Rinviato a giudizio: il presidente dell'Amiu Paolo Pate si dimette

Rinviato a giudizio: il presidente dell'Amiu Paolo Pate si dimette
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 17:14

Il presidente di Amiu, municipalizzata di Bari che gestisce i rifiuti in città, si dimette dopo il rinvio a giudizio. Paolo Pate ha consegnato nelle mani del sindaco Antonio Decaro le dimissioni. La vicenda che risale a circa sei anni fa risale a presunti raggiri societari e passaggi di quote con firme false, quando Pate era il commercialista due società dei fratelli Marco e Alceste Cavallari, figli di “Cicci” Cavallari.

Cosa è successo

La gup di Bari Paola Angela De Santis ha rinviato a giudizio il presidente di Amiu Puglia, Paolo Pate (che si è dimesso), e Marco Cavallari, figlio dell'ex 'Re Mida' delle Case di cura riunite baresi Francesco (morto a Santo Domingo nel 2021), imputati per false comunicazioni sociali in concorso. Per lo stesso reato Alceste Cavallari, fratello di Marco, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato e la sua posizione verrà discussa il prossimo 4 giugno. Per Pate il pm aveva chiesto il proscioglimento. Marco Cavallari è stato prosciolto dall'accusa di sostituzione di persona 'perché gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna', come si legge dalla sentenza della gup. Il processo si aprirà il 2 maggio davanti alla seconda sezione collegiale (collegio B) del Tribunale di Bari. I fatti contestati a Pate e Cavallari risalgono al 2018, le indagini partirono dopo la denuncia della ex moglie di Alceste, Simona Zizzo Di Paolo, che sosteneva di essere stata di fatto esclusa dalle srl Simafin e Cafin di cui erano amministratori unici rispettivamente Alceste e Marco. Secondo l'accusa, i fratelli Cavallari (per «conseguire un ingiusto profitto», scrive il pm Marcello Quercia) avrebbero formato «due distinte 'scritture private di compravendita tra le parti di quota di srl'". Con la prima, avrebbero fatto «risultare fittiziamente che la socia» Zizzo Di Paolo «cedeva a titolo oneroso il 50% delle proprie quote della Cafin srl» a Marco Cavallari, «ad insaputa e con la firma apocrifa della stessa», rendendolo così socio unico al 100%. Con la seconda, invece, avrebbero fatto risultare la cessione da parte di Marco ad Alceste del 50% delle quote Simafin, «ad insaputa della consocia» Zizzo Di Paolo «ed attestando falsamente la rinuncia della stessa alla prelazione prevista per legge». Operazioni comunicate al pubblico, all'Agenzia delle entrate e al Registro delle imprese da Pate, all'epoca commercialista della Simafin e consulente della Cafin.

Nel corso dell'udienza di ieri, il consulente nominato dal Tribunale ha riconosciuto in Alceste Cavallari l'autore di quelle firme false. Ed era stato lo stesso Cavallari ad ammettere il fatto nel corso dell'udienza precedente, rilasciando dichiarazioni spontanee. 

La nota del presidente Pate

«Come noto da tempo agli organi di stampa, sono imputato del reato di false comunicazioni sociali in concorso con i fratelli Cavallari, Alceste e Marco, esclusivamente per aver prestato la mia attività professionale di commercialista intermediario, abilitato alla trasmissione all’Agenzia delle Entrate e al Registro delle Imprese di due scritture private di cessioni di quote di srl, avvenute tra il febbraio e l’aprile 2018. La vicenda trae origine nell’ambito familiare di ex soci, nonché ex coniugi», spiega Pate in una nota.

«All’udienza preliminare, tenutasi nella giornata di ieri 16 aprile 2024, il Pubblico Ministero d’udienza - data la palese evidenza della mia totale ed assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati - ha chiesto che venisse emessa sentenza di non luogo a procedere nei miei confronti. Nonostante tale richiesta, il Gup ha ugualmente ritenuto di emettere decreto con cui ha disposto giudizio, evidentemente per meglio valutare i fatti in dibattimento. La circostanza mi coglie sereno, in quanto in tale sede, avrò certamente e finalmente modo di dimostrare la mia estraneità alle condotte di cui al capo di imputazione. Peraltro, altro Giudice civile si è già espresso in maniera favorevole circa il mio operato, non lasciando, sul punto, margini di dubbio. Le vicende, ribadisco, afferiscono esclusivamente alla mia attività professionale di commercialista, che tengo a precisare, in oltre trent’anni di iscrizione all’Ordine dei Commercialisti, non è mai stata nemmeno oggetto di alcuna censura disciplinare. Cionondimeno, tenendo conto del clima politico sorto nelle ultime settimane – pur tale procedimento non riguardando in alcun modo la mia attuale attività prestata come Presidente di Amiu Puglia spa e nonostante il reato contestatomi non sia contenuto nell’elenco della Carta di Pisa, che avrebbe dovuto impegnarmi a rassegnare le mie dimissioni in caso di rinvio a giudizio – al fine di non mettere in qualsivoglia forma di imbarazzo le amministrazioni comunali di Bari e Foggia ho ritenuto opportuno rimettere il mio mandato nelle mani del sindaco Decaro»

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