Nasce "Oltre": Fitto verso il sì al nome sul logo. Intanto i candidati salgono a sette. Emiliano presenta la Digeronimo

Nasce "Oltre": Fitto verso il sì al nome sul logo. Intanto i candidati salgono a sette. Emiliano presenta la Digeronimo
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Martedì 28 Aprile 2015, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 20:43

(di Francesco G. Gioffredi) - La riserva sarà sciolta forse già oggi, quando ormai partiti e coalizioni si avviano al collo di bottiglia delle candidature: Raffaele Fitto, il principe dei dissidenti-ricostruttori di Forza Italia, ha ormai varato la sua lista “Oltre” a sostegno della corsa di Francesco Schittulli verso la presidenza della Regione, ma la veste grafica del simbolo resta ancora un dilemma. Di non poco conto: inserire o no il riferimento al suo nome? Optare per il sì vuol dire lacerare ulteriormente la corda che lega i fittiani a Forza Italia. Ma gli ambienti vicini all’eurodeputato salentino danno ormai per certa la versione più “hard” del simbolo: la parola “oltre” attraversata da un’onda (stessa parola d’ordine, stesso font e stessi colori che hanno caratterizzato la fortunata campagna elettorale delle Europee di Fitto), più in basso un vistoso “con Fitto” e - nell’ultima parte - un decisamente più dicreto “Schittulli presidente”.

Un’impostazione grafica che enfatizza la leadership di Fitto e nella sostanza accresce la distanza dai berlusconiani, fino all’irrimediabile strappo. Dalle conseguenze estreme e di portata nazionale.

È l’opzione in vantaggio, quella del simbolo più battagliero. Ed è l’opzione che condurrebbe ad ampie falcate, almeno in Puglia, alla sfida a distanza con Fi, misurando il peso elettorale voto su voto. Lo showdown, lo scontro finale. Intanto sui territori la composizione delle liste fittiane è ai dettagli. Con possibili innesti di nomi della galassia-Fitto nelle liste Ncd-Movimento Schittulli. A Lecce saranno della partita i consiglieri uscenti (Saverio Congedo, Luigi Mazzei, Antonio Barba) e poi ancora il presidente Asi Angelo Tondo e il capogruppo di Forza Italia a Lecce Damiano D’Autilia, il presidente di Sgm Mino Frasca, l’ex assessore provinciale Silvano Macculi, il vicesindaco di Lecce Carmen Tessitore, l’assessore magliese Tonino Lio e un esponente di Squinzano da scegliere tra Andrea Pulli e Vincenzo Vespucci, oppure il consigliere provinciale Renato Stabile.

A Brindisi i fittiani in prima linea saranno i consiglieri comunali del capoluogo Massimiliano Oggiano e Pietro Guadalupi, l’ex sindaco di San Vito dei Normanni Alberto Magli, un consigliere comunale ostunese tra Ernesto Camassa e Giuseppe Bagnulo, e infine un imprenditore cegliese. A Taranto invece si punta sull’ex vicecoordinatore provinciale di Forza Italia Renato Perrini anche sul presidente di Taranto Isolaverde Giovanni Quero, sul consigliere comunale martinese Antonio Fumarola, sul consigliere comunale di Torricella Francesco Turco. Nel resto della regione campo libero per i consiglieri uscenti (Ignazio Zullo, Michele Boccardi, Gianmarco Surico, Giuseppe Pica), per i dirigenti dal forte radicamento territoriale (l’ex presidente della Provincia Bat, Francesco Ventola) e forse persino per alcuni parlamentari: nella Bat Benedetto Fucci, a Bari uno tra Luigi D’Ambrosio Lettieri, Pietro Liuzzi e Luigi Perrone.

Bari, Roma, ma anche lo scenario internazionale: Fitto vuol proiettare la sua battaglia per la ricostruzione del centrodestra su uno scenario più ampio. «La lettera che, insieme a una trentina di parlamentari, abbiamo inviato al quotidiano inglese The Telegraph a sostegno di David Cameron e dei Conservatori, impegnati in una difficilissima campagna elettorale - con i sondaggi sul filo del rasoio - ha per noi un assoluto valore strategico. Il centrodestra del futuro deve avere alcuni capisaldi di politica internazionale. In Europa, non si può accettare il tran-tran che vede ormai costantemente alleati Ppe e Pse su una linea di austerità e di non crescita», spiega l’eurodeputato».

(di Michele Montemurro) - Le elezioni regionali si colorano di verde.

Nei prossimi giorni sarà ufficializzata la settima candidatura per la presidenza della Regione Puglia: quella di Gregorio Mariggiò per i Verdi. Quarantasette anni, di Manduria, consulente aziendale, Mariggiò è componente del Consiglio federale nazionale del movimento del sole che ride ed è stato già portavoce provinciale a Taranto. «Cerco di essere un ecologista. Sogno una riconversione ecologica dell’economia. Amo il cinema». Si presenta così sul suo blog il candidato ecologista, il settimo dopo Michele Emiliano (centrosinistra), Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle), Adriana Poli Bortone (Forza Italia, Noi con Salvini), Michele Rizzi (Partito alternativa comunista), Riccardo Rossi (L’altra Puglia) e Francesco Schittulli (FdI, Ncd e “ricostruttori” di Fitto).

La candidatura di Mariggiò arriva in ritardo a causa del caso-Mimmo Lomelo. L’ex portavoce regionale del movimento, oggi candidato con Emiliano, ha lavorato sino ad un mese fa per far transitare i Verdi nella coalizione dell’ex sindaco di Bari, però contro la volontà della maggior parte dei militanti. Il “no” secco ad Emiliano è stato dettato soprattutto dai risvolti del processo “Ambiente svenduto” che riguarda l’Ilva di Taranto. I Verdi si sono rifiutati di offrire il proprio sostegno al segretario regionale (nonché candidato presidente) di quel partito, il Pd, che annovera diversi imputati nell’inchiesta sul siderurgico. Sarebbe stato un controsenso per i Verdi sostenere il partito delle istituzioni nei confronti delle quali alcuni di quei militanti (tra cui gli allevatori tarantini danneggiati dalla diossina) si sono costituiti parte civile nel processo. Un punto di vista che nel partito di Angelo Bonelli è risultato maggioritario.

Dunque soltanto dopo il commissariamento della Federazione regionale, con la nomina di Simona Internò e Maurizio Parisi al posto di Mimmo Lomelo, il movimento ha iniziato a lavorare per costruire la proposta elettorale per le elezioni regionali: l’ufficialità ancora non c’è stata perché in queste ore si stanno definendo i nomi in corsa per il Consiglio regionale nelle sei province. I Verdi contano di candidare gli uomini e le donne che si sono resi protagonisti delle lotte ambientaliste ed ecologiste in Puglia. Se a Taranto si cerca di coinvolgere i militanti delle associazioni che orbitano attorno all’azione politica di Bonelli, nel Salento l’obiettivo è quello di selezionare anche coloro che si sono opposti alla realizzazione della Tap, alle trivellazioni nel Mar Jonio e, per ultimo, all’abbattimento degli ulivi colpiti dalla xylella.

(di Francesco G. Gioffredi) - Emiliano presenta la Digeronimo - Una conferenza stampa dopo l’altra, scandite a cadenza settimanale, dilatando i confini della coalizione e rischiando però di indispettire sempre più i vendoliani. Michele Emiliano va avanti come un caterpillar e precetta nella variopinta galassia delle sue due liste anche Desirèe Digeronimo, magistrato barese che ha indagato su Nichi Vendola e sul sindaco di Bari Antonio Decaro. Entrambi, peraltro, assolti in appello. «Non ho alcun tipo di imbarazzo», commenta la pm al bis in politica: un anno fa ha corso - contro Decaro e il centrosinistra di Emiliano e Vendola - alle comunali del capoluogo pugliese, a capo di un cartello di civiche. «Noi - ha avvertito il candidato governatore, rimarcando una linea già ben sbozzata e più volte sbandierata - ci contaminiamo con tutti purché ci sia un accordo assolutamente chiaro e formalizzato sul programma».

