Sesso con un 14enne dopo lo spinello: ambulante a giudizio

Sesso con un 14enne dopo lo spinello: ambulante a giudizio
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Mercoledì 16 Dicembre 2015, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 13:52
Stordisce con uno spinello un ragazzo di 14 anni e poi lo sopraffà sul divano per costringerlo a fare sesso. Con questa accusa sarà processato il 19 aprile dell’anno prossimo l’ambulante Amine Faoad, 45 anni, originario del Marocco e residente ad Arnesano.

Nell’udienza di ieri davanti al giudice Stefano Sernia, l’avvocato Benedetto Scippa ha scelto il rito abbreviato per difenderlo dall’accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e dall’aver usato delle droghe per attenuare le capacità di percepire le sue intenzioni. La famiglia del ragazzo si è costituita parte civile con l’avvocato Maurizio Papa, presentando una richiesta di risarcimento danni di 50mila euro.

I fatti che dovranno stabilire e qualificare il processo risalgono al pomeriggio del 16 giugno dell’anno, quando il 14enne incontrò per strada a San Cesario Foad ed accolse l’invito di partecipare ad una festa. I due raggiunsero la casa dell’ambulante dove, il 14enne ben presto si rese conto che a parte loro due, non c’erano altri invitati. A quel punto l’imputato gli avrebbe offerto uno spinello. E riprendendo i discorsi di poco prima sul fatto di doversi fidare di lui, di non avere nulla da temere, di doversi rendere conto di essere un ragazzo in gamba, l’ambulante avrebbe adulato il 14enne al punto da convincerlo che una fumata di droghe leggere non gli avrebbe cambiato di certo la vita.

Accadde invece - ed è questo che sostiene l’inchiesta del pubblico ministero Roberta Licci e dei carabinieri della stazione di San Cesario - che il ragazzino fu colto da un torpore quasi incontrollabile. Quella sensazione di giramento della testa e di rilassamento provocato dalla marijuana come dall’hashish.
I due erano seduti sul divano di casa di Foad. E l’ambulante in quei frangenti avrebbe cercato di approfittare dello stato di torpore dell’ospite: un abbraccio ingiustificato per i rapporti appena di conoscenza. E poi lo avrebbe toccato, con l’intenzione di avere un rapporto sessuale.
Lo shock riportò il ragazzino alla realtà. Scappò via, raggiunse casa, raccontò tutto ai genitori ed insieme si presentarono ai carabinieri per sporgere denuncia.

Foad rischiò l’arresto quella stessa sera, ma gli investigatori non lo trovarono. E non lo trovarono nemmeno in seguito, quando il giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella emise un’ordinanza di custodia cautelare: si era trasferito in Sicilia, dove l’ambulante rimase anche coinvolto nel blitz antidroga “Peter Pan” costatogli una condanna in primo grado a due anni di reclusione e ridotta ad un anno e quattro mesi in Appello. Tre giorni dopo il giudice revocò la misura poi ripristinata dal Tribunale del Riesame ed infine annullata dalla Corte di Cassazione.

Intanto il 3 marzo scorso la vittima ha confermato la ricostruzione dell’accusa nell’incidente probatorio (ha valore di testimonianza nel processo). Ed il suo racconto venne ribadito dall’amico al quale confessò in lacrime la disavventura. Ora la parola passa al processo.
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