Basell chiude l'impianto P9T, via alle iniziative di lotta dei lavoratori: oggi il primo sciopero

Lo stabilimento Lyondell Basell di Brindisi
Lo stabilimento Lyondell Basell di Brindisi
di Francesco TRINCHERA
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Venerdì 8 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:13

I lavoratori del petrolchimico di Brindisi scioperano contro la decisione di Basell di chiudere l’impianto P9T. La risposta dei sindacati di categoria (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil) alle parole dell’azienda, infatti, è stata quella di proclamare l’astensione dal lavoro per 4 ore in ognuno dei due turni, decisa dopo l’assemblea di mercoledì con i segretari Antonio Frattini, Marcello De Marco e Claudio Perrucci.

 

La risposta all'azienda

«Nell’assemblea – avevano reso noto le tre sigle sindacali - sono state illustrate le inaccettabili e poco convincenti ragioni che ieri a Roma, nel corso di una riunione di coordinamento nazionale, convocato con urgenza dall’azienda sono state comunicate per giustificare la grave, scellerata e inaccettabile decisione della fermata definitiva dell’impianto P9T di Brindisi, per il quale è stata già notificata, nella serata di ieri, la procedura di licenziamento collettivo per 47 lavoratori».

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La preoccupazione

Il timore di fondo è che questa decisione possa coinvolgere, «nel prossimo futuro, anche l’altro impianto PP2, che completa lo stabilimento Basell di Brindisi, decretando a quel punto la definitiva dismissione dell’intero sito produttivo e la messa in discussione di tutti e 135 addetti diretti oltre che i lavoratori delle ditte appaltatrici». A prescindere da questo, «già la sola dismissione del P9T rischia di generare un effetto domino e compromettere in maniera significativa l’intero petrolchimico di Brindisi, il sistema industriale del territorio e l’intera filiera della chimica di base italiana». Quindi, è stato ribadito lo stato di agitazione, «con il blocco delle prestazioni straordinarie già indetto dal coordinamento nazionale, per tutti gli impianti italiani della Basell», a cui si è aggiunta la proclamazione delle otto ore di sciopero e l’organizzazione di una assemblea permanente sul piazzale davanti allo stabilimento tra le 8 e le 12.

Le stesse sigle hanno fatto sapere che è attivo un dialogo con la Prefettura.

Lo stato dell'industria

Dai sindacati arriva anche l’appello di Antonio Macchia, segretario della Cgil di Brindisi, per il quale «la crisi di Basell è l’ennesimo esempio che mette in luce la fragilità del sistema industriale ed economico del territorio, apre una nuova e drammatica vertenza che rischia non solo di rimanere circoscritta nell’ambito della stessa azienda, ma di rivelarsi come un effetto domino che potrebbe portare addirittura all’azzeramento di uno dei nostri pilastri economici: il mondo della chimica». Macchia rimprovera poi la classe dirigente e politica di non aver avuto un’azione di prospettiva per arrivare ad un futuro nel segno di uno sviluppo armonico. Ed in questo senso «l’annunciata chiusura del P9T – cosa che ovviamente rispediamo al mittente – è la nuova cartina al tornasole di una serie di ingiustificabili fallimenti. L’ennesima punta di un iceberg dell’incapacità di progettare ed avere una visione del futuro, oltre che della totale assenza di una politica industriale da parte dei governi nazionali che si sono succeduti, l’attuale compreso». Tra le altre cose, l’esponente della Cgil chiede quindi un piano industriale per il rilncio, ritenendo inadeguate le motivazioni dell’azienda per modi e tempi. Altro richiamo di Macchia va al settore energetico ed alla decarbonizzazione, chiedendo lumi sulla possibile realizzazione di una gigafactory di pannelli fotovoltaici come a Catania e sullo stato dell’arte dei progetti di riconversione della Federico II da parte di Enel.

Il supporto dei metalmeccanici

Alla lotta dei chimici, inoltre, si unisce anche uno dei sindacati dei lavoratori metalmeccanici, la Fim Cisl. «C’è il rischio – afferma il segretario Gianluca Volpe - di generare un effetto domino e compromettere in maniera significativa l’intero petrolchimico di Brindisi, nonché il sistema industriale del territorio e l’intera filiera della chimica di base italiana. In un quadro già difficile, in cui le aziende appaltatrici sono martoriate da continue gare d’appalto al ribasso, questa situazione rischia di compromettere definitivamente tutto l’intero sistema di piccole imprese operanti all’interno del petrolchimico e non solo». La Fim, quindi, aderirà allo sciopero nella aziende metalmeccaniche del petrolchimico, con modalità identiche a quelle già indette dai sindacati dei chimici.

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