Omicidio Stasi, «confessione, prova evidente»: chiesto il giudizio immediato

Omicidio Stasi, «confessione, prova evidente»: chiesto il giudizio immediato
di Erasmo MARINAZZO
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Sabato 14 Ottobre 2023, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Chiesto il giudizio immediato per il giovane che il 2 ottobre ha confessato di avere sparato ed ammazzato il 19enne Paolo Stasi la sera del 9 novembre dell'anno scorso davanti alla sua casa di Francavilla Fontana. La scelta del procuratore e del sostituto del Tribunale per i minorenni di Lecce, Simona Filoni e Paola Guglielmi, è dettata dalla convinzione di avere raggiunto l'evidenza della prova su chi ammazzò quel ragazzo con due colpi di pistola calibro 6,35. Tanto alla luce della recente confessione, sebbene L.B., 17 anni all'epoca dell'omicidio, abbia sostenuto nel recente interrogatorio di non avere sparato per uccidere, e delle indagini condotte con i carabinieri del Nucleo investigativo e di concerto con il pubblico ministero della Procura di Brindisi, Giuseppe De Nozza, che avevano visto l'indagato finire in carcere a maggio insieme con il 21enne Cristian Candita.

La valutazione spetta al gip dei Minori

Sarà ora il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni a valutare se sussistano o meno i presupposti per portare L.B. a processo con il giudizio immediato. Parallelamente nei giorni scorsi il pm De Nozza ha chiuso le indagini sulle responsabilità contestate a Candita, accusato di avere fatto da autista ad L.B. nella spedizione a casa di Stasi, e per entrambi sullo spaccio di droga in cui sarebbe maturato il delitto.
Movente che permane anche nell'inchiesta della Procura per i minorenni che vede ora L.B., così come al momento dell'arresto, rispondere di omicidio volontario in concorso con Candita ed aggravato dalla premeditazione. Circostanza, quest'ultima, negata da L.B. nell'interrogatorio del 2 ottobre con le due magistrate ed alla presenza dell'avvocato difensore Maurizio Campanino, sostenendo cdi avere premuto il grilletto all'apice di un litigio e di avere raggiunto Stasi senza alcuna intenzione di regolare qualche conto in sospeso e tantomeno di sparare per ammazzarlo. Gli inquirenti, invece, continuano a ritenere significativo il sopralluogo del 5 novembre in via Occhi Bianchi, dove c'è la casa di Stasi, e nelle strade vicine per verificare la presenza ed il funzionamento degli impianti di videosorveglianza.
Permane, inoltre, l'aggravante dei futili motivi: il debito di 5.000 euro per il consumo di hashish, marijuana e cocaina che avrebbero fatto Stasi e la madre Annunziata D'Errico (indagata per questo dalla Procura ordinaria). Fatti, anche questi, negati da L.B. nel corso dell'interrogatorio ed ora all'attenzione del giudice per le indagini preliminari dei minori. Aggravanti che vanno ad incidente in modo incisivo sul computo della pena finale e per questo sarà battaglia nel corso del processo.
I familiari di Paolo Stasi si sono costituiti parte civile con l'avvocato Domenico Attanasi.

La madre è difesa dall'avvocato Francesco Monopoli, Candita da Michele Fino.

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