Berlusconi gela Fitto e annulla le Primarie

Berlusconi gela Fitto e annulla le Primarie
di Francesco G. GIOFFREDI
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Lunedì 6 Ottobre 2014, 21:15 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 18:06

Una trappola piazzata su un sentiero politico, di per sé affatto agevole: Raffaele Fitto non lo dichiara ufficialmente - in fondo perché lo ha già scandito ripetutamente a chiare lettere - ma non intende candidarsi alla guida del centrodestra in vista delle regionali pugliesi.

Proprio l’altroieri invece Stefano Caldoro, governatore campano sempre più nell’orbita ristretta di Silvio Berlusconi, aveva scoccato la freccia acuminata: «Solo Fitto puà battere il centrosinistra in Puglia: si candidi. Organizzare il dissenso interno non serve. Se si fa il controcanto, si perdono voti. Inutilmente, soprattutto se siamo d’accordo sul ruolo di Forza Italia all’opposizione». Un riferimento, quest’ultimo, all’infuocato scontro tra Fitto e Berlusconi durante l’Ufficio di presidenza di Forza Italia: un feroce scambio di accuse, e il detonatore era nel pressing pubblico portato dall’europarlamentare salentino su temi scottanti quali l’approccio (da Fitto ritenuto troppo soft) del partito al governo Renzi e la selezione e legittimazione della classe dirigente, che - secondo Fitto - deve adottare le primarie come strumento erga omnes.

Già: le primarie.

Prima ancora di poter essere incubate, in realtà sono state già soffocate: proprio in Ufficio di presidenza Berlusconi avrebbe spiegato che «le primarie non si faranno mai». «È stato questo - racconta un fittiano doc - uno dei principali motivi dello scontro con Raffaele». Che, viceversa, ha fatto delle primarie un ostinato vessillo della sua battaglia. «Io - ha spiegato a colloquio con i suoi - non rinuncio alle primarie. Continuerò a proporle, sono il miglior metodo di selezione dei candidati». Ma il quartier generale berlusconiano alza il muro di cinta, invalicabile.

Al punto che ormai in Puglia i forzisti hanno depennato la data del 23 novembre, virtualmente scelta alcune settimane fa per celebrare le primarie di coalizione. «Ma a quel punto - chiosano i fittiani - sarà Roma ad assumersi la responsabilità dell’accantonare le primarie», o addirittura della scelta del candidato governatore per il 2015.

Ma quali nomi sono sul taccuino del partito? Tanti e nessuno: si sonda la società civile, non si scarta affatto l’opzione Francesco Schittulli (il presidente della Provincia di Bari, leader di un omonimo movimento), si passa in rassegna la batteria di amministratori locali in rampa di lancio. E Fitto? Da un lato spazza via ogni suggestione di candidatura, subodorando l’inganno: se perdesse, il quartier generale berlusconiano lo stringerebbe all’angolo; se vincesse, resterebbe incatenato al ruolo di governatore, e dunque di leader regionale, mollando così le redini faticosamente guadagnate di capofila dell’agguerrita minoranza interna al partito.

Dall’altra parte però l’ex ministro non sta fermo, e nell’ombra lavora su opzioni alternative: nomi della società civile, eventualmente da calare sul piatto semmai dovesse esserci lo spazio per imporre la sua legge nel feudo pugliese. Il tutto mentre ancora domina l’incertezza sul ventaglio d’alleanze: a livello nazionale l’accordo Forza Italia-Ncd (da declinare in tutte e dieci le Regioni al voto) stenta a decollare, e in Puglia gli alfaniani non escludono nessuno scenario.

Dopo 48 ore di silenzio, già oggi (ospite a Ballarò) Fitto riprenderà l’offensiva mediatica, sfornando dichiarazioni e colpi di ariete sui temi più sensibili nel dibattito forzista. Ribadendo che «non vado via dal partito».

Un concetto che ieri, in modo decisamente polemico e provocatorio, ha confermato anche Giovanni Toti, europarlamentare e consigliere politico di Berlusconi: «Fitto è molto dentro Forza Italia, ha tutto il diritto di dire quello che pensa. Bisogna anche dire però che la linea politica è quella di Silvio Berlusconi, non c’è alcun dubbio».