Dopo l'alluvione, il piano delle priorità: migliorare vasca di raccolta e condotte

Dopo l'alluvione, il piano delle priorità: migliorare vasca di raccolta e condotte
di Francesco TRINCHERA
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Sabato 17 Giugno 2023, 05:00

La conta dei danni dopo l'alluvione. Ma anche il peso degli interrogativi. Il tema delle “bombe d’acqua” e dei conseguenti allagamenti a Brindisi porta con sé l’attenzione su come far fronte a questi fenomeni, con particolare attenzione alle zone che sono ritenute maggiormente critiche. Ed è in quest’ambito che è stata sviluppata una strategia sul canale Patri, sempre sotto i riflettori soprattutto dopo l’esondazione del 2005 che causò diversi problemi, compreso l’allagamento degli uffici della Questura. 

Il commissario

«Ci sono due progetti – ha spiegato il commissario di governo per il dissesto idrogeologico in Puglia, Elio Sannicandro – che sono già stati approvati». In particolare, «uno è quello a monte, con la nuova vasca di laminazione che è a cura del consorzio di bonifica», e che consiste nella creazione di una vasca di laminazione (quella per la raccolta delle acque piovane) più grande rispetto a quella che è stata approntata dopo l’alluvione del 2005, mentre l’altro «a valle è in fase di verifica e sarà prossimo l’appalto». La stima è che per quest’ultimo la procedura si possa concludere entro questo mese e più in generale «per settembre – ottobre si possa iniziare con i lavori per tutti e due i lotti, che sono collegati». 
La situazione, quindi, sembra essersi sbloccata soprattutto per il progetto di competenza del consorzio Arneo (quello incaricato della bonifica) anche perché era stata prospettata la possibilità che pure in quel caso si potesse avocare il potere commissariale. «C’è stato un momento – ha specificato ulteriormente Sannicandro – in cui ci eravamo visti perché c’erano dei problemi ed era stata data la disponibilità di prenderlo in carico ma poi si è risolta la situazione».  Al centro di tutto, la necessità di trovare un luogo per lo stoccaggio del materiale per la vasca di laminazione, anche se poi sarebbe stata trovata la soluzione ed Arneo ha potuto procedere autonomamente. Riguardo il Patri, in ogni caso, resta comunque aperto il discorso sulla necessità di garantire una pulizia regolare del canale, visto che in più occasioni è stata evidenziata la necessità di rimuovere i rifiuti che spesso si accumulano. 

L'esperto

A dare uno sguardo più ampio su quelle che sono le problematiche è Teodoro Pomes, geologo, che tratta da tempo questi aspetti. Il professionista, in particolare, ha individuato tre punti principali del problema: quello dell’aumento delle precipitazioni nel periodo estivo a causa del cambiamento climatico, a cui si lega anche quello delle condotte delle fogne bianche che non sarebbero adeguate a questo nuovo volume di piogge, ed ancora quello dello sviluppo urbanistico della città che non permette un regolare deflusso delle acque. «In linea generale – entra poi nello specifico – specialmente qui da noi ci sono questi acquazzoni che si ripropongono da qualche anno in maniera così importante». Il raffronto, infatti, è con una quantità di piogge molto più modesta e concentrata prevalentemente nel periodo di gennaio e quello di settembre-ottobre. «Ora ci sono questi acquazzoni estivi, estremamente violenti, perché abbiamo un problema di riscaldamento dell’atmosfera in cui l’aria diventa più leggera perché più calda e tende a far evaporare maggiormente l’acqua, che comporta avere una maggiore quantità di pioggia».
Il clima, quindi, non è più temperato, ma “un clima che possiamo dire tropicale”. Non solo questo comunque, ma anche la questione relativa a come, sulla base degli studi climatici del tempo, sono stati organizzati i sistemi fognari della città: «Non sono adeguati – ha aggiunto Pomes – a questo tipo di acquazzone, per cui, detto in maniera volgare, “si affogano” e di conseguenza non riescono più a smaltire le acque, aggiungendoci alcuni residui che tendono ad occludere le tubazioni». 
L’esempio più lampante sarebbe quanto accade su via Appia e via Tor Pisana, nei pressi dei sottopassaggi, ritenendo impraticabile la soluzione di realizzare delle condotte che vadano a scaricare tutto nel canale Patri, attorno al quale si pone anche il problema della mancanza di suolo agrario, a differenza di quanto accade per il canale del Cillarese.

Problemi analoghi ci sarebbero anche nell’area di Fiume Grande e di Fiume Piccolo, che hanno attorno altri insediamenti come quello della zona industriale. «L’evoluzione della città – è il commento – non ha coinciso con l’evoluzione del sistema meteorologico». C’è poi la questione relativa ad aree come quella di via Provinciale san Vito, dove arrivano le acque della Minnuta e «non ci sono canali che possano drenare queste acque e vanno sulle strade, che sono asfaltate e poco permeabili, che scorrono anche in maniera veloce. Un problema che si aggiunge a quello della quantità».

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