"Impresentabili", la rivolta dei quattro. Tra denunce all'antimafia, minacce di suicidio e candidature non ritirate

"Impresentabili", la rivolta dei quattro. Tra denunce all'antimafia, minacce di suicidio e candidature non ritirate
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Mercoledì 27 Maggio 2015, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 11:42

Il giorno dopo il verdetto della Commissione Antimafia, che ha ritenuto "impresentabili" quattro candidati pugliesi alle regionali (ecco chi sono: leggi il pezzo), scoppia la rivolta e impazzano le polemiche. E i quattro candidati si difendono strenuamente.

Oggiano. «Ho la fiducia di Fitto e Schittulli e poi sono innocente»: così Massimiliano Oggiano, candidato nella lista Oltre con Fitto, Schittulli presidente, nella circoscrizione di Brindisi. Oggiano è imputato davanti al tribunale di Brindisi, per associazione mafiosa, nonchè per corruzione elettorale, reato aggravato dalla finalità mafiosa. Oggiano fa sapere si essere stato assolto in primo grado perchè il fatto non sussiste; la procura ha fatto appello. «Sono stato implicato - dichiara Oggiano a Radionorba - in un procedimento penale nel 2007 inerente un concorso esterno in associazione mafiosa, dal quale reato sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Non intendo ritirarmi, intanto perché ho la massima fiducia del presidente Schittulli e di Fitto. E poi perché i criteri adottati dalla Commissione antimafia sono criteri che rivengono da un codice di autoregolamentazione. La fattispecie a cui fa riferimento il mio caso specifico non esiste».

Palmisano. «Sto facendo un esposto alla magistratura e anche contro i componenti della commissione antimafia»: lo ha annunciato Enzo Palmisano, candidato nel Movimento politico per Schittulli, Area popolare, nella circoscrizione di Brindisi. È coinvolto in un procedimento per corruzione aggravata, associazione per delinquere semplice, truffa aggravata dal danno patrimoniale di rilevante gravità nell'ambito del processo Farmatruffa.

Palmisano fa sapere di essere stato assolto in primo grado da tutti i reati mentre il falso ideologico è stato dichiarato prescritto in appello. Per ottenere l'assoluzione piena anche nel merito, lui stesso ha presentato ricorso in Cassazione contro la prescrizione. «Sono stato condannato in primo grado - ha detto Palmisano - per un piccolo reato di falso ideologico sempre nel processo Farmatruffa. Questo piccolo reato in appello è andato prescritto. Sono io che ho voluto fare ricorso in Cassazione ma potevo non farlo, solo per questo piccolo reato potevo non fare niente. Io non so perché mi dovrei ritirare, non c'è motivo».

Copertino. «In coscienza non penso di aver commesso nulla, se non quello di aver tentato di aiutare qualche persona che molti anni fa sarà venuta da me come va da altri per tentare di dare un po' di dignità alla propria vita con un posto di lavoro, di tutto questo si tratta. Io non ho mai chiesto né colore, né l'appartenenza né un voto a nessuno. Se viene fuori che in 30 anni qualcuno dichiara il contrario io mi suicido». Lo ha detto Giovanni Copertino, candidato in Forza Italia nella circoscrizione di Bari, indicato come uno dei 4 impresentabili in Puglia individuati dalla Commissione antimafia. Nei confronti di Copertino c'è il procedimento per corruzione aggravata e altro, conclusosi il 14 febbraio con la prescrizione, contro la quale lo stesso Copertino ha presentato un ricorso in appello per ottenere l'assoluzione piena. Il processo riguarda presunte pressioni per la proroga del contratto della cooperativa Fiorita all'ospedale di Monopoli e la conferma dell'assunzione di due dipendenti. «Devo ritirarmi da che, per aver commesso che cosa? Per una vicenda - afferma Copertino - di oltre 10 anni fa che poi è andata com'è andata. Io non capisco questo. A quattro giorni dal voto vengono fuori queste notizie? Io non capisco».

Ladisa. «Non mi ritiro e denuncerò chi mi ha diffamato e chi ha pubblicato notizie false. Sono scomodo a qualcuno, visto che sono il più forte della mia lista». Lo ha detto Fabio Ladisa, candidato nei Popolari per Emiliano, nella circoscrizione di Bari, indicato dall'Antimafia come uno dei 4 candidati 'impresentabili' della Puglia. Ladisa è stato rinviato a giudizio per furto aggravato, tentata estorsione (e altro), l'udienza è fissata per il 3 dicembre. Emiliano ha chiesto il suo ritiro dalla competizione elettorale. «Non ho avuto neanche un avviso di garanzia», ha detto e ha ricordato che «tutto nasce da denunce reciproche tra la sua azienda e un'altra su una questione di debiti non onorati». Minacciò di non assumere i dipendenti se l'azienda non avesse onorato i debiti. I dipendenti furono poi assunti ma le denunce hanno fatto il loro corso. «È una pendenza giudiziaria del 2011 - dice Ladisa - inerente due aziende. L'azienda in cui io sono presente e un'altra azienda dove appunto dovevamo rilevare del personale. Loro dovevamo farci i pagamenti e ci siamo denunciati a vicenda. E io da amministratore ovviamente sono in mezzo a questo processo che deve ancora iniziare dopo 5 anni».

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