Un nuovo accordo di programma per salvare il villaggio Acque Chiare, sulla costa di Brindisi. «Iter complesso e lungo»

Il villaggio di Acque Chiare e l'albergo mai completato
Il villaggio di Acque Chiare e l'albergo mai completato
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:00

Una più generica, l’altra più specifica. Ma entrambe le soluzioni al “caso” Acque Chiare proposte, rispettivamente, nell’emendamento al Dpp a firma di tutta la maggioranza, approvato martedì in consiglio comunale, ed il documento di Forza Italia presentato dal capogruppo Roberto Cavalera, che al Documento programmatico preliminare al Pug sarà allegato integralmente, vanno nella stessa direzione. A confermarlo, proprio martedì in aula, è stato il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi, che ha anche sottolineato come l’interlocuzione con la Regione Puglia sia in corso ma anche come la questione richieda procedure complesse e tempi non proprio brevissimi per giungere alla soluzione. Che, comunque, è stata individuata.

Come “salvare” le ville e l'albergo

“Si propone - si legge nel documento di Forza Italia - che il Dpp preveda il recupero urbanistico, anche all’interno di un più vasto disegno di rigenerazione a cui si è fatto cenno, dell’insediamento “Acque Chiare” mediante la riattivazione dell’Accordo di programma, intercorso con la Regione Puglia. Occorre perseguire una intesa che consenta di definire la destinazione residenziale del comparto C3 ove sono ubicati i manufatti definitivamente restituiti ai legittimi proprietari definiti dalla Corte di Cassazione quali terzi acquirenti in buona fede ed estranei alla vicende giudiziarie. Solo in questa maniera si potrà risarcire una profonda ferita sociale che ha interessato numerose famiglie per oltre un decennio». Ma non ci sono soltanto le ville. “Si popone, inoltre, il recupero urbanistico con destinazione turistico-alberghiera - scrive ancora Forza Italia - delle restanti porzioni ricomprese originariamente nel comparto C ove è stato realizzato un albergo non ultimato, senza l’ulteriore consumo di suolo, fatta eccezione per quegli interventi che si pongano in stretta correlazione con la futura messa in esercizio dell’attività turistico-ricettiva.

Le aree sulle quali il progetto originario prevedeva la realizzazione di manufatti poi non realizzati potranno eventualmente essere computate, se necessario, a standard urbanistici».

Destinazioni diverse per i diversi comparti

Il partito azzurro, ha sottolineato il capogruppo in aula leggendo il documento, non condivide “l’assunto secondo cui i vincoli paesaggistico-ambientali quali la distanza obbligatoria di 300 metri dalla costa dovranno presumibilmente verificarsi per l’intero piano di lottizzazione e non solo per le sue costruzioni. Ed invero, come risulta dal conferente verbale redatto in occasione della conferenza dei servizi, fu la Regione Puglia a proporre di approvare i comparti A e B con la legge regionale numero 3 del 1998, poi abrogata, e di addivenire alla variante urbanistica per il comparto C mediante lo strumento dell’Accordo di programma. Ciò significa che il rispetto della distanza dei 300 metri non va parametrato per l’intero piano di lottizzazione comprensivo della cosiddetta parte a mare, ma solo per i manufatti ubicati all’interno del comparto C ed anche in questo caso con le mitigazioni necessarie a garantire l’unicità dell’intervento edilizio”.

Lo sviluppo del turismo sul litorale

Proprio l’attrattività turistica dell’insediamento, che per Forza Italia rappresenterebbe una grande occasione di sviluppo turistico, “è in stretta correlazione con il recupero urbanistico dei comparti A e B onde consentire la piena fruibilità della parte a mare. In definitiva, il recupero dell’intera maglia di Acque Chiare (comparti A, B e C) non va visto esclusivamente come una operazione di ripristino della legalità, ma consentirebbe di porre rimedio definitivo, sotto il profilo urbanistico, ad un insediamento che certamente può rappresentare, in chiave economica, lo sviluppo turistico-ricettivo della costa nord di Brindisi, stante, peraltro, l’assenza di altri insediamenti di tale natura. Si potranno così avviare interlocuzioni (con le modalità che saranno ritenute opportune) con imprenditori del settore turistico al fine di agevolare l’ultimazione dell’albergo e la messa in esercizio delle attività balneari, prospettiva che consentirebbe al contempo di realizzare il recupero dei manufatti con chiara destinazione turistica che oggi versano in stato di abbandono e conseguire un utile per le casse comunali al patrimonio disponibile del quali i manufatti sono stati acquisiti”.

L'ok del sindaco e l'iter già avviato

«Il principio di prudenza in una vicenda così annosa - ha commentato il sindaco Rossi rispondendo a chi lasciava intendere che una soluzione rapida fosse possibile e che, dunque, l’amministrazione comunale avesse soltanto perso tempo - impone un accordo di programma da rivedere. Che significa che si istituisce il comitato di vigilanza, prende atto di tutto quello che è successo, degli attuali assetti proprietari e della volontà delle parti di rinegoziarlo in funzione di un obiettivo che è esattamente quello che ha scritto il consigliere Cavalera. Niente di più, niente di meno. Noi lo abbiamo scritto in maniera più sintetica: misto turistico-ricettivo e residenziale, invece il consigliere Cavalera ha esplicitato qual è la parte più residenziale e lo sviluppo turistico-ricettivo ma quello è l’obiettivo finale. Se ci riusciremo, quello dipenderà dalle volontà dell’amministrazione comunale e della Regione e dai necessari passaggi che non sono esattamente semplici come la famosa espressione “battere i pugni sul tavolo”. E non so, poi che succede? Qualcuno dall’altra parte si spaventa e cade a terra? Fosse così semplice la vita quando ci sono questioni tecniche e giuridiche molto complesse».

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