Roma, l'altra faccia di Mourinho: «Parlo di progetto sostenibile, non di titoli». Ma poi attacca Conte: «Nessuno paragonabile a me e a Herrera»

Roma, l'altra faccia di Mourinho: «Parlo di progetto sostenibile, non di titoli». Ma poi attacca Conte: «Nessuno paragonabile a me e a Herrera»
di Francesco Balzani
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Giovedì 8 Luglio 2021, 15:01 - Ultimo aggiornamento: 15:51

Un ritorno Special, ma sostenibile. Nel giorno della grande presentazione di Josè Mourinho tutta Roma è rimasta incollata a tv, radio e siti per seguire le prime parole del tecnico portoghese vestito di giallorosso. La domanda più ricorrente conteneva una parola: titoli. Quelli che mancano a Trigoria dal 2008. Eppure grandi titoli Mourinho stavolta non li ha dati parlando soprattutto di “tempo”, “progetto sostenibile” e “futuro”. Citando Marco Aurelio e concedendosi  una promessa: “Come mi vedo tra tre anni? A festeggiare qualcosa per Roma. Cosa? Qualcosa”. Si è presentato in polo bianca e giacca Mou. Sorridente il giusto dopo aver visitato coi Friedkin i Musei Capitolini. L’entrata è accompagnata dagli applausi. Poi prende parola. 

 


I TIFOSI - Voglio e devo ringraziare i tifosi per la reazione al mio ingaggio è stata eccezionale.

Mi sono sentito subito in debito per questa accoglienza, davvero emozionante. Poi ringrazio il club e la proprietà, ma davvero i tifosi mi hanno colpito molto. Perché sono qui? Me lo chiederete e rispondo ora. Siamo vicini allo statua di Marco Aurelio, nulla viene dal nulla, come nulla ritorna nel nulla. E questo è molto simile a quello che io ho sentito quando ho parlato con i Friedkin. La parola tempo nel calcio non esiste, qui esiste ed è fondamentale. La società non vuole successo oggi e problemi domani, ma creare qualcosa di sostenibile nel futuro. Non sono qui per la città perché non sono in vacanza. Sento la responsabilità del legame con la città ma siamo qui per lavorare, quindi allenamento alle 16 e ciao a tutti”. Risate (anche quando toglie un telone rumoroso). 


LE FRECCIATE - Non sarebbe Mourinho senza un po’ di veleno, anche se meno rispetto al suo passato interista. “Io sono l’allenatore della Roma non voglio essere niente di più. Non voglio la Roma di Mourinho, ma la Roma dei romanisti. Io non sono nessuno, sono uno in più. Niente di più. Lavorerò 24 ore, tranne qualche ora per riposare. Se come conseguenza del nostro lavoro possiamo dare qualcosa di più al calcio italiano bene. Io farò di tutto per difendere i miei giocatori e la mia società, non cercherò problemi. Mi voglio divertire e penso ci possiamo divertire tutti. Non ho tempo per cercare altro, ma se devo difendere i miei farò di tutto. Siamo qui”. Poi su se stesso: “Io sono una vittima di come la gente mi guarda. Al Manchester 3 titoli ed è stato un disastro, al Tottenham non mi hanno fatto fare la finale e per me un disastro. Quello che per me è un disastro per gli altri è un successo”. Il nostro obiettivo? “Vincere la prima partita ufficiale. Poi penseremo alla seconda. Questa società e questa squadra devono migliorare ogni giorno. C’è tanto lavoro da fare”. Cosa rispondo a chi mi definisce “arrivato”? “scudetto con Chelsea, 3 coppe United, una finale con il Tottenham. Quello che per me è un disastro magari qualcuno non l’ha mai fatto nella vita”. La Roma non vince dal 2008: “Non possiamo scappare da questo, è la verità. Così come è la verità che abbiamo chiuso 16 punti dietro il quarto e 29 dietro la prima. Vogliamo capire perché. Stiamo parlando di tempo, una parola chiave quando ho incontrato i Friedkin, ma se possiamo accelerare questo processo meglio. Voi parlate sempre di titoli, noi di tempo, progetto e lavoro. Poteva essere una promessa troppo facile, ma la realtà è un’altra roba. I titoli arriveranno, la proprietà vuole arrivare lì e restare lì. È facile vincere e poi magari non avere i soldi per gli stipendi”. E chi propone un paragone con Conte risponde in maniera chiara: “Nella Roma si parla Liedholm e Capello e non sono paragonabili a nessuno. Nell’Inter nessuno può essere paragonato a me o a Herrera. Nessuno”.

SI PARTE - “Abbiamo il nostro lavoro da fare, so la passione che c’è qui, ho già cambiato tre volte telefono. Magari per voi non sarà piacevole parlare con me, per me è fondamentale che tutto resti dentro Trigoria. Abbiamo un lavoro da fare”. E da dove iniziare? “Voglio conoscere il gruppo, è la cosa più importante. Ci sono principi fondamentali e non negoziabili. Voglio che i giocatori capiscano subito i miei principi. Tutto quello che non è al 100% non va bene. Dentro Trigoria ho visto una gioia terribile per lavorare insieme”. Sulle telefonate fatte sul mercato: “Non ho parlato con nessun giocatore, poi potete pensare quello che volete ma è la verità. Parlo solo con Tiago e con le varie aree del club”. Se può essere la sfida più importante della carriera? “La prossima lo è sempre e quindi questa lo è. Sul calcio italiano, stiamo parlando di una nazionale finalista europea con tutti giocatori tranne Verratti che giocano in Serie A. Se non è visto come un campionato principale dobbiamo tutti insieme dare qualcosa di più”.

Qualche battuta su Zaniolo (“Talento fantastico, dobbiamo trovare per lui come per tutti il suo habitat naturale”) e la voglia di andare a dirigere il primo allenamento che andrà in scena alle 16 a Trigoria finalmente a quarantena finita. L’era Mou è iniziata. Senza titoli, ma per quello c’è tempo.

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