Tanti libri da leggere sotto l'ombrellone

Tanti libri da leggere sotto l'ombrellone
di Rossano ASTREMO
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Domenica 17 Agosto 2014, 19:46 - Ultimo aggiornamento: 19:47
Il valore letterario di un libro non si misura dalla sua mole, dal suo numero di pagine, dal suo peso. Pure è vero che nella storia della letteratura mondiale molti capolavori si contraddistinguono per il loro peso imponente, basti pensare al “Don Chisciotte”, a “Delitto e castigo”, ai “Promessi sposi”, a “Moby Dick”, a “Guerra e pace”, all’“Ulisse”. Va bene, direte voi, ma non sempre il binomio peso e numero di pagine è direttamente proporzionale alla grandezza di un’opera. Pensate a “La metamorfosi” di Kafka, a “Se questo è un uomo” di Primo Levi, a “I dolori del giovane Werther” di Goethe, a “Il sentiero dei nidi di Ragno” di Calvino, “Lo straniero” di Camus. Però, è anche vero che negli ultimi anni il mercato editoriale è tanto ricco di titoli, un calderone di sessantamila nuove uscite l’anno, tra cui è davvero difficile orientarsi per cercare il testo a noi più congeniale.



Quella che segue è una lista di libri dalla gran mole, usciti nell’ultima stagione editoriale, che risponde alla formula secondo cui più è grosso il libro, più è difficile da portare con sé in spiaggia e sotto l’ombrellone, in questa settimana di ferragosto, e più siamo in presenza di libri dalla grande qualità letteraria.



Partiamo da un romanzo edito da una casa editrice pugliese, “Domani” (Manni Editori, 400 pagine), scritto da Velio Abati. Il libro racconta più di un secolo di storia italiana, dilatando la sua narrazione in uno spazio temporale che va dal 1797 al 1944. Romanzo mondo che racconta le relazioni e le peripezie di due famiglie, aventi come sfondo la lotta per la terra, le trasformazioni del primo Novecento, le guerre, le rivolte risorgimentali ed europee, la Resistenza, le migrazioni, la religione che si intrecciano con i destini individuali dei personaggi.



Da segnalare “Il cardellino” (Rizzoli, 2014, 892 pagine) dell’americana Donna Tartt, piccolo gioiello in prosa, che racconta la vita di Theo Decker, dall’adolescenza fino all’età adulta, attraverso un superlativo utilizzo del linguaggio. Premio Pultizer 2014, con questo romanzo Donna Tartt ci regala un libro che si scrive una sola volta nella vita, una storia in cui si sottolinea come credere nella bellezza, molto spesso, può salvarci la vita.



Altro consiglio, dal Premio Pulitzer 2014 al Premio del Man Booker Prize 2013, andato a Eleanor Catton, autrice di “I luminari” (Fandango, 2014, 832 pagine). La Catton, autrice di grandissimo talento, ambienta questo libro nella Nuova Zelanda del 1866, un tempo e un luogo lontano anni luce da noi, eppure, come ha scritto da The Guardian, “ogni frase di questo racconto ambientato nella selvaggia costa occidentale del Sud della Nuova Zelanda durante il tempo della caccia all’oro è scritta magistralmente, ogni finale di capitolo ha una tale tensione che la supplica del lettore è di andare veloce al prossimo”.



Altra donna autrice di un romanzo stupendo è l’americana Rachel Kushner. Il suo libro, “I lanciafiamme” (Ponte alle Grazie, 2014, 566 pagine), è stato definito da Jonathan Franzen “il più bel libro che ho letto nel 2013”. Il romanzo della Kushner ha, tra le sue pagine, un personaggio femminile di grande fascino, Reno, che nella New York del 1977 si innamora del talento artistico di Sandro Valera, un italiano la cui famiglia possiede una celebre fabbrica di moto e pneumatici, con cui presto allaccia una relazione. La storia di Reno, del suo amore per Valera, della sua visione dell’esistenza, della sua idea di futuro, muterà per sempre con un viaggio in Italia.



Infine “Il figlio” (Einaudi, 2014, 550 pagine) di Philip Meyer, autore selezionato da “The New Yorker” tra i 20 migliori scrittori americani sotto i 40 anni. Meyer racconta la storia di una famiglia texana, i McCullough, attraverso tre narratori, il centenario capostipite Eli, da tutti noto come “Il colonnello”, suo figlio Peter, chiamato “la grande delusione”, per la sua incapacità di seguire ciò che è stato il padre e la pronipote di Eli, Jeanne Anne, erede del grande impero familiare, che ha sulle spalle il peso di una famiglia alla deriva. Un libro che è già un classico nella misura in cui, parlando dei McCollough, Meyer apre squarci visibili sulle nostre vite e sulle nostre famiglie.
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