Assegno di inclusione chiesto da 38mila famiglie in Puglia

Assegno di inclusione chiesto da 38mila famiglie in Puglia
di ​Mattia CHETTA
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Lunedì 8 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 06:53

Sono 38.510 le famiglie che in Puglia, al 31 dicembre 2023, hanno chiesto l’accesso all’Assegno di inclusione. Un numero in drastico calo rispetto all’ormai archiviato Reddito di cittadinanza (RdC). E i dati lo confermano: le famiglie pugliesi che nell’intero anno 2022 hanno percepito l’assegno del governo sono state in tutto 141.179, contro i 113.432 nuclei che lo hanno fatto da gennaio a giugno 2023. E se già nei primi sei mesi dello scorso anno è parso chiaro il ridimensionamento delle richieste, alla luce del cambio di governo e di politiche, con l’avvio dell’Assegno di inclusione lo scorso dicembre il trend in discesa è stato confermato: nei venti giorni del mese scorso lo hanno richiesto in circa 38mila contro i 100.153  dei richiedenti RdC a dicembre 2022. 


Condizionato dal possesso di determinati requisiti (economici, di residenza, di cittadinanza e di composizione del nucleo familiare) l’Assegno di inclusione è legato a doppio filo alla volontà dichiarata del ricevente di aderire a un percorso personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, grazie al supporto per la formazione e il lavoro, già in vigore dal primo settembre 2023.

Condizione che in Puglia ora interesserà 38.510 famiglie.

I numeri in Puglia 

Nel dettaglio, sono 9.113 i nuclei ad aver chiesto il sostegno economico in provincia di Bari (di cui il 90,35% risulta essere stato beneficiario del Rdc), seguiti dai 7.564 della provincia di Taranto e dalle 7.193 famiglie della provincia di Lecce. Al quarto posto la provincia di Foggia (con 6.365 richieste), Barletta-Andria-Trani (4.406) e, fanalino di coda, la provincia di Brindisi con 3.869 istanze presentate sulla piattaforma online. 
Dell’assegno possono beneficiarne solo i richiedenti che fanno parte di nuclei familiari al cui interno siano presenti determinati soggetti (come persone diversamente abili, minori, soggetti fragili) e ovviamente bisognerà tener conto anche dell’Isee, che non dovrà superare la soglia di 9.630 euro. Nel caso di esito positivo della domanda, il nucleo familiare riceverà un contributo di 500 euro mensili, 6mila euro l’anno. Erogato mensilmente, l’Assegno di inclusione sarà elargito direttamente sulla carta di pagamento elettronica (Carta di inclusione o Carta Adi) per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per altri 12 mesi. Scaduto il periodo di rinnovo è comunque prevista la sospensione del sussidio di un mese. Come si diceva, tuttavia, almeno per il momento è stato circa un quarto di nuclei rispetto alle 127mila famiglie che lo scorso anno avevano percepito il reddito di cittadinanza. 

Domande in calo 


A confermare una diminuzione di potenziali beneficiari anche il segretario generale di Uil Puglia, Gianni Ricci. «Il calo era assolutamente prevedibile considerate le caratteristiche molto più stringenti della misura rispetto al Reddito di cittadinanza. Siamo i primi ad ammettere che il Reddito ha fallito nel suo originale intento di strumento di introduzione al lavoro, ma al di là delle tempistiche drastiche e inusuali con le quali è stato cassato, il dato di fatto è che molte meno famiglie hanno accesso a misure di contrasto all’emergenza reddituale che non può essere negata e in questo momento sono più che necessarie. Del resto – ha continuato Ricci –, non si può pensare che, specialmente nel Mezzogiorno, il tanto sbandierato aumento dell’occupazione possa sopperire ai danni enormi fatti dalla crisi economica e soprattutto dall’inflazione (che ha eroso quasi una mensilità all’anno ai lavoratori e ai pensionati pugliesi) e quindi sostituirsi a misure di sostegno al reddito come il Reddito di cittadinanza». Ma la preoccupazione di associazioni e patronati è legata sì alla complessità della nuova misura che non consente di accedere al portale se non con Spid e conseguente registrazione alla piattaforma Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) e successiva sottoscrizione del Patto di attivazione digitale (Pad) del nucleo familiare. Ma anche all’alto numero di contratti a tempo determinato e condizioni precarie del mercato del lavoro. «È una realtà che in Puglia la stragrande maggioranza dei contratti attivati è a tempo determinato e che i salari sono tra i più bassi d’Italia, così come è una realtà che il tasso di povertà relativa sia ancora elevatissimo da queste parti. C’è quindi una parte importante della popolazione che fa enorme fatica ad arrivare a fine mese e che va tutelata con misure efficaci e non abbandonata a sé stessa o alle dinamiche, purtroppo ancora molto precarie, del mercato del lavoro», ha concluso Ricci.
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