C’è l’effetto Jobs act: contratti, Puglia al terzo posto

C’è l’effetto Jobs act: contratti, Puglia al terzo posto
di Maria Claudia MINERVA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Marzo 2016, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 15:02
Effetto Jobs act: più posti fissi e meno licenziamenti. A dispetto degli scettici, ad un anno dall’entrata in vigore della nuova riforma del lavoro, che ha rivoluzionato il contratto a tutele crescenti e mandato in pensione l’articolo 18, diminuiscono le uscite dal lavoro e aumentano i contratti a tempo indeterminato. Nella fotografia nazionale, nel IV trimestre 2015,in termini assoluti, la Puglia è terza in Italia, dopo il Lazio e la Lombardia, per numero di rapporti lavorativi avviati (232.344), sebbene il valore in percentuale sia un punto in meno (6,2%) rispetto alla media nazionale, che si attesta invece al 7,2%.
 
Allo stesso tempo, la Puglia non vede diminuire le cessazioni, che sostanzialmente restano stabili, al punto che si attesta come l’unica regione italiana a registrare con il segno più (0,5%) e valori significativi anche sul numero medio di cessazioni per lavoratore (1,40).

È quanto emerge dalla statistica del ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie secondo la quale nel 2015 le interruzioni di contratto per licenziamento sono state 841.781 con una riduzione dell’8,4% sul 2014. Se si guarda poi solo all’ultimo quadrimestre il calo è ancora più consistente con una riduzione dei licenziamenti sullo stesso periodo del 2014 del 14,9%. Il dato comunque risente del fatto che i nuovi assunti a tempo indeterminato hanno firmato un contratto privo dell’articolo 18 ma nella gran parte dei casi molto vantaggioso per le aziende grazie allo sgravio contributivo totale triennale previsto per le assunzioni a tempo indeterminato fatte nel 2015. I dati segnalano comunque, soprattutto nell’ultimo trimestre, una ripresa del mercato del lavoro. Infatti, nei mesi di ottobre, novembre e dicembre del 2015, in Italia, sono stati attivati oltre 2,5 milioni di contratti di lavoro dipendente e parasubordinato, con una crescita del 43,6% rispetto allo stesso trimestre del 2014 quando le assunzioni stabili erano state 1.634.481 (+712.620 unità). Dalle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, emerge inoltre che i rapporti a tempo indeterminato cessati sono stati 2.074.310, in aumento del 2% rispetto ai 2.031.971 del 2014, e allo stesso tempo cala il numero dei licenziamenti.

Sono le regioni del Nord e del Mezzogiorno a concentrare il maggior numero di assunzioni, rispettivamente 986.189 e 859.448 unità, a fronte delle 660.062 censite invece nel Centro Italia. Il 73,7% dei contratti registrati è concentrato nel settore dei Servizi (1.846.675 unità), mentre in quello agricolo e nell’Industria il volume di avviamenti è risultato pari, rispettivamente, a 280.548 (l’11,2%) e 379.481 unità (il 15,1%). Segnali di ripresa anche nel comparto costruzioni, con un incremento di avviamenti contrattuali di 14.536, rispetto al IV trimestre dell’anno prima (+11%). Il settore agricolo aumenta del 17,5% le attivazioni rispetto allo stesso trimestre del 2014 così come una crescita si registra nel comparto servizi pari a +2,8%.

Come si è detto, la distribuzione regionale delle assunzioni nel IV trimestre 2015, vede la Puglia, in termini di valori assoluti, al terzo posto in Italia, con 232.344 unità, dopo il Lazio (424.037 unità) e la Lombardia (377.457 unità): la variazione percentuale, rispetto al quarto trimestre 2014, si attesta invece al 6,2%, un punto in meno rispetto al dato nazionale. Sempre in Puglia crescono, però, le cessazioni dei contratti, che tuttavia restano stabili se riferite all’anno precedente: a differenza di quanto avviene nel resto d’Italia, la nostra regione registra uno 0.5%. Significativo anche il numero medio di cessazioni per lavoratore: la Puglia con l’1,40% è seconda solo al Lazio (1,78). Tradotto in numeri, in Puglia sono 336.433 i rapporti di lavoro cessati nell’ultimo scorcio del 2015, ma le cause potrebbero essere molteplici e, come dicono i sindacati, «i dati devono essere letti in rapporto ad altri indicatori».

Per il ministero il Jobs act ha ingranato la marcia, ma ora le organizzazioni che tutelano i lavoratori premono l’acceleratore sulla disoccupazione: «Il tema vero - sottolineano - è come creare occupazione per quei tre milioni di persone che non trovano lavoro, e questo si fa attraverso gli investimenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA