«Ammazzò Paolo Stasi»: il pm chiede il processo per uno degli imputati

«Ammazzò Paolo Stasi»: il pm chiede il processo per uno degli imputati
​«Ammazzò Paolo Stasi»: il pm chiede il processo per uno degli imputati
di Eliseo ZANZARELLI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Novembre 2023, 21:57

È stata fissata per il 14 novembre l’udienza preliminare dinanzi alla gup del Tribunale ordinario di Brindisi a carico di tutti e otto gli imputati che sono gravitati nell’inchiesta seguita all’omicidio del 19enne di Francavilla Fontana Paolo Stasi. L’unico imputato per l’omicidio, in questa fase, è il 21enne Christian Candita, mentre gli altri rispondono, a vario titolo, per il giro di droga scoperto dai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana e del Nucleo investigativo del comando provinciale di Brindisi. Per tutti è stato chiesto il rinvioa giudizio.

Il 18enne L.B.

figura anch’egli tra gli imputati ma soltanto per i fatti relativi alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti, mentre nel suo caso per l’omicidio procede la Procura per i minori di Lecce: quando fu ucciso Stasi, infatti, L.B. non aveva ancora compiuto la maggiore età. 

L'accusa

Candita è difeso dall’avvocato Michele Fino, mentre L.B. da Maurizio Campanino. Candita, oltre che per concorso (con L.B.) in omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi, è accusato dal sostituto procuratore Giuseppe De Nozza anche (come L.B.) di detenzione e porto di armi, spari in luogo pubblico e reati inerenti, appunto, la droga. 
Tra gli imputati figura anche Annunziata D’Errico, 53 anni, madre di Stasi: quale imputata è difesa dall’avvocato Francesco Monopoli, quale parte offesa – per la perdita del figlio – è assistita dall’avvocato Domenico Attanasi (che tutela anche il padre di Paolo Stasi e la sorella Vanessa). 
L’uccisione di Stasi avvenne intorno alle 17.30 del 9 novembre 2022 proprio sotto casa sua in via Occhibianchi nella Città degli Imperiali. La presunta causa scatenante il delitto sarebbe stato un debito di 5mila euro maturato da Paolo e Annunziata, madre e figlio, i quali nel tempo avrebbero non soltanto confezionato le sostanze ma le avrebbero anche consumate proprio a casa loro. 

L.B. ha confessato l’omicidio, ma ha escluso ogni intenzione di uccidere e ancor più la premeditazione. Secondo il pm, invece, quella premeditazione emergerebbe da un sopralluogo in via Occhibianchi e dintorni effettuato in data 5 novembre proprio da L.B. e Candita. I due, quattro giorni dopo, si sarebbero ripresentati a bordo della Fiat Grande Punto di Candita – vetri posteriori oscurati – per regolare i conti con Stasi. 
Al procuratore dei minori, Simona Filoni, ed al sostituto Paola Guglielmi, L.B. ha riferito di aver agito d’impulso dopo che Stasi aveva minacciato di raccontare tutto ai carabinieri. E allora, anziché semplicemente minacciarlo, gli sparò contro due colpi di revolver di piccolo calibro – come da lui stesso detto – poi gettato tra le campagne, un colpo dei quali traforò il cuore di Stasi e ne causò di fatto il decesso. 

E gli altri indagati che c’entrano? È emerso nel corso delle indagini dei carabinieri un “giro” legato a detenzione e spaccio, cui L.B. e Candita erano dediti con altri giovani a loro prossimi (anche due donne a loro legate sentimentalmente). Si sarebbero occupati dell’approvvigionamento delle sostanze – hashish, marijuana, cocaina ed eroina – in più località (Taranto, Bari, Noicattaro) e poi della loro immissione sul mercato delle cessioni al dettaglio, principalmente proprio nella Città degli Imperiali. Un giro nel quale sarebbe stato coinvolto con la madre – quali custodi, confezionatori e assuntori – anche Paolo Stasi che però quel giorno pagò con la vita le cattive frequentazioni. Il collegio difensivo, oltre ai legali già citati comprende anche Andrea Francesco D’Arpe e Giulio Marchetti, i quali difendono alcuni tra gli indagati minori in questo procedimento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA