Nuccio Ordine, il mondo salvato dalle "cose" inutili

Nuccio Ordine, il mondo salvato dalle "cose" inutili
di Claudia PRESICCE
3 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Luglio 2014, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 12:38
Si sta alzando, è un vento contrario, ma al contempo favorevole. Soffia da un libro che sarà tradotto in 13 lingue tra cui cinese, giapponese e coreano, e si è spalmato su 10 edizioni in Italia, 9 in Spagna e 6 in Francia, superando le 100mila copie vendute. I semi della resistenza volano.



Ma Nuccio Ordine, docente dell’Università della Calabria, l’autore del rivoluzionario “L’utilità dell’inutile” per Bompiani (alle 20 oggi allo Yacht Club di Leuca per la rassegna Libridamare, organizzata dalla Biblioteca Comunale di Castrignano del Capo, e da domani a Corigliano nel Festival ispirato alle sue teorie) insiste ancora: il “suo” vento punta a togliere la polvere dagli occhi, arginare il buio di chi insegna che ammirare un’opera d’arte sia inutile perché non ci entrano soldi in tasca.

«La strada che abbiamo davanti per educare l’umanità all’inutile passa dal valore da dare all’insegnamento - ripete come in un mantra - l’unica cosa che i soldi non possono comprare è il sapere, sfrutto di sforzo individuale che nessuno può fare al nostro posto. Questo i giovani devono saperlo per vaccinarsi e resistere alle lusinghe dell’utilitarismo».



Cominciamo spiegando perché è utile fare questa intervista sull’inutile?

«Perché serve a chiarire concetti che abbiamo sotto gli occhi, ma non conosciamo. I termini utile e inutile non hanno un significato assoluto. Oggi è utile solo ciò che produce profitto e vengono considerati inutili i saperi che non ne producono, come letteratura, musica, teatro, arte. È importante capire invece che l’umanità ha più bisogno di queste cose “inutili” per nutrire lo spirito, per rendere l’umanità più umana, affermare valori universali come solidarietà, giustizia, tolleranza, rispetto degli altri, fondamentali per la nostra sopravvivenza».



Quindi questo “inutile” ci rende migliori. Ma... fino a ieri ci hanno insegnato che è migliore chi guadagna di più.

«Fino ad oggi, direi. Nell’ideologia dominante la dignitas hominis, la dignità dell’uomo, viene pesata sulla base dei soldi che ha. I saperi considerati inutili ci fanno capire che è una visione falsa ed illusoria, perché dal mondo classico fino ad oggi scrittori, filosofi, artisti dimostrano che la dignità dell’uomo non ha niente a che vedere con i soldi che guadagna, ma è nei valori in grado di abbracciare».



Ecco perché l’aneddoto di Foster Wallace è tra le citazioni del suo libro più fortunate…

«Due pesciolini giovani nuotando incrociano un anziano che chiede loro com’è l’acqua. Loro si guardano e vanno oltre: non sanno rispondere perché non sanno cos’è l’acqua, eppure senza di essa non potrebbero esistere. Così noi non sappiamo il vero valore della cultura eppure ci nutriamo di essa, siamo fatti di cultura. Wallace spiega che spesso le cose più importanti per noi le ignoriamo. Il mio libro vuole riportare l’attenzione sulle cose fondamentali che non riusciamo più a vedere».



Citando classici di tutti i tempi il libro dimostra che è un problema sempre esistito, non è una prospettiva nuova quella di recuperare l’inutile.

«È chiaro, già nel mondo classico gli antichi si ponevano il problema: lo scrivono in modo straordinario Seneca, Cicerone, Platone, che il denaro e il potere non sono le cose essenziali della vita. Oggi però l’utilitarismo ha invaso con prepotenza tutte le sfere della nostra vita. È un momento più radicale, dimostrato anche dalla reazione antieuropea delle ultime elezioni: il rifiuto è all’Europa delle banche, del credito e del debito, ma dovrebbe esserci un’Europa della cultura in cui i cittadini si sentano legati da altre priorità che non sono solo economico finanziarie. La crisi che oggi stiamo vivendo è una crisi morale, molto prima che economica. La Corte dei conti in Italia dice che spendiamo dai 70 agli 80 miliardi di corruzione all’anno, se aggiungiamo 150-200 miliardi di evasione fiscale, quantifichiamo una perdita dello Stato di quasi 250 miliardi all’anno. Se avessimo dei cittadini per bene non avremmo bisogno di nessuna manovra e avremmo un Pil alle stelle. Quindi dobbiamo risolvere innanzitutto il problema morale, costruire cittadini in grado di amare il bene comune. Per fare questo non sarà la logica utilitaristica ad aiutarci che forma all’egoismo individuale. La cultura è un modo per educare i giovani all’amore per il bello e per il gratuito: a guardare un quadro non guadagna altri che il mio spirito ed è quello l’importante».