Magistrate minacciate e sotto scorta: vertice in tempi record. Il prefetto convoca tutti. Innalzati i livelli di tutela

Magistrate minacciate e sotto scorta: vertice in tempi record. Il prefetto convoca tutti. Innalzati i livelli di tutela
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Febbraio 2024, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 14:03

Ieri mattina si è riunito il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un vertice in tempi record, considerata la gravità dell’episodio. E sono state naturalmente stabilite ulteriori misure di tutela per le due magistrate sotto tiro. Minacciate ripetutamente, tanto da finire sotto scorta sin dalla scorsa estate. 
L’escalation parte da agosto e va avanti fino alla notte di ieri, quando la testa mozzata di un capretto, con una lama infilzata, è stata posizionata davanti all’ingresso dell’abitazione del giudice Maria Francesca Mariano, sopra alla scritta su un cartoncino: «Così». 

Gli avvertimenti e il vertice in prefettura


Avvertimenti inquietanti, sempre di più. Chi ha agito, ammesso che sia sempre la stessa mano (sembra lo sia stata nelle prime due occasioni, considerato che le missive erano firmate), non si è fermato neppure dinanzi al clamore. Davanti alla decisione, subito assunta a tutela della gip Maria Francesca Mariano e della pm della Dda, Carmen Ruggiero, di prevedere servizi di scorta giorno e notte, in ufficio e negli spostamenti quotidiani. 
È naturale, ora, che il livello di allerta dovesse essere elevato.

Cosa è successo

Il più recente degli episodi risale alla notte tra giovedì e venerdì. Mezzanotte e un quarto, quando è giunta la telefonata alle forze dell’ordine. L’ultimo degli “avvertimenti” è il più preoccupante, se non altro per l’immagine cruenta che è stata rappresentata alla destinataria, la gip Mariano che oltre ad essere un magistrato distrettuale è anche autrice di libri e di testi teatrali e porta la propria esperienza nelle scuole e in numerosi incontri in cui si discute di legalità e antimafia. 
Fin dal principio, dallo scorso agosto, quando le prime missive sono state recapitate, è stato unanime il coro di solidarietà che si è levato in favore dell’istituzione e delle due persone coinvolte. Non è sfuggito, naturalmente, che si trattasse di due donne, finite nel mirino per aver svolto il proprio lavoro ordinario, un compito di contrasto a tutto ciò che è illecito che nel caso specifico si concretizza nella lotta contro la malavita organizzata e fenomeni marchiati Scu che continuano a interessare tanto la provincia di Brindisi, quanto quella di Lecce. 
Nel cercare di comprendere quale fosse lo scenario in cui erano maturate le minacce, una sfilza senza precedenti, gli investigatori sono partiti dalle firme apposte in calce alle prime lettere.

Scritte a penna, in estate. Poi col sangue, a novembre. 

Le indagini


Nessun dubbio, considerato anche che si tratta al momento dell’unica inchiesta in cui entrambe hanno avuto un ruolo (chi requirente e chi giudicante), che l’ambito in cui svolgere approfondimenti è quello narrato nell’inchiesta sul clan Cantanna - Lamendola, attivo a San Vito dei Normanni e Mesagne, nel Brindisino. Indagine sfociata in un blitz nel corso del quale proprio la scorsa estate furono eseguiti 22 arresti. Dai vertici c’è stata una chiara, esplicita, presa di distanza rispetto a ciò che si è verificato dopo: oltre alle frasi in cui venivano annunciate intenzioni orrende, in taluni casi specificate nel dettaglio, anche una aggressione avvenuta durante un interrogatorio di garanzia in danno della pm Ruggiero. Aggressione con coltello. 
Insomma, non è stato fatto trascorrere troppo tempo tra il rinvenimento della testa insanguinata di un capretto, trafitta da una lama da macellaio, e il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il prefetto Luca Rotondi ha convocato seduta stante la riunione a cui come noto partecipano i vertici delle forze dell’ordine, comitato a cui spetta stabilire, qualora se ne verifichi la necessità, le azioni di protezione per chiunque si trovi a correre pericoli per la propria vita o per la propria incolumità.
Si è discusso di quanto accaduto, è naturale che si siano assunti i dovuti provvedimenti, il cui dettaglio resta coperto da un comprensibile riserbo. Tutto il resto, gli approfondimenti investigativi, è affidato attualmente ai poliziotti della questura di Lecce che ci stanno lavorando senza soluzione di continuità e che dovranno raffrontarsi con la Procura di Potenza che ha aperto un’inchiesta già la scorsa estate. Si parte dai filmati delle telecamere che si trovano nei pressi dell’abitazione della giudice Mariano. Per poi cercare di appurare ogni singolo, altro dettaglio. 
R.Gra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA