Pensioni, coefficiente per il calcolo degli importi aggiornato: come la rivalutazione cambia gli assegni con decorrenza dal 2024

Pensioni, coefficiente per il calcolo degli importi aggiornato: come la rivalutazione cambia gli assegni con decorrenza dal 2024
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 18:54

Pensioni. L'Inps ha aggiornato i coefficienti per calcolare l'importo degli assegni con decorrenza dal 2024. L'ente previdenziale ha infatti recepito l’aumento del 5,4% che deriva dalla rivalutazione delle retribuzioni in base al costo della vita.

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Pensioni, coefficienti per il calcolo aggiornati

L’aggiornamento dei coefficienti (come da messaggio Inps n. 840 del 2024), interessa il modo con cui vengono calcolate le pensioni. Servono infatti definire la media delle retribuzioni percepite, che determinano sull’ammontare delle pensioni.

Calcolo retributivo

È una componente essenziale nel sistema pensionistico per chi ha accumulato anzianità contributiva fino al 31 dicembre 1995.

Ufficialmente abbandonata dal 1° gennaio 2012, questa modalità continua a essere utilizzata per calcolare le quote pensionistiche relative ai periodi lavorativi precedenti. Due elementi principali su cui si basa il calcolo:

  • Il numero degli anni di contribuzione
  • La media delle retribuzioni lorde aggiornate, riferite agli ultimi anni di attività lavorativa.

La prestazione pensionistica si calcola come il 2% del reddito pensionabile per ogni anno di contribuzione. Con 25 anni di contributi, si ottiene il 50% della media degli ultimi stipendi; con 35 anni il diritto sale al 70%;
con 40 anni di contributi, si tocca quota 80%.

Quote rendita

La rendita pensionistica si compone di due parti distinte, denominate quota A e quota B:

  1. Quota A: riguarda le anzianità contributive accumulate fino al 31 dicembre 1992.
  2. Quota B: copre il periodo dal 1° gennaio 1993 fino al 31 dicembre 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, o fino al 31 dicembre 1995 per chi aveva meno di 18 anni di contributi.

Per i lavoratori dipendenti, la base pensionabile della quota A deriva dalla media degli stipendi degli ultimi 5 anni prima della pensione. Per la quota B, invece, si calcola dalla media annua delle retribuzioni degli ultimi 10 anni se il lavoratore ha almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, o dalla media degli ultimi cinque anni di retribuzione più quelle percepite dal 1° gennaio 1993 fino alla pensione, se i contributi sono inferiori a 15 anni.

Rivalutazione

A partire dal 1° gennaio 2024, l’adeguamento all’inflazione è pari a +5,4% per le pensioni. Il valore è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023 rispetto al 2022. 

Il decreto ministeriale lavoro – economia, ha mantenuto, per l’anno 2024 le sei fasce di perequazione (va ricordato che per ogni fascia è previsto un importo), in base alle quali la rivalutazione piena al 100% è riconosciuta solo alle pensioni con un importi mensili (fino 2.271,56 euro lordi) pari a 4 volte superiori al trattamento il minimo INPS dell’anno 2023 pari a 567,94 euro. La modifica concerne esclusivamente la classe di importo superiore a dieci volte il trattamento minimo INPS, per le quali viene fissata l’aliquota di rivalutazione del 22%, invece che del 32% come nel 2023.

Esempi

Con l’anticipo della rivalutazione del 5,40%, un assegno il cui importo mensile ammontava 3.715,30 euro lordi, fascia di reddito tra 6 e 8 volte all’inizio del 2024, è aumentato di 94,29 euro lordi, l’importo dell’assegno raggiunge una cifra mensile 3.809,59 euro lordi.

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