«Siamo al cospetto di un fallimento delle agenzie educative, delle famiglie ma anche delle istituzioni». A lanciare l'allarme è la procuratrice capo presso il tribunale dei minori di Lecce, Simona Filoni.
Un'altra vicenda allarmante. E qui, prima ancora dell'aspetto dell'inchiesta, sembra esserci a monte un flop formativo-educativo tanto dei giovani quanto degli adulti. Che ne pensa?
«C'è sicuramente un problema di educazione e di rispetto di sé stessi, degli altri e dei valori che sembrano ormai dimenticati. Qui siamo alla svendita e alla mercificazione del proprio corpo. Riprovevoli i comportamenti degli adulti e allarmante è il fatto che ragazze di appena 16 anni, per quanto vittime di questa vicenda, abbiano accettato la consumazione di atti sessuali ripetuti per ottenere un guadagno finalizzato all'acquisto di beni voluttuari e di lusso come borse e scarpe griffate. Non lo facevano, insomma, per necessità o bisogno. É stata una madre ad accorgersi di tutto proprio perché messa in allarme dal tenore di vita della figlia. Ad un educatore attento queste cose non sfuggono, così come a scuola si fanno dei controlli con gli indici che noi chiediamo ai professori di verificare».
Procuratrice Filoni, di chi sono le responsabilità?
«I giovani sono figli di una formazione distorta e anche di informazioni distorte che arrivano dal web e dai social.
Quando arriva l'intervento della magistratura è già troppo tardi. Il terreno su cui si vince questa sfida è ovviamente un altro, cioè quello educativo. Cosa fare? Da dove ripartire?
«Ci sono sempre più minori che delinquono, si arriva anche a stuprare e uccidere per noia, per invidia, per divertimento, senza un vero movente. Preoccupa l'assenza di veri punti di riferimento per i giovani e le azioni degli adulti, prima ancora che essere ipotesi di reato, appaiono ripugnanti. Anche perché se il consenso delle minori all'atto sessuale è il frutto dell'ottenimento di un ingiusto profitto è davvero improprio parlare di consenso. Bisogna ripartire dal rispetto delle regole, dei doveri, dall'esempio e dall'autorevolezza, dallo studio, dall'amore per la cultura, da una nuova educazione digitale, dal ritorno dei ragazzi alla socialità intesa come relazioni umane e non come social. Serve l'intelligenza emotiva prima dell'intelligenza artificiale, l'educazione ai sentimenti, l'attività creativa, la voglia di essere parte di un territorio e di una comunità. Ma gli adulti e i genitori devono imparare a stare davvero vicino ai ragazzi, a parlare con loro, a casa, a scuola, ovunque. Dopo il Covid abbiamo avuto un aumento esponenziale di casi di disagio e devianza, di disgregazione del sistema famiglia. Quando vengono nei nostri uffici i genitori, sia dei ragazzi indagati che dei ragazzi che sono vittime di reati, sembra che si incontrino con i loro figli per la prima volta, come se non si fossero mai veramente conosciuti pur vivendo insieme, come se non ci fosse mai stato un dialogo. Da questo bisogna ripartire».
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