Lecce, il questore Valentino: «Da Tap al Covid, anni difficili ma intensi». L'intervista

Il questore Andrea Valentino
Il questore Andrea Valentino
di Roberta GRASSI
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Giovedì 20 Luglio 2023, 05:00

«Il Salento nel cuore». Potrebbe sembrare una frase fatta. Ma per il questore di Lecce, Andrea Valentino, è una frase densa di significato. Per il lungo tempo trascorso a capo dei poliziotti salentini, e per il peso specifico che questo tempo ha avuto. Dal marzo del 2019 all’agosto del 2023. In mezzo una pandemia, un lockdown, la crisi economica, oltre alle ordinarie emergenze territoriali. Il primo agosto Valentino prenderà servizio a Bolzano, al suo posto Massimo Vincenzo Modeo, che proviene da Ascoli Piceno ed è originario di Francavilla Fontana. 
 

Questore Andrea Valentino, quattro anni, se si considerano i normali tempi di rotazione, sono tanti. 
«Quattro anni e quattro mesi, il 26 luglio. A voler essere precisi. Più della media solita. Ed è un tempo che vale doppio, anche per tutto quello che è accaduto». 
 

Ora, la sua destinazione sarà Bolzano. Dal profondo Sud all’estremo Nord. 
«Ci hanno scherzato su i miei figli. Effettivamente da Napoli, la mia città di origine, sono sceso ancora più giù fino a Lecce. Ora si torna al Nord. Ma io vado a fare il mio lavoro. Del resto la mia casa si trova Milano. Ho percorso 1.016 chilometri per giungere in Puglia, nel marzo 2019. Ora sono 1.036 per risalire». 
 

Tornando al Salento. Che opinione si è fatto?
«Meraviglioso, bello, generoso, accogliente. Ma con un difetto: i problemi vengono affrontati sempre nella loro imminenza. E quindi in emergenza. Faccio l’esempio della stagione estiva: questa per me sarebbe stata la quinta estate da questore in Salento. Eppure tutti i problemi, per quanto si ripropongano ogni anno, non vengono presi in considerazione nel tempo giusto. Dei parcheggi abbiamo iniziato a parlare a maggio, per fare un esempio. Ne consegue che questioni che sarebbero ordinarie, si trasformano in problematiche di sicurezza pubblica».
 

Dal punto di vista investigativo?
«Per me è stata una esperienza nuova. Non mi ero mai occupato di polizia giudiziaria dal punto di vista della criminalità organizzata: i miei precedenti incarichi che erano stati incentrati principalmente sull’ordine pubblico. È stato un arricchimento del mio bagaglio professionale, anche per la maggiore frequenza dei rapporti con l’autorità giudiziaria. Ho trovato persone splendide. Sono arrivato qui per completare il discorso Tap, era l’obiettivo che mi era stato dato. L’opera è partita nei tempi previsti. Le manifestazioni sono state garantite, ma gestite con grande buonsenso. Contemporaneamente c’è stato il Covid, un capitolo molto particolare. È stato un momento di grandissima attenzione, anche in termini di formazione del personale. C’è stato bisogno di grande sensibilità, in quanto si andava a incidere sulla libertà delle persone. C’è stata grande collaborazione fra noi, abbiamo fatto squadra. Ci siamo uniti moltissimi. La questura è stata la mia abitazione per mesi. I colleghi, la mia famiglia». 
 

Insomma, di eventi importanti ne ha dovuti gestire molti. È una provincia complessa. 
«Si, dalla Notte della Taranta, alla visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in piazza Duomo, una location particolare, senza uscite di sicurezza tradizionali.

Abbiamo dovuto prevedere misure alternativa molto particolari. La Serie A: sono particolarmente contento della permanenza del Lecce nella massima serie». 

Ma non è stata per lei l’unica gioia calcistica. 
«Lo sanno tutti. Lecce non la dimenticherò mai anche per questo. La mia permanenza a Lecce ha coinciso con lo scudetto del Napoli vinto dopo 33 anni. Gioia che ho vissuto con tanti amici e tifosi che abitano qui. Per scaramanzia le partite le guardavo a Leverano, da un amico. Sempre lì». 

Tornando al territorio. Quale è stata la sua principale apprensione, e quale il ricordo più gioioso che porterà con sé?
«La principale apprensione è stata la prima stagione estiva. Ma devo dire che con la collaborazione dei prefetti che si sono avvicendati e con le altre forze di polizia, come accade a Gallipoli, non ci sono mai stati grossi problemi. Gioie tante, la soddisfazione per tutte le operazioni concluse con successo. Un momento doloroso, lo vorrei ricordare, è la morte di un poliziotto in questura. Davanti ai nostri occhi. Lo abbiamo visto andare via: una vicenda che mi ha segnato e che non dimenticherò mai». 
 

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