Nuova operazione contro il caporalato: arrestate altre tre persone

Nuova operazione contro il caporalato: arrestate altre tre persone
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 12:20

BRINDISI - Ancora una operazione contro il caporalato nel Brindisino dove viene eseguita dai carabinieri una ordinanza di custodia cautelare a carico di tre persone indagate per concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati, oltre che truffa ai danni dell'Inps.
L'indagine, condotta anche tramite servizi di osservazione e videoriprese lungo gli itinerari e presso un'azienda agricola del barese ove si veniva svolta l'attività lavorativa, ha consentito di accertare le responsabilità delle tre persone arrestate per il reclutamento e per la gestione di manodopera sfruttata mediante minacce ed intimidazioni, approfittando, fra l'altro, dello stato di bisogno e di necessità dei lavoratori, costretti a prestazioni superiori a quelle previste, a fronte di retribuzioni palesemente sproporzionate e all'obbligo di pagare giornalmente somme di denaro quale corrispettivo per l'intermediazione.
Lunedì scorso, sempre nel brindisino, erano state arrestate e condotte in carcere quattro persone per aver sfruttato le braccianti, tutte donne, reclutate nella zona di Villa Castelli (Brindisi) oltre che nel Tarantino, a Palagiano e Grottaglie.
Braccianti costretti a partire alle 3 del mattino per tornare a casa talvolta a mezzanotte: è il racconto che emerge da una nuova ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri a carico di tre persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato) e in un caso anche di truffa all’Inps eseguita con l’inserimento fittizio di giornate lavorative. 
Sono in tutto 8 gli indagati e sono del Brindisino e del Barese. A organizzare il giro di sfruttamento, stavolta, sarebbe una donna Anna Maria Iaia, condotta in carcere, a cui i lavoratori avrebbero versato 10 euro per il trasporto, detratti dal proprio stipendio. Domiciliari per la madre, Anna Errico e per l’autista del pulmino dei braccianti, Giuseppe Bello. Sono una quarantina i braccianti che sarebbero stati condotti a Polignano a Mare  (Bari) per prestare servizio alle dipendenze di un’azienda agricola. Tre di loro hanno formulato denuncia. 
L’inchiesta risale a tempi recentissimi, tant’è che è stato possibile fare riferimento anche all’ultima normativa in materia di caporalato, quella che risale al 2016. I carabinieri hanno eseguito intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno acquisito tabulati telefonici e usato i sistemi gps. 
Secondo quanto accertato il contratto di lavoro dei braccianti, tutti in stato di necessità, alcuni stranieri con permesso di soggiorno soggetto a rinnovo, a fronte delle sei ore e mezzo previste dal contratto i lavoratori sarebbero stati costretti a stare nei campi anche più di 10 ore. 
Sarebbero stati sottoposti alla minaccia di perdere il lavoro. Nel corso dell’inchiesta è stato documentato, a quanto riferito dal procuratore facente funzioni di Brindisi, Raffaele Casto, anche un tentativo di inquinamento delle prove costringendo alcuni operai a negare di aver corrisposto 10 euro per il trasporto. A fronte di una paga spettante pari a 131 euro al giorno, i braccianti avrebbero ricevuto invece dai 40 ai 60 euro.