Confronto governo-regione sul Piano Casa: ecco le modifiche alla legge

Confronto governo-regione sul Piano Casa: ecco le modifiche alla legge
di Massimiliano IAIA
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 06:58

Sulla legge relativa agli interventi edilizi si vuole, anzi si deve aprire una fase nuova nel rapporto tra governo e Regione. Basta con gli scontri a suon di osservazioni, accuse di incostituzionalità e ricorsi. Dopo le criticità sul Piano Casa sollevate dal Ministero della Cultura su alcuni aspetti della legge regionale del 19 dicembre 2023 sugli interventi edilizi, ravvisando “profili di incostituzionalità”, il consigliere regionale delegato all’Urbanistica Stefano Lacatena si è confrontato ieri in una call con gli uffici ministeriali per intervenire sul testo, apportando le necessarie modifiche e recependo le indicazioni da Roma.

Il dialogo


«L’inizio di un nuovo dialogo, sicuramente molto costruttivo, che in passato onestamente non c’era stato», ha commentato al termine del confronto lo stesso Lacatena. Impossibile, d’altra parte, non prendere atto dello scontro che finora si era registrato tra governo e Regione sul fronte delle norme sugli interventi edilizi. Il Piano casa varato dalla Regione nell’agosto 2022 era stato infatti impugnato dal governo e dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale. Alla luce di questa considerazione, la Regione era corsa ai ripari varando un nuovo testo che - come d’altra parte rilevato anche dal ministero nella premessa delle ultime osservazioni - ripropone i contenuti della vecchia legge risalente al 2009.

Le modifiche


Da qui si è partiti per analizzare le norme, che secondo gli uffici romani presentavano in alcuni casi profili di incostituzionalità, per esempio quando gli interventi venivano consentiti - era il parere del ministero - senza tener conto del Pptr, il Piano Paesaggistico territoriale regionale. È stata questa la prima modifica apportata nel confronto governo-regione di ieri mattina: non essendoci da parte della Regione la volontà di consentire lavori eludendo il Pptr, è stato specificato nel testo che gli interventi in area tutelata siano consentiti solo se compatibili con il Pptr.
Un altro aspetto meglio precisato nel testo è che non possa esserci un cumulo tra ampliamenti: la preoccupazione del Ministero era infatti che gli ampliamenti potessero cumularsi con altre leggi e con il Pptr. Inoltre, sono stati forniti importanti chiarimenti sui lavori riguardanti edifici la cui epoca di costruzione è antecedente al 31 dicembre 1950 (una volta partita l’istanza, la Commissione locale per il paesaggio verificherà se l’edificio abbia un valore storico-architettonico che renderebbe impossibili gli interventi). Cassata, infine, la possibilità di ampliamenti per edifici collegati a distanza non superiore ai 10 metri. Il rilievo del ministero è che la richiesta di collegare due manufatti per l’ampliamento potesse contribuire a un consumo di suolo senza raggiungere però l’obiettivo della legge sulla riqualificazione del manufatto esistente. La Regione ha immediatamente recepito l’osservazione del ministero, provvedendo così alla quasi totale cancellazione dell’articolo in questione (restano possibili gli interventi in ampliamento oltre che in contiguità fisica, anche in sopraelevazione con l’edificio esistente).
Modifiche che avrebbero convinto gli uffici romani, tanto da scongiurare - è l’aspettativa in via Gentile - il rischio di impugnazione. Il governatore Michele Emiliano sta firmando proprio in queste ore una nota d’impegno delle modifiche alla legge e che sarà inviata al Ministero. 
I rilievi che erano stati mossi da Roma erano stati analizzati dal professore ordinario di Diritto amministrativo dell’Università del Salento Pier Luigi Portaluri, che si è soffermato anche sul ruolo dei Comuni. «Un tasto dolente», secondo l’esperto. «Anche sul piano personale. Nel tentativo di evitare censure di incostituzionalità, la legge consente ai Comuni di identificare le aree dove permettere queste pesanti trasformazioni edilizie. In questo modo – si dice – sarebbe garantita l’autonomia dei municipî nel gestire il loro territorio. Non è così. La Regione usa una norma eccezionale che previdi nella legge organica del 2001, elevandola a sistema. Anche i piani regolatori, infatti, hanno due “padroni”: il Comune e la Regione. Ogni modifica, come nel Pptr, deve essere concordata. La delibera comunale, invece, “fa tutto da sola”: unilateralmente. Senza alcun controllo né urbanistico, né paesaggistico. Perché questi tentativi di corto respiro? Non sarebbe ora di fare la nuova legge urbanistica generale?»
Per il consigliere regionale di Azione, Fabiano Amati, il professor Portaluri fa però «un ragionamento politico ammantato di tecnicismi».

Secondo Amati, l’impugnazione - che secondo Lacatena sarebbe stato scongiurata dall’incontro di ieri - è un rischio che la Puglia non può permettersi. «Il problema - ha detto - è che generiamo incertezza nei Comuni, negli uffici tecnici e nei privati», che ci penserebbero due volte prima di avventurarsi in interventi edilizi laddove il panorama normativo fosse tutt’altro che chiaro.

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