Sanità, sulle liste d'attesa parlano i sindacati: «Fondi per i privati? No, bisogna assumere»

Sanità, sulle liste d'attesa parlano i sindacati: «Fondi per i privati? No, bisogna assumere»
di Andrea TAFURO
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Lunedì 16 Ottobre 2023, 05:00

L’allarme sulle liste d’attesa infiamma il confronto in Puglia tra i sindacati di categoria, dubbiosi sulla misure al vaglio del Governo nazionale, in particolare sull’innalzamento del tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni mediche dalla sanità privata accreditata al fine di ridurre le lunghe code a cui sono sottoposti da anni i cittadini bisognosi di cure. Secondo quanto discusso nell’incontro romano dei giorni scorsi con le parti sociali, l’Esecutivo Meloni sarebbe intenzionato ad investire 3 miliardi di euro in più sul fondo sanitario nella prossima manovra di bilancio, in aggiunta ai 2,3 miliardi stanziati lo scorso anno e che serviranno per sburocratizzare il sistema, aumentare i compensi extra orario di lavoro del personale sanitario, abbattere le liste d’attesa e migliorare le performance assistenziali delle Asl in difficoltà. Aiuto alle aziende sanitarie che potrebbe arrivare quindi dalla sanità privata accreditata, a cui sarebbero indirizzati circa 500 milioni di euro, vincolati alla riduzione dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie. Una scelta, ancora in fase di analisi, su cui però si sono accesi i riflettori dei sindacati regionali. 

I sindacati


«Il problema delle liste d’attesa ha una storicità – dichiara Antonio Piccinno, coordinatore sanità Cisl Lecce - fin da quando nel 2012 furono deliberate dalla regione le linee guida per l’effettuazione delle prestazioni per poter garantire prestazioni oltre quelle istituzionali. Da quel momento in poi la politica assunzionale non ha avuto mai un sussulto per poter garantire una adeguata organizzazione di personale medico al fine di assorbire la richiesta sanitaria oltre quella istituzionale. È ormai una regola non scritta che per abbattere le liste di attesa ci sia necessità di ulteriori prestazioni che, nel servizio sanitario regionale vengono svolte sempre dallo stesso personale, stanco e oberato. E tale condizione di mancata previsione di un fabbisogno differente spinge adesso a spostare sul privato convenzionato o non convenzionato l’onere dell’abbattimento delle liste d’attesa. Bisogna tenere conto però che, al privato che sia convenzionato o meno, l’abbattimento delle liste d’attesa – sottolinea il sindacalista Cisl - avviene sempre con fondi del servizio sanitario nazionale, quindi, per quale motivo non si può potenziare stabilmente gli organici del pubblico servizio in pianta stabile in modo che tutto sia riportato nell’alveo pubblico?». Liste d’attesa e carenza di personale sanitario per i sindacati restano temi centrali e collegati tra loro, come confermato dal referente Uil Fp Lecce, Mario Riso: «È convinzione diffusa che gli ospedali nella Asl sono bastevoli – ha commentato Riso sul proprio profilo social - e che la provincia di Lecce in particolare non ha bisogno che se ne costruiscano altri, come l’ospedale tra Maglie e Melpignano.

Piuttosto vanno assunti medici, infermieri, tecnici, Oss e acquistate attrezzature all’avanguardia, attivando di fatto la medicina territoriale con tutte le sue derivazioni istituite sulla carta».

Le proteste


Apertura alla collaborazione tra pubblico e privato sulla gestione delle prestazioni mediche al fine di abbattere le liste d’attesa arriva invece dal segretario Fsi-Usae Puglia, Francesco Perrone. Condivido la scelta del Governo e ritengo utile utilizzare i presidi ospedalieri pubblici, i distretti socio sanitari e le strutture private accreditate per l’abbattimento delle liste d’attesa. Di fatto c’è una legge che stabilisce che, se la lista d’attesa per una visita medica specialistica o per effettuare esami diagnostici è troppo lunga, è possibile ricorrere al privato pagando solo il ticket. Questa norma del 1998 indica che le Regioni insieme alle Asl locali e agli ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la richiesta della prestazione e la sua esecuzione. Occorre quindi, con determinazione, intervenire con una programmazione strutturata per abbattere le famigerate liste d’attesa. Diversamente il problema resterà nel tempo per tutti i cittadini pugliesi - conclude Perrone - e continueremo a spendere milioni di euro ogni anno senza garantire adeguatamente il diritto alla salute».

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