Prima la curiosità, poi il dispiacere. Enorme. Ieri mattina, sulle rive di una delle spiagge più affollate del litorale jonico, è stato ritrovato uno splendido esemplare di delfino. Purtroppo, la curiosità dei tanti bagnanti che ancora approfittavano del bel tempo è stata spezzata dalla constatazione che l’animale era ormai senza vita.
A marina di Pulsano, in località “Le Canne”, nelle prime ore della giornata è stato avvistato il cetaceo che giaceva inerme nei pressi dello stabilimento balneare “Cohiba”.
Sul luogo, si è recato il dottor Laporta che non ha potuto far altro che constatarne la morte. Con lui, erano presenti i vigili urbani di Pulsano.
Nel rapporto di servizio si possono comprenderne le motivazioni e i dettagli di questa morte. Si trattava di un esemplare femmina, molto comune nei nostri mari e di lunghezza poco inferiore ai centoventi centimetri con una ferita sotto il muso.
L’animale era in uno stato di putrefazione che non ha permesso accertamenti ulteriori. La probabile causa della morte è una lesione perforante di natura traumatica. Una ferita ante mortem causata probabilmente dal fatto che il delfino sia rimasto impigliato in una rete di pescatori e gli sforzi per liberarsene sono stati vani.
L’iter prevede che - una volta costatata, accertata e verbalizzata la morte - sia disposta la distruzione della carogna. Del recupero del cadavere e del suo smaltimento se ne occupa poi il servizio rifiuti speciali dell’azienda municipalizzata di igiene urbana del posto. In questi casi, la normativa europea è chiara: si prescrivono interventi “senza indebito ritardo” per evitare contagi e malattie.
«È molto probabile che il povero mammifero sia rimasto incastrato in un uncino - ha spiegato il dirigente del Servizio Veterinario di Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche - Dipartimento di Prevenzione, Ettore Franco - un’altra causa potrebbe riguardare l’impatto con un natante ma è molto raro. Infatti, i delfini sono molto veloci e amano accompagnare le imbarcazioni durante il tragitto. La maggior parte dei casi è quindi ascrivibile a episodi traumatici di pesca». E non si tratta dell’unico episodio. Anzi. Durante la stagione estiva aumenta la frequenza di questi spiacevoli ritrovamenti anche se ad avere questo triste record non sono i delfini ma anche le tartarughe.