Aveva riscosso in anticipo 68mila euro di una polizza assicurativa, Donato Montinaro, il pensionato 78enne ucciso di botte l'11 giugno nella sua casa di Castrì. E a quanto pare aveva più volte detto in pubblico di possedere in casa somme in contanti, lauti importi.
Le modalità del delitto
Montinaro è morto per «asfissia da soffocamento diretto per azione combinata mediante imbavagliamento, incappucciamento e strangolamento, con indumenti, lenzuola e nastro adesivo», secondo il referto del medico legale Roberto Vaglio. È stato trovato dalla governante, che poi ha anche riferito di aver visto gente fuggire con una motosega (effettivamente rubata dall'abitazione), denudato dalla vita in giù. Indossava una canottiera bianca, completamente sporca di sangue. Avvolto da una coperta. Le braccia attorno ai piedi di un tavolino in legno, i polsi legati con una traversa assorbente, nastro adesivo, cintura in cuoio e due fascette. Attorno al collo una maglietta. Il volto tumefatto. Secondo le ricostruzioni i tre (Antonio Esposito, Angela Martella e Patrizia Piccinni) sarebbero giunti a casa di Montinaro intorno alle 20.48, con la Hunday Tucson di Angela Martella. E si sarebbero poi allontanati dopo il delitto con una somma in denaro non quantificata e con una motosega. L'omicidio è contestato in concorso con persone non identificate e con un quarto indagato a piede libero, Emanuele Forte. I tre arrestati rispondono di omicidio volontario e rapina.
Le intercettazioni
Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Lecce, coordinati dalla pm Maria Consolata Moschettini, sono partite subito dopo i fatti.
La svolta dal telefono della vittima
La svolta è giunta poco dopo, dal ritrovamento in via Volta, strada perpendicolare a via Roma, di un telefonino cellulare, il telefonino di Montinaro con la batteria staccata. Dall'analisi dei tabulati è stato possibile attivare le intercettazioni telefoniche. E si è giunti subito alle utenze delle due donne: Angela Martella e Patrizia Piccinni. Le conversazioni sono state eloquenti: «Io galera non me ne faccio, te lo dico chiaro. Io galera non me ne faccio per nessuno» dice una. E poi dopo il ritrovamento del telefono: «Il telefono quello è, là stanno battendo cassa», informazione appresa dai giornali.