Pronto soccorso far west: manca il 50% dei medici. Attese infinite per i malati

Pronto soccorso far west: manca il 50% dei medici. Attese infinite per i malati
di Andrea TAFURO
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Sabato 14 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:59

Pronto soccorso di Puglia sotto pressione e a rischio implosione tra criticità strutturali e carenze negli organici. Posti letto sempre meno sufficienti alle esigenze di cura e medici stremati dal carico di lavoro, pronti anche ad abbandonare le corsie per cercare impiego in reparti meno “stressanti” o nella sanità privata. La polemica divampa anche tra gli utenti sconfortati per le lunghe ore di attesa, prima di essere visitati. La medicina del territorio non riesce più a fare da necessario filtro, in ospedale si recano in tanti e l’incremento degli accessi non trova immediata soluzione tra reparti e l’area di emergenza-urgenza. Ed ancora, i litigi e le aggressioni tra pazienti e personale sanitario non sono più l’eccezione, ed obbligano sempre più di frequente i carabinieri e la Procura a intervenire per sorvegliare lo stato delle attività. Infine le contestazioni dei sindacati. Ne vien fuori uno scenario complesso. Da piena emergenza. 

La crisi in atto da settimane riguarda tutte le Asl e i diversi ospedali delle sei province pugliesi, con situazioni al limite in particolare a Brindisi, Francavilla Fontana e Ostuni, dove nei giorni scorsi l’azienda sanitaria locale ha chiesto ed ottenuto lo stato di emergenza dalla Regione Puglia, per l’insufficienza di medici nei pronto soccorso. In molti casi infatti, le direzioni sanitarie sono costrette a lavorare in emergenza, procedendo con ordini di servizio e trasferimenti di camici bianchi da altri reparti. In corsia al “Perrino” di Brindisi, in virtù dello stato di emergenza ci finiscono oncologi o altri medici di specialità non affini o non equipollenti rispetto all’emergenza-urgenza, oppure il servizio è coperto con medici senza specializzazioni o con i colleghi in extramoenia che si rendono disponibili. 
Proprio la disponibilità è uno dei fattori più carenti del sistema: i medici finiscono per ritirarla o addirittura rassegnare le dimissioni.

Il caso ultimo è quello della dottoressa che lo scorso 17 novembre chiese l’intervento del magistrato perché il Pronto Soccorso del Perrino era intasato: si è dimessa nei giorni scorsi. Ma le carenze di personale sono ormai drammatiche e non limitate ai pronto soccorso, né alla sola Asl di Brindisi, dato che investono tutto il sistema sanitario regionale. Le prime conseguenze ovviamente si notano nell’emergenza urgenza, ma il problema è generalizzato e mette a rischio proprio la capacità della sanità pubblica di offrire assistenza ai cittadini. Pesano sul sistema anche gli errori di programmazione universitaria commessi nel passato con l’effetto più immediato della crescente gobba pensionistica non adeguatamente coperta con le nuove assunzioni. I medici sono pochi e le situazioni da fronteggiare invece, tante. 

Nella provincia di Taranto sono operativi quattro punti di Pronto Soccorso: Taranto, Manduria, Martina Franca e Castellaneta. In tutte le sedi si registra la scarsità di personale che impone turni faticosi e crea disagi per l’utenza. I numeri impietosi segnano una carenza del 50% di unità mediche rispetto al fabbisogno regionale che nell’area di emergenza urgenza dei nosocomi tarantini attribuisce almeno 65 medici. A conti fatti in servizio nei pronto soccorso ci sono poco meno di 30 camici bianchi, costretti anche ai doppi turni per far fronte all’incremento di accessi che in questo periodo si registrano per le patologie da virus respiratori, influenza australiana e covid. Problemi comuni di sovraffollamento e difficoltà di gestire le presenze in pronto soccorso comuni anche nell’Asl Bari (ospedale “Di Venere” e “San Paolo”) e nell’Asl Lecce. 

La situazione a Lecce

Nel leccese il “Dea-Fazzi” e l’ospedale “San Giuseppe” a Copertino al momento sono tra quelli maggiormente in difficoltà. Nei giorni scorsi - secondo fonti sindacali - l’afflusso costante di ambulanze in entrata, in alcuni casi, ha determinato ritardi nello sbarellare il paziente e liberare i mezzi di soccorso. Lo scorso 6 gennaio il pronto soccorso di Copertino sarebbe rimasto sprovvisto di barelle con 12 pazienti interni in attesa di ricovero, mentre l’otto gennaio, avrebbe registrato tre codici rossi, quattro arancioni di 87, 92, 85 e 91 anni e un codice azzurro di 80 anni, tutti in attesa di ricovero insieme ad altri pazienti. Nel nosocomio del capoluogo invece si sarebbero registrati contemporaneamente 50 pazienti allettati in pronto soccorso, tra cui 20 in codice giallo, 10 nei rossi e 20 in osservazione breve intensiva (Obi). Criticità diffuse dunque, che si registrano non solo sul piano delle cure ma anche nelle strutture, come denunciato da numerosi utenti all’ospedale di Molfetta, costretti ad aspettare, oltre ad un tempo dilatato, anche all’esterno del Pronto Soccorso, sotto la pioggia, a causa di una sala d’attesa inadeguata.
 

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