Visti da (molto) vicino/ Sannino
tutto il genio di Mister Innovescion

Alessandro Sannino e Alessandro Isoni
Alessandro Sannino e Alessandro Isoni
di Rosario TORNESELLO
7 Minuti di Lettura
Domenica 13 Aprile 2014, 19:24 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 23:50
“Isoni c’”. E il bello proprio questo: c’, mica ci fa. Il cartello accanto alla porta frutto della goliardata di un collega e dei ritardi nel trasferimento di studi e uffici universitari dal “Parlangeli”, alle spalle del tribunale di Lecce, all’“Ex Tabacchi”, di fronte all’obelisco. Alessandro Isoni insegna Storia delle Istituzioni politiche, primo piano, stanza 15D, dipartimento di Storia, società e studi sull'uomo. Nessuna targa in ottone, solo un cartoncino. “Isoni c’è”, appunto. Lui, per non essere da meno, sotto ci ha disegnato un triangolo col globo oculare dentro, sfottò di rimando ai cartelli che un tempo ti indicavano i luoghi dello spaccio, “dio c’è”. L’occhio dei popoli, insomma. Vabbè. Qui si celia. Giusto per parlare di un altro Alessandro, Sannino, professore associato di Scienza dei materiali, dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Soprattutto, ricercatore e inventore. Per banalizzare: la pillola che fa dimagrire, le calze che non puzzano, i nervi che ricrescono. Idee geniali divenute brevetti, società di spin-off, eccellenze capaci di attrarre finanziamenti esteri e alimentare affari. Creare lavoro, ecco. I due prof, trapiantati nel Salento, sono entrambi “figli” dell’Isufi, tecnica di fecondazione assistita di intelligenze e genialità, altrimenti detto Istituto superiore universitario di formazione interdisciplinare. Raro caso di fuga di cervelli non “dal” ma “verso il” sud. Quando il Meridione smette di fare il piagnone produce miracoli.



Sannino, per esempio. Ovvero l’innovescion tecnologi fatta persona, scritta e letta proprio così, alla napoletana giacché isso arriva da Portici e ci tiene alle origini e alla lingua, figlio unico di un ingegnere, Gigi, e di un’insegnante, Adriana. Dopo la laurea a Napoli (Ingegneria Chimica), il dottorato di ricerca tra il capoluogo partenopeo e Seattle, negli Stati Uniti. L’approdo a Lecce nell’anno accademico 1999/2000, tutor in un corso Isufi. L’altro Alessandro, Isoni, ci arriva nello stesso momento, master in Politiche Euromediterranee dopo la laurea a Sassari. L’anno dopo comincia la convivenza nell’appartamento preso in affitto dall’avvocato Corleto, in via Gentile. Contratto super-regolare: la legge è legge sempre. Il sardo e il sannita, come si chiamavano tra loro in ragione delle diverse provenienze e assonanze: gli altri passano da quell’appartamento, loro restano. Dieci anni assieme. «Al punto che il sannita ha la propria residenza ufficiale ancora lì, nonostante abbia preso casa in un’altra zona, a Santa Rosa», dice il sardo. Nomi come marchio Igp, Indicazione geografica protetta: serve a distinguerli. Se l’hanno fatto loro... Dieci anni, dunque. Saldati dalla scelta di Isoni di avere Sannino come testimone di nozze. L’altro nel frattempo è felicemente fidanzato con Eliana, ricercatrice nel suo stesso dipartimento.



La residenza arretrata è solo accenno di stravaganza. Il genio non sempre la richiede: se c’è fa allegria. E qui hai voglia quanta. Per anni quell’appartamento è stato una delle tappe della goliardia cittadina. «Nel tempo - racconta Isoni - il sannita ha acquisito anche denominazioni più specifiche. Una su tutte: Jean Jacques. Non c’era un motivo. Il nome è venuto così, nessun riferimento a Rousseau. Comunque, che fosse semplicemente il sannita o Jean Jacques o bomber per via del calcetto, bravo ma troppo anarchico in campo, lui è sempre stato un gran mattacchione. Un tipo scatenato: divertimento, balli e musica. Anche se non amava il grunge. Ma come, mi chiedevo: uno torna da Seattle, che è la patria del grunge, e non lo degna di minima attenzione? Incredibile». Una volta lo hanno chiuso sul balcone, completamente nudo, ricoperto di schiuma da barba, con l’aggiunta della telefonata traditrice e beffarda alle amiche del palazzo di fronte. Era il periodo in cui il loro primo compagno di appartamento stava per convolare a nozze, sicché gli scherzi procedevano a ritmi sostenuti. Un’altra volta, poi, gli hanno scombinato la stanza: aveva scelto la più grande perché lui, il comodoso, voleva il letto matrimoniale, ma durante una sua assenza gli trasferirono armi e bagagli in una più piccola, esposta a tramontana, gelida d’inverno ma almeno fresca d’estate. E poi la festa dei 30 anni, nel 2002: «Lui all’epoca era astemio, io da buon sardo no. Andammo a Sava a scegliere il vino: si partiva dai 14 gradi e si saliva. A sedici ero ubriaco. Tornammo a casa con il carico. Per fortuna guidava lui. Ma a quella festa, in una masseria presa in affitto, fece arrivare anche del passito da Pantelleria». Per la cronaca, il bomber non è più astemio.



