Scontro sui Cpr, Piantedosi: "Imporremo la linea". Emiliano: «Puglia a disposizione». Insorgono i sindacati della Polizia

Migranti
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 20:42

Sui nuovi Cpr «resistenze ci saranno, noi dialogheremo con tutti, ovviamente lo faremo cercando però di imporre la linea del Governo». Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, mantiene la barra dritta ed al Viminale entra nel vivo la valutazione delle località adatte ad ospitare i Centri di permanenza per il rimpatrio nelle 12 regioni che ne sono sprovviste: un accordo si è trovato in Alto Adige, mentre in Liguria potrebbe essere scelta un'area vicino a Ventimiglia.

Centri di permanenza per il rimpatrio: la ricognizione affidata ai prefetti

Il ministero ha da tempo avviato una ricognizione, affidata ai prefetti, per individuare strutture idonee: lontane dai centri abitati e facilmente perimetrabili e sorvegliabili. La capienza sarà tra 50 e 200 persone. La sorveglianza continuerà ad essere affidata alle forze di polizia. Col decreto approvato lunedì scorso c'è stata un'accelerazione, che sarà favorita anche dalle procedure urgenti per realizzarle dopo che sono state inserite tra le «opere destinate alla difesa ed alla sicurezza nazionale». Sorgeranno in Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Valle d'Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige. Le proposte dai prefetti, ha riferito Piantedosi, «stanno arrivando, le stiamo valutando». Saranno prese in considerazione anche isole deserte? «Non c'è nessun pregiudizio rispetto alla tipologia, isole o non isole». I Centri, ha aggiunto, ospiteranno «quelle persone che girano per il territorio senza permesso di soggiorno e che hanno condizioni di pericolosità secondo un provvedimento di trattenimento che viene convalidato dal giudice».

Le reazioni dei Governatori

Tra Regioni c'è chi è sulle barricate e chi invece è disponibile.

In prima fila tra gli oppositori, i governatori di centrosinistra. «Io non impedisco» la realizzazione di un Cpr in Toscana, ha detto il presidente Eugenio Giani. «Se arriva il ministero dell'Interno e vogliono fare il Cpr qui - ha osservato - io gli dirò che sono assolutamente contrario sul territorio della regione. Il Comune che loro sceglieranno vedremo cosa gli dirà, se ne prenderanno tutte le responsabilità». Il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha sentito Piantedosi: «ci vedremo a breve», ha spiegato, mentre in precedenza aveva lamentato l'assenza di interlocuzione. Scettico un altro governatore dem, il campano Vincenzo De Luca: «non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il Governo, quindi siamo nell'impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza».

L'apertura del governatore della Puglia, Michele Emiliano

Maggiori aperture sono arrivate dal presidente della Puglia, Michele Emiliano: «Io delle politiche migratorie del governo penso, come tutti gli italiani, che siano un disastro. Però non è il momento di dare giudizio. Se il governo ha bisogno della Puglia bussa, chiede e la Puglia è a disposizione». In realtà la regione ospita già due dei 9 Cpr operativi sul territorio nazionale, a Bari e a Brindisi. Dovrebbe quindi essere risparmiata dal nuovo Piano. Si tira indietro il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, che ha parlato di un'opzione «difficilmente attuabile, che comunque potremo analizzare solo nel momento in cui ci saranno, se ci saranno, elementi e proposte sui quali confrontarsi».

Liguria e Calabria

Disponibilità piena al progetto dell'Esecutivo è arrivata invece dal ligure Toti. «Abbiamo già dato al ministro Piantedosi - ha informato - la disponibilità a collaborare per dare un'ordinata risposta a una crisi che non è risolvibile in pochi giorni e neppure esclusivamente a livello nazionale». Per il sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro - sulla frontiera calda con la Francia - un centro per il rimpatrio «serve in Liguria e serve vicino a Ventimiglia, ma serve a tutti i Comuni italiani, perché è un luogo in cui portare fuori dalle nostre città gli irregolari, chi delinque, chi commette reati, chi non ha intenzione di integrarsi e chi non può accedere ai sistemi di accoglienza». Sulla stessa linea il governatore calabrese Roberto Occhiuto: «se il governo vorrà aprire uno di questi Centri in Calabria, non mi opporrò. E mi auguro che anche nel resto del Paese nessuno si tiri indietro», ha detto. In Alto Adige c'è già l'ok: nascerà un Centro con una cinquantina di posti solo per esigenze locali, senza trasferimenti da altre regioni. Lo ha annunciato il governatore Arno Kompatscher, dopo un incontro con Piantedosi. Il sito per il momento è top secret per evitare polemiche.

Sindacati dei poliziotti molto critici sui Cpr

«Portare a 18 mesi i tempi di permanenza nei Cpr degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste è una misura inefficace e che anzi rischia di appesantire una gestione già problematica e che può far insorgere tensioni sociali con risvolti sulla gestione dell'ordine pubblico». È quanto afferma il segretario generale del Silp Cgil di Puglia, Raffaele Rampino, in merito alla proposta del Governo di aumentare il numero di Centro di permanenza per i rimpatri sul territorio ed estendere i tempi di permanenza. «Le nove strutture oggi esistenti sono tutte al collasso - spiega Rampino - Nel caso di Bari il Cpr esplode, siamo molto oltre i numeri previsti, le condizioni di vita sono insostenibili e questo causa spesso risse, evasioni, con unico argine il lavoro del personale di pubblica sicurezza esposto a ogni rischio. A Bari ricade quasi interamente sugli organici di Polizia, sono impegnati 40 uomini del Reparto Mobile ovviamente sottratti al servizio di controllo dell'ordine pubblico in città, costretti a turni massacranti, una notte ogni due giorni. Per non parlare di come sono al collasso i servizi dell'Ufficio Immigrazione nelle Questure. Nella città capoluogo di regione le pratiche per la concessione della cittadinanza si accumulano fino a un anno di ritardo per la mole di domande da gestire e il poco personale addetto. Addirittura si consegnano permessi di soggiorno già scaduti per i lunghi tempi di processo delle pratiche non certo addebitabile agli operatori».

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