Amovibile, del tutto. Per altro non in zona demaniale, trattandosi di proprietà privata. È stato assolto con la formula perché il fatto non sussiste il gestore del Lido Gold, di Salve, finito alla sbarra per aver posizionato alcuni pontili galleggianti per favorire l'accesso al mare dei disabili.
Il processo si è concluso martedì, dinanzi al giudice monocratico Valeria Fedele che depositerà le motivazioni entro un termine di 15 giorni. Il gestore del lido è difeso dall'avvocato Enrico Chirivì. Parte civile si era costituito il Comune di Salve.
La questione risale all'incirca a due anni fa, quando fu denunciata la presenza di opere che furono inizialmente ritenute non regolari. Il 30 agosto del 2021 scattarono i sigilli. Veniva contestato di aver realizzato "interventi edilizi" non autorizzati. Una passerella in legno, due pedane galleggianti in plastica di dimensioni più grandi e altre due più piccole.
«Tutte ricadenti - si leggeva nel capo d'accusa - su area asseritamente privata che si sviluppa invero su demanio marittimo, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogelogico, in assenza dei nulla osta delle autorità preposte alla tutela dei vincoli, con ciò occupando abusivamente il demanio marittimo dello stato e deturpando la bellezza naturale della fascia costiera dunale e rocciosa, con conseguente incremento del disequilibrio paesaggistico - ambientale e idrogeologico».
Il processo
Nulla di tutto ciò a parere del giudice monocratico. Il pm aveva chiesto 8 mesi di arresto e 30mila euro di ammenda. La difesa dell'imputato ha presentato documentazione specifica sulla dividente demaniale, e sul mancato aggiornamento della stessa. Ma soprattutto ha depositato un parere della Capitaneria di porto di Gallipoli, favorevole all'installazione delle opere.
«Esaminata la documentazione - era riportato - si rileva che il progetto attiene il posizionamento di passerelle precarie amovibili in legno e galleggianti in plastica per persone diversamente abili e per l'accesso il mare.