Apulia Film Commission, il Cda ha i nuovi componenti: entrano Grassi, Sbarra e Samarelli

Apulia Film Commission House
Apulia Film Commission House
di Antonio BUCCI
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Martedì 25 Gennaio 2022, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 21:43

L’assemblea dei soci dell’Apulia Film Commission è molto più di una puntata, all’interno di una serie: è quella nella quale trova spazio buona parte dei tasselli lasciati fuori posto negli episodi precedenti. Si è chiusa, ieri, con l’elezione di tre nuovi componenti nel Consiglio di Amministrazione ed un organo in grado di tornare a funzionare.

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Il riassetto del CdA consentirà - con ogni probabilità - di scrivere l’epilogo del braccio di ferro in corso tra la presidente, Simonetta Dellomonaco, e il direttore generale, Antonio Parente, l’un contro l’altro armati da mesi. Lo scontro ha raggiunto il suo acme a novembre, quando proprio la presidente ha accusato il direttore generale di averla aggredita e di averle rivolto parole minacciose, dopo aver ricevuto una lettera di contestazione circa presunte irregolarità commesse nel corso di un procedimento. 

La vicenda della Fondazione


Con ordine. New entry sulla tolda di comando della Fondazione che, tra il 2020 e il 2021, ha portato sul territorio pugliese circa settanta tra produzioni destinate a tv e grande schermo, sono i brindisini Carmelo Grassi (in quota Regione), Marina Samarelli - indicata dai piccoli Comuni - e il barese Ettore Sbarra scelto dal Comune di Bari. Ingresso in corsa e niente tappeto rosso, se si conta che i tre arrivano dopo le dimissioni a catena dell’ormai ex vicepresidente – Marta Proietti – e dei colleghi consiglieri Luca Bandirali e Giovanni Dello Iacovo, a poche ore dalla seduta convocata per l’inizio della settimana, dedicata all’inchiesta interna chiesta da Dellomonaco su Parente. Dimissioni che sono state l’ennesimo capitolo del muro contro muro tra la numero uno e il dg, fatto di esposti e denunce. 

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«Ribadisco con fermezza che non vi è stata alcuna violenza nei confronti della presidente, ma solo una discussione animata su temi oggetto di un precedente Cda. Ho già manifestato un quella sede il mio dispiacere per quanto accaduto» ha scritto Parente in una lettera approdata anche sui tavoli della segreteria generale di via Gentile e del responsabile regionale dell’anticorruzione.

Da una parte la missiva serviva a smentire la ricostruzione fornita, dall’altra a contrattaccare sul metodo: «Non posso non evidenziare come, senza rispetto alcuno della necessaria riservatezza del giudizio in corso e senza minimamente preoccuparsi delle ricadute per l’immagine di Afc, abbia instaurato un parallelo processo pubblico sugli organi di informazione». Il riferimento è alle parole consegnate alla stampa lo scorso fine settimana, con le quali la project manager mesagnese aveva ripercorso la dinamica dei fatti, ribadito di essere in possesso di un certificato di prognosi di dieci giorni, rilasciato dall’ospedale, e bollato il passo indietro dei tre membri del Consiglio come utile ad «impedire decisioni definitive entro i termini previsti dalle norme». 


Al governatore non è rimasto che prendere di petto la questione e ripartire con una terna nuova, che si aggiunge a Giandomenico Vaccari e alla stessa Dellomonaco. I tempi per il procedimento disciplinare su Parente ora sono stretti e scadrebbero proprio in queste ore. La richiesta è quella del licenziamento: «L’auspicio è che si faccia piena luce su quanto denunciato dalla presidente, affinché i fatti non vengano derubricati a semplici discussioni e l’Afc continui ad essere il fiore all’occhiello del sistema cinema pugliese», puntellano dalla segreteria metropolitana di Articolo 1. E sulla stessa linea sono anche i pentastellati, che chiedono «una decisione definitiva su quanto accaduto e che si metta la parola fine a una brutta pagina per la Fondazione». «Bisogna riprendere il prima possibile le attività, ripartendo dai progetti che possano valorizzare e promuovere i Comuni coinvolti. Afc è una risorsa importante per l’intera regione e i risultati del grande lavoro fatto sono conosciuti a livello nazionale e internazionale», conferma la capogruppo Grazia Di Bari, a sua volta in predicato di assumere le deleghe alla Cultura, almeno secondo lo schema di rimpasto filtrato e poi congelato dalla partenza di Emiliano per la Capitale. Al ritorno, gli toccherà rispondere anche alla richiesta urgente di audizione a tema, formalizzata da Fratelli d’Italia nella sesta commissione di Donato Metallo. Con lui anche «tutti i protagonisti di questa vicenda – il CdA e il direttore – che è bene ricordare è avvenuta in concomitanza delle dimissioni dell’assessore alla Cultura, Bray», blinda il canosino Francesco Ventola. Non è un finale di stagione, ma quantomeno un colpo di scena.

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