Già nei giorni scorsi Vendola aveva tuonato: «Digeronimo? Questa candidatura è una sgrammaticatura pesante. Per me si tratta di un argomento meritevole di pietas, e basta». Di «contaminazione all’infinito che rischia di produrre smarrimento e confusione» parla invece Dario Stefàno, senatore e coordinatore della lista vendoliana “Noi a sinistra per la Puglia”.

Ma la tendenza di Emiliano a impacchettare accordi con liste o candidati fuori dal classico canone di centrosinistra ha già scatenato mugugni e ire dei vendoliani: l’intesa con Udc, Centro Democratico e Realtà Italia (alle urne col triciclo “I Popolari”), la cooptazione di lembi di ceto politico moderato o di destra (nelle sue liste “Sindaco di Puglia” e “La Puglia con Emiliano”), l’accordo last minute con i Popolari per l’Italia degli ex montiani (o, anche, ex Pdl). Uno spostamento dell’asse verso il centro-destra? No, secondo Emiliano. Che rintraccia la pietra angolare nella condivisione di idee, programmi, orizzonti.

Un collante post-ideologico, ma anche post-partitico: «Noi - ha spiegato ieri, a margine della conferenza stampa con la Digeronimo - miriamo alla costruzione di una coalizione che ha un fondamento programmatico, alla cui base ci sia un patto sociale simile a quello che fonda quasi tutte le Costituzioni repubblicane. Quindi traguardiamo come unico limite all’adesione personale a questi progetti, i valori della Costituzione. È chiaro che se c’è qualcuno che è fascista, antisemita, che ha una concezione della donna non di parità e che immagina che le forze armate non siano democratiche, non può stare con noi». Per Emiliano «è dal 2004 che le persone aderiscono ai progetti che il centrosinistra pugliese mette a punto con una frammentarietà che, però, poi diventa unità di azione politica nel momento delle gradi decisioni e grandi scelte politiche. È un modello innovativo probabilmente diverso dalla vocazione maggioritaria del M5S che dice “noi ci muoviamo in una certa direzione ma non ci contaminiamo con nessuno”».

Digeronimo, che sarà candidata a Bari con “La Puglia per Emiliano”, sprizza entusiasmo: «Condivido il programma che Emiliano sta portando avanti attraverso le “Sagre”. La politica? I magistrati applicano la legge e basta mentre i politici possono davvero cambiare le cose e lasciare un Paese migliore. Per quanto mi riguarda, ho solo fatto il mio lavoro da magistrato e non ho conti in sospeso con nessuno». Fino a un anno fa la pm bombardava senza sosta il decennio al Comune di Bari di Emiliano. E ora? «Beh, ora Emiliano dice le stesse cose per cui io mi sono candidata un anno fa. Lui sa che non gli darò tregua e gli chiederò di sostituire le indennità con gli indennizzi, di buttare fuori la politica dalla sanità, di rendere trasparente il rapporto tra imprese e politica così come sta promettendo di fare. Vorrei provare a riscoprire l’Emiliano del 2004».

Sottolineando che «avere un magistrato in lista mi fa piacere», Emiliano ha aggiunto che Digeronimo e il suo gruppo politico «aderiscono a un progetto politico mantenendo autonomia piena e libertà di critica». «Tutto è impostato sul programma e sul nostro desiderio di fare un patto con i pugliesi per fare in modo che i politici non mettano troppo le mani nella gestione della sanità, nell’assegnazione dei fondi europei». Emiliano, anche lui magistrato in aspettativa, vorrebbe poi normare diversamente il cursus honorum dei giudici e pm impegnati in politica: «È un diritto di tutti i cittadini, anche dei magistrati, fare politica. E non è possibile chiedere loro il sacrificio di diventare disoccupati per fare politica. Questo la Costituzione lo vieta. La legge potrà determinare, come secondo me è giusto, che un magistrato che fa politica rientra nella pubblica amministrazione in un altro ruolo: si mette a fare l’avvocato di Stato, il dirigente della pubblica amministrazione, il segretario comunale».

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