«Non sono uno schizzinoso, la politica torni un servizio: basta populisti da consenso». L'intervista a Lopalco

Dalla differenza di vedute con il governatore Emiliano al civismo. Parla l'ex assessore alla Salute

«Non sono uno schizzinoso, la politica torni un servizio: basta populisti da consenso». L'intervista a Lopalco
«Non sono uno schizzinoso, la politica torni un servizio: basta populisti da consenso». L'intervista a Lopalco
di Paola ANCORA
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Mercoledì 22 Dicembre 2021, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 08:21

«Non sono un accademico con la puzza sotto il naso o che pensa che la politica sia una cosa sporca, ma un conto è la politica, un altro il populismo». Non ci gira molto intorno, l'epidemiologo e consigliere regionale di maggioranza Pier Luigi Lopalco, già assessore alla Salute della Giunta Emiliano. E, del resto, il commento affidato ieri dal governatore alla platea di un convegno organizzato al teatro Kursaal di Bari da TgCom24, non è stato dei più felici, sintomatico di un legame che negli ultimi tempi si è consumato fino a sfilacciarsi. Il governatore ha prima lanciato il nome di Rocco Palese come assessore alla Salute, definendolo «uomo e politico di esperienza». E poi ha aggiunto: «Trasformare un accademico bravissimo e anche molto simpatico come Pier Luigi Lopalco in un politico non è facile. La fatica della politica è molto più difficile da gestire per una persona normale di quanto ci si aspetti». Non proprio un elogio.
Professore Lopalco, secondo il presidente Emiliano la fatica della politica l'ha soverchiata, non è adatta alle persone normali. Cosa ne pensa e come risponde?
«La politica non è certo più faticosa di qualsiasi altro mestiere. Pensi a un medico, a un infermiere in questo periodo o un operaio edile che costruisce palazzi sotto il sole d'agosto. Sicuramente, però, per fare politica servono dei talenti. Ma anche un accademico può essere un buon politico. Ciò che differenzia la mia idea da quella del presidente Emiliano è nella difficoltà di coniugare pensiero e azione».
Cosa intende? Si spieghi meglio.
«Dobbiamo tutti fare pace con la politica. Io la vivo come servizio alla comunità: per me significa mettere a disposizione dei cittadini i propri talenti, il proprio pensiero. Poi c'è un altro mestiere, che a mio avviso ha scalzato quello della politica per come la intendo io».
Quale mestiere?
«Il mestiere di chi è preoccupato della raccolta di consenso, che dovrebbe essere soltanto un elemento di valutazione fra i tanti, per chi sceglie di fare politica, senza mai diventarne l'unico ed esclusivo interesse. Un politico, un amministratore deve saper contemperare la necessità di raccogliere il consenso con quella di indirizzare il consenso, mettendo a frutto dei ragionamenti, delle visioni, dei pensieri tutti di alto livello e convincendo la collettività della bontà della sua prospettiva e visione».
Sta dicendo che il presidente Emiliano si occupa troppo della raccolta del consenso, sacrificando una visione complessiva di governo della Puglia?
«È la maggior parte della classe politica della Seconda Repubblica ad avere questo difetto. Berlusconi è stato l'antesignano: nessuno prende più in considerazione l'idea di creare opinione, ma solo quella di assecondarla. Su questo Emiliano ha ragione, io non mi ci ritrovo, tanto più che essendo un tecnico non riuscirei mai ad assecondare un'opinione sbagliata su un fatto scientifico, tecnico».
Il rapporto fra politica e scienza è sempre stato difficile, da Max Weber ai giorni nostri, segnati dalla pandemia. Le tante notizie fornite dalla comunità scientifica, anche contraddittorie, hanno trasferito l'idea che gli scienziati non sapessero bene che pesci pigliare, ma il politico deve fare una scelta. Ed è fallibile, tanto quanto uno scienziato.
«Il punto è che se la maggioranza dei pugliesi fosse no vax, i politici diventerebbero no vax. Invece io ritengo che lo sforzo dei politici dovrebbe essere quello di convincere i pugliesi. È un esempio, un paradosso, ma per alcuni aspetti le cose stanno proprio così. Non è secondario che l'allontanamento con il presidente Emiliano sia avvenuto proprio su una faccenda del genere (il caso del farmaco sperimentale da somministrare a un bambino affetto da Sma, ndr), nella quale per me è stata assecondata l'idea della famiglia in modo populista. Lo ribadisco: simili ragionamenti non mi appartengono».
Professore cosa pensa del civismo, delle coalizioni allargate? Anche su questo, secondo lei, il presidente Emiliano commette un errore?
«Le ideologie storiche, una volta crollate, avrebbero dovuto essere sostituite da altre idee perché erano le idee a consentire una definizione chiara della società. Venuta meno quella, si è creato un vuoto, che è stato riempito dal berlusconismo ed è cominciata così una escalation di politici tutti diversamente berlusconiani».
Lo è anche il presidente Emiliano?
«I politici di successo hanno dominato la scena sulla base di due essenziali caratteristiche: leaderismo e populismo. Solo così oggi si è politici di successo. Si ottiene consenso con scelte populiste. Infatti appena è necessario raddrizzare l'Italia si chiamano i tecnici. Pensi a Monti, a Draghi»
Insomma a lei non piacciono le grandi coalizioni.
«Possono servire per brevi periodi, in un momento di emergenza. Posso capire, in situazioni simili, che anche persone che la pensano molto diversamente fra loro si turino il naso e collaborino per il bene comune. Ma passata l'emergenza, serve una visione che per forza di cose deve scontentare qualcuno. Serve una visione chiara, definita. Un'idea. Altrimenti non andremo da nessuna parte».
Rocco Palese potrebbe essere il suo successore. Cosa ne pensa? Che messaggio vorrebbe inviargli?
«L'ho conosciuto durante la mia esperienza in assessorato e abbiamo avuto un ottimo rapporto. È una persona molto competente e non posso che fargli il mio sincero in bocca al lupo. A lui come a chiunque dovesse ricoprire quell'incarico».
 

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