo, prevedeva il taglio di istituzioni con meno di 900 alunni, salvo che in casi particolari (quali, ad esempio, l’autonomia scolastica in un Comune che non ha altri istituti). In Puglia il piano prevede un drastico taglio del numero di scuole, che passerebbero da 627 a 569, con la conseguente riduzione di 58 autonomie. Il percorso è stato portato avanti in Puglia in comune accordo tra maggioranza regionale e sindacati, soltanto l’Associazione Nazionale Presidi si era sfilata, reclamando la positività dell’eliminazione del massiccio ricorso all’istituto della reggenza. 
 

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