Spaccati di vita che spiegano molto e ti raccontano di una persona in trasparenza. Il resto è successo, nel senso di affermazione e non di semplice accadimento. «Alessandro Sannino ha i risultati che si merita». Il professor Isoni volta pagina e racconta: «È vero, lui si divertiva con questa storia dell’innovescion tecnologi, ma era attratto dalle novità. Una molla irrefrenabile. Portava di tutto. L’iPhone, certo, ma anche i lettori dvd, i forni a microonde, i frullatori. Una storia a parte, quest’ultima: si presentò a casa con una centrifuga, vi passammo dentro cinque chili di mele e ne bevemmo tutto il succo. Un mal di pancia tremendo. Soprattutto, incrostazioni tignose di mela nell’apparecchio. Mai più usato». Piccola parentesi. Torna a spiegare: «Il divertimento, sia chiaro, arrivava solo negli spazi lasciati liberi dallo studio, dal lavoro, dagli impegni. Una dedizione straordinaria, la sua: usciva la mattina e rientrava la sera. E poi, quando era a casa, stava sempre al telefono. Nel tempo ha creato una serie di contatti eccezionali, una rete di relazioni su buona parte del pianeta. Lo vedi ancora oggi: ha casa a Lecce, ma di fatto vive in aereo. Tuttavia la particolarità di Alessandro è questa: lui è insieme la ricerca e la managerialità. Coniuga in sé la capacità di innovare e di mettere a frutto i risultati del suo lavoro, gestendo le fasi imprenditoriali. Il suo maestro Luigi Nicolais, ora presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, una volta lo mandò per sei mesi a Milano ad apprendere in una società di consulenza, la “Bain & Cuneo”, i fondamenti dell’impresa. E lui lo ha fatto. Anche questo».



I risultati sono straordinari. Sannino ha attivato subito tre società di spin-off. Ha fatto incetta di premi. Ha stupito il mondo con la pillola antiobesità che fa leva su un gel biocompatibile e biodegradabile per anticipare il senso di sazietà e favorire il dimagrimento. Ha inventato dei trattamenti per rendere antibatterici i tessuti. Ha messo le basi per uno studio sulla rigenerazione del sistema nervoso centrale e periferico danneggiato o lesionato («secondo me vincerà il premio Nobel», preconizza l’amico). Per ogni idea un progetto, per ogni progetto una produzione. In termini pratici aziende, partner d’oltreoceano, laboratori collegati all’università e posti di lavoro. La pillola antiobesità, per dire, ha catapultato finanziamenti dagli Stati Uniti per 39 milioni di dollari. «Alessandro è uno dei pochi che nel panorama deprimente degli affari ha sviluppato un sistema di “venture capital” per attrarre fondi da gruppi industriali esteri. I sistemi produttivi tradizionali e maturi hanno ormai dato il meglio di sé. Vanno bene solo i comparti innovativi che partono dalla ricerca. È il modello che Vannevar Bush suggerì a Franklin Roosevelt per rilanciare il New Deal oltre la fine della seconda guerra mondiale: l’economia poteva crescere solo attraverso corposi investimenti nella ricerca, soprattutto quella scientifica, alimentata da apporti pubblici e privati». Con un ingrediente segreto: la voglia di rischiare.



La sponda a stelle e strisce è ricca di suggestioni. I rimandi sono molteplici. “I have a dream”, ad esempio: impossibile sottrarsi. E Sannino, giusto per non tenersi, di sogni ne ha due. Il primo: affermare il modello “campus”, sperimentato negli anni della formazione in America, un circuito virtuoso fondato sulla condivisione di modelli positivi. In una espressione sola: se ce l’ha fatta lui, ce la posso fare anch’io. L’esatto opposto del disfattismo e del nichilismo, i mali contemporanei. Il secondo: lo sviluppo qui al sud di un’industria chimica d’avanguardia, modello green. «Il sannita è una grande opportunità per Lecce e il Salento; il suo lavoro ha determinato una straordinaria ricaduta sulla città. È il modello dei cerchi concentrici: si parte da un nucleo centrale per allargarsi. Lui ha creato équipe di giovani che gli lavorano accanto: imparano, crescono e a loro volta si evolvono». Facile, no?











Visti da (molto) vicino: 23esima puntata.

Negli incontri precedenti, sezione Cultura:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre

- Flavia Pennetta

- Maurizio Buccarella

- Emma Marrone

- Ennio Capasa

- Giancarlo De Cataldo

- Vincenzo Zara

- Albano Carrisi

- Teresa Bellanova

- Ferzan Ozpetek

- Andrea Ascalone

- Giuseppe Acierno

- Edoardo Winspeare e Celeste Casciaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA