Daniele Rielli: «Le illusioni su xylella? Può succedere ancora»

L'autore de Il fuoco invisibile sarà a Roca per un reading sul suo libro, dedicato alla devastazione degli ulivi pugliesi

Daniele Rielli: «Le illusioni su xylella? Può succedere ancora»
di Francesco GIOFFREDI
5 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Luglio 2023, 04:50
Daniele Rielli, il suo “Il fuoco invisibile” è il racconto di una storia (il flagello xylella nel Salento) che contiene più storie, anche la sua. Tre ristampe, circa 30 presentazioni: è il tempo di un primo bilancio.
«La situazione distributiva iniziale del libro purtroppo non era ottimale: il libro non si trovava. Grazie ai lettori, comuni e qualificati, però il libro ha fatto tre edizioni nei primi tre mesi e ora arriva la quarta. In pratica sono stati i lettori a decretare il successo».
Storia e storie, dicevamo: nel frattempo, quale direzione hanno preso? Xylella è un tema carsico, che riemerge ciclicamente, ma forse con una percezione sempre diversa.
«Il clima è in larga parte cambiato. Non vuol dire che non esista più il negazionismo, ma non è dominante come prima. Anche perché ora ci vuole un livello di dissociazione più alto per dire che il problema non esiste, o che gli ulivi stanno bene e che si stanno riprendendo. E questo è un primo, rilevante cambiamento. Poi, in fondo, tutti aspettiamo che si trovi una vera cura: ci sono diverse sperimentazioni promettenti, ma dobbiamo ancora applicare le strategie di contenimento, tuttavia non sempre accade come dovrebbe».
Le presentazioni nel Salento saranno state più “pirotecniche”: c’è ancora quel carico di contraddizioni laceranti sullo sfondo?<
«Di solito una presentazione dura un’ora e poi c’è un quarto d’ora di domande: nel Salento, soprattutto dopo che il libro era stato letto, all’ora di presentazione ne è sempre seguita un’altra di testimonianze spontanee, ed è andata così ovunque, la gente ti parla degli alberi persi, del legame familiare con quegli ulivi, storie simili a quella che racconto nel libro».
Poi però c’è il macro-tema di fondo: la “bolla” di falsità su xylella. E forse questo è l’elemento che catalizza maggiormente l’interesse fuori dal Salento.
«È la dimensione che risuona a livello più ampio, anche internazionale, ed è quella legata alle fake news: si coglie subito il legame tra quanto viene raccontato nel libro e ciò che è successo altrove. Viviamo tempi nei quali le illusioni collettive diventano sempre più frequenti in tutto il mondo».
Nel Barese ha percepito invece un clima di allarme? La xylella avanza.
«In realtà ho incontrato molta indifferenza, accompagnata dall’idea che il problema si possa superare: insomma, ciò che in fondo si diceva nel Salento dieci anni fa. È impressionante vedere come questa malattia venga presa sul serio solo quando ormai è troppo tardi: è successo nel Salento, lo abbiamo visto in provincia di Brindisi e adesso nel Barese».
Nel resto d’Italia pensano, in fondo, che siamo degli untori irresponsabili?
«No, non ho mai avvertito questo. Ci sono due punti comuni, fuori dalla Puglia. Da un lato colpisce il fallimento dei sistemi di controllo delle istituzioni e il fatto che queste ultime non siano state in grado di spezzare l’illusione collettiva. Dall’altro lato subentra la sensazione che quanto accaduto su xylella nel Salento possa verificarsi ovunque: è la paura contemporanea che la tua comunità cominci a credere in qualcosa di non vero e che lo faccia con grande convinzione».
Si è confrontato con qualche negazionista durante le presentazioni salentine?
«In un paio di casi. A Lecce uno di loro prima mi ha dato pubblicamente del terrorista, poi mi ha chiesto di firmargli il libro. In un altro caso, una persona presente nel pubblico ha tirato fuori teorie alternative infondate e ampiamente smentite, ma è stato messo a tacere dagli altri presenti. Due su tutte le presentazioni è una percentuale davvero infima, vuol dire che il vento è cambiato. Poi, naturalmente, ci sono persone convinte delle loro idee e che non cambieranno mai posizione, nemmeno davanti alla devastazione. Aggiungo: se per dieci anni sei andato in giro a sostenere alcune tesi, esponendoti parecchio, sei costretto a negare pur di non ammettere di aver avuto torto. Ma in tanti per fortuna hanno riconosciuto di aver sbagliato, e sono la maggioranza».
La “storia archetipale” di xylella e l’illusione collettiva sono uno schema che rischiamo di vedere replicato in altri ambiti e casi?
«Ci sono alcuni elementi che possono far suonare l’allarme. Il primo è l’approccio ai problemi complessi: in genere le reazioni nell’opinione pubblica sono gestite attraverso i social e in maniera fondamentalmente emotiva, con storie molto semplici, tribali, il bene di qua e il male di là. Il secondo elemento, specifico dell’Italia, è il vittimismo: l’idea che ci sia sempre qualcuno che sta complottando contro di te, che ci siano dei poteri forti, delle entità nascoste. Quando si combinano questi due elementi, il disastro è sempre dietro l’angolo. E qualsiasi crisi può assumere queste dimensioni».
Scienziati, negazionisti, olivicoltori: ben presenti nel libro, ha avuto modo di incrociarli nuovamente?
«Gli scienziati sono in una fase finalmente di riconoscimento, hanno ricevuto diverse mail da lettori del libro, anche lettere di scuse dal Salento. I negazionisti rimasti continuano con le posizioni di sempre: le persone cambiano dentro una storia, mentre i negazionisti cambiano la storia per non cambiare loro. Per gli olivicoltori l’aspetto più duro adesso è la lentezza: la percentuale di ulivi ripiantati è bassa, i fondi ci sono ma solo in parte, ci vuole sempre molto tempo, e sono stanchi. Più anni passano e più la filiera si distrugge».
Ieri, oggi (con Mandrake) e domani: un trittico di reading nell’area archeologica di Roca, per “Il fuoco invisibile”
Per l’evento di domani (alle 21, ndr) Gabriele Rampino ha creato un tema musicale intitolato “il fuoco invisibile” in cui è riuscito a rendere in musica tutte le tante anime del mio libro, è un po’ come se ne avesse creato la sua colonna sonora. La parola racchiude emozioni ma la musica le libera, per questo l’unione delle due arti è qualcosa di tanto potente»
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