Il terminal container del porto di Taranto sarà la base logistica per sbarco, stoccaggio, costruzione e assemblaggio delle piattaforme galleggianti e delle turbine eoliche nel Salento. Al progetto lavorano il gruppo turco Yilport e le società Falck Renewables e BlueFloat Energy. Yilport, attraverso la società San Cataldo Container Terminal, è il concessionario del molo polisettoriale, una delle più grandi infrastrutture del porto di Taranto, già utilizzata da settembre 2001 alla primavera 2015 da Evergreen. Falck Renewables e BlueFloat Energy sono le società che hanno presentato due progetti per due grandi parchi eolici marini offshore e galleggianti: uno al largo della costa adriatica del Salento, l’altro al largo di Brindisi. Odra Energia è il nome del primo progetto, Kailia Energia la denominazione del secondo.
I prossimi passi
Dopo le osservazioni formulate dal ministero dell’Ambiente, i due interventi stanno ora affrontando la fase dello studio di impatto ambientale.
Il parco del Salento sarà composto da 90 turbine e svilupperà una produzione annuale di energia pulita stimata in circa 4 terawattora (TWh), pari al consumo di oltre un milione di utenze domestiche, evitando l’emissione in atmosfera di oltre 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno. Caratteristiche analoghe per il parco di Brindisi. Intorno ai 7 miliardi il valore dei due investimenti. La scelta di Taranto si spiega col fatto che il porto, oltre ad essere infrastrutturato, presenta disponibilità di aree. La banchina in uso a Yilport ha un’estensione lineare di 1.800 metri. Anni fa è stata sottoposta a lavori di riqualificazione finanziati dal Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto. Fu uno dei primi interventi ad essere effettuati. Inoltre, l’area retroportuale del terminal si estende per un milione di metri quadrati e Yilport, nei mesi scorsi, si è già occupata della movimentazione per conto terzi di grandi manufatti industriali. «Il progetto valorizza la funzione multipurpose del terminal e rappresenta un passo del percorso per riportare il porto di Taranto al ruolo di piattaforma logistica strategica nel Mediterraneo a supporto del sistema economico italiano», dichiara Carlo Carbone, vice presidente di Yilport Taranto-SCCT. Yilport vuole valorizzare la “filiera locale” rileva Carbone. E Kseniia Balanda, direttore eolico marino Italia della partnership Falck Renewables- BlueFloat Energy, afferma che Taranto «è il primo porto con cui prendiamo un impegno. L’area jonica, dal punto di vista logistico e strategico, può consentirci di avviare al meglio i cantieri connessi alla realizzazione dei progetti di eolico marino galleggiante in Italia».
«È nostra intenzione - evidenzia Balanda - contribuire alla definizione di una strategia per la riconversione e la specializzazione dei porti italiani per questo tipo di impianti, sviluppando filiere locali, posti di lavoro e competenze attraverso formazione e collaborazioni con università e centri di ricerca. Questo è il primo di una serie di impegni che stiamo prendendo con il territorio al fine di co-sviluppare progetti concreti attraverso percorsi condivisi». Si dichiara “perplesso” sull’intesa Carmelo Sasso, segretario Uil Trasporti Taranto. «Anni fa non abbiamo suddiviso in più parti la concessione del terminal container perchè volevamo un terminalista in grado di riportare sul mercato tutta l’infrastruttura e adesso vediamo che Yilport ha affittato parti della banchina - afferma -. Per noi ci sono molti aspetti da chiarire. Yilport, anzichè fare operazioni che sottraggono lavoro ad altre aziende di logistica, portasse a Taranto i container che si è impegnata a portare». «Penso che sia una buona operazione - rileva Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale del Mar Ionio - perchè, in attesa di rilanciare il traffico container, quest’attività nell’eolico porta comunque lavoro e consente di sfruttare l’infrastruttura. Il terminalista ha già fatto lavori del genere. Ma resta comunque il fatto che Yilport le risposte ce le deve dare soprattutto su investimenti e